"Ho visto in volto il terrorista che mi ha sparato sei colpi"

"Ho visto in volto il terrorista che mi ha sparato sei colpi" Migliòre l'agente ferito nell'agguato di "Prima linea,, "Ho visto in volto il terrorista che mi ha sparato sei colpi" Ha aggiunto: "Lo riconoscerei tra cento" - Secondo la Digos, non ci sarebbero collegamenti tra il commando che ha fatto fuoco e le Br - La Vespa che è servita agli attentatori era stata rapinata alcuni giorni fa a due studenti in via Lamarmora Sarà proprio Roberto Demartini, il giovane agente della Digos aggredito a rivoltellate l'altra mattina in via Salerno dai terroristi di Prima linea, il probabile « supertestimone » dell'attentato: gli hanno sparato per ucciderlo esplodendo, a colpo sicuro, l'intero caricatore di 6 colpi, ma il caso e la prontezza di riflessi della vittima designata hanno tramutato in ferimento quella che doveva essere una esecuzione. Ancora una smagliatura nell'organizzazione del terroristi: il tragico omicidio di Outugno aveva permesso l'arresto di Cristoforo Piancone ed oggi Demartini, nel suo letto aa Maria Vittoria, può già sfogliare le fotografie che la Digos gli mostra perché ricostruisca i volti dei suoi assalitori. Questo attentato pareva, sulle prime, la dimostrazione di un fatto sinora supposto: il collegamento fra le Br ed altri gruppi terroristici come Prima linea. Una ipotesi che si fondava su un particolare: il nome di Demartini era annotato sull'agenda che gli assassini del maresciallo Berardi (il delitto fu rivendicato dalle Brigate rosse) avevano sottratto alla loro vittima. Sembrava un facile sillogismo ma i funzionari della Digos non credono a questa eventualità: « L'attentato a Roberto Demartini non dovrebbe essere frutto di questa eventuale osmosi fra i gruppi eversivi ». Una considerazione che nasce dall'analisi del comportamento degli aggressori dell'agente: « Telefonando per firmare il loro gesto, ad esempio, hanno semplicemente detto: "Abbiamo colpito lo sbirro di via Salerno". Non un riferimento al sottufficiale assassinato due mesi fa. Probabilmente, colpendo un uomo che non ha particolari responsabilità in seno alla Digos, i terroristi tentano invece di seminare il terrore fra tutti gli agenti che potrebbero identificarsi con Demartini». E' quanto, subito dopo il fatto di sangue, dicevano alcuni poliziotti: « Sicuramente lianno scelto a caso o hanno deciso di portare a termine un attentato che non riservasse loro difficoltà eccessive o sorprese. Quanti dì noi si riconoscono oggi in questo piovane militare "senza grandi responsabilità" e non particolarmente esperto in indagini nell'ambito del terrorismo? ». Ieri pomeriggio si è riunito nella sede della Uil di piazza Statuto il « Coordinamento provinciale per la smilitarizzazione, la sìndacalizzazìone e- la riforma della Ps ». Una lunga assemblea al termine della quale è stato approvato un comunicato che, dopo aver rivolto a Roberto Demartini gli auguri e la solidarietà dei colleghi, stigmatizza « l'operato del ministero degli Interni che ha rifiutato al collega il trasferimento ». Una richiesta inoltrata dall'agente dopo che le Brigate rosse avevano preso al maresciallo Berardi il famoso taccuino su oui figurava anche il suo nome. « Siamo coscienti che il terrorismo non si combatte con interventi repressivi generalizzati — prosegue il documento — ma, da un lato con l'isolamento dei terroristi dal tessuto sociale e con la collaborazione dei cittadini e, d'altro lato, con la riforma dell'apparato dello Stato ». Per il Coordinamento, tre sono i « punti » urgenti: « Immediata discussione e approvazione in parlamento del progetto di riforma del corpo di polizia che affronti il problema della smilitarizzazione, del coordinamento fra i corpi di sicurezza e del diritto di smilitarizzazione della Ps ». Altre necessità: immediata esecuzione del documento sull 'ordinamento del¬ la Pubblica sicurezza presentato da Cgil-Cisl e UH e l'« adozione di tutti i provvedimenti a garanzia di quel poliziotti particolarmente esposti per il loro servizio ». L'attentato all'agente Demarti¬ ni ha avuto un'eco anche alla riunione del Comitato antifascista riunitosi ieri mattina in Regione. Il presidente Sanlorenzo ha detto tra l'altro che « occorre un nuovo tipo di atteggiamento fermo e costruttivo ed un rigoroso ed operativo piano di prevenzione, intervento e repressione. Il terrorismo è il nemico numero uno della democrazia italiana ed il suo perdurare esclude qualsiasi possibilità di misure di risanamento economico e sociale ». Nel frattempo la Digos svolge indagini per identificare i due giovani che hanno attentato alla vita del suo agente in via Salerno. Al vaglio degli investigatori, la testimonianza di un uomo che ha assistito all'attentato e, soprattutto, quella di due giovani che, due giorni prima dell'aggressione a Demartini, sono stati rapinati d'una Vespa analoga a quella usata dai terroristi in via Salerno. Questo episodio, che potrebbe rivelarsi determinante, è avvenuto lunedi pomeriggio in via Lamarmora. « Ero con un campagna dì scuola — ha raccontato alla Digos uno dei rapinati — e, ad un certo punto, ai vediamo venire incontro due giovani sui 18-20 anni. Vestiti normalmente, tranquilli, uno aveva un paio di baffetti. Hanno tolto di tasca una pistola e ci hanno minacciato: "Non fate storie, ci serve la moto. Scendete senza gridare" ». I due ragazzi hanno ubbidito: i banditi, prima di ingranare la marcia, hanno lasciato a terra una sacca da ginnastica che era agganciata al sellino posteriore. Poi sono fuggiti verso Porta Nuova. I due amici, dopo alcuni minuti di paura, sono andati al commissariato S. Secondo. « Saranno ladruncoli che vogliono fare un colpo » ha detto loro un sottufficiale compilando la denuncia. Quarantot'ore dopo due terroristi su una identica Vespa « 125 » grigio metallizazto hanno sparato per uccidere ad un agente della Digos che, adesso, nonostante i quattro proiettili in corpo afferma: « Quello che mi ha ferito lo riconoscerei al cento per cento ». Servizio di: Renato Rizzo, Alvaro GUi, Ezio Mascari no.