"Sono fuori pericolo, sono vivo temevo proprio di non farcel" a

"Sono fuori pericolo, sono vivo temevo proprio di non farcel" a Salvato al Blalock a un passo dalla morte "Sono fuori pericolo, sono vivo temevo proprio di non farcel" a Una rischiosa operazione condotta felicemente a termine dal nuovo direttore prof. Casarotto - "Qui tutto è cambiato, c'è fiducia e serenità" Sergio Seren Rosso, 37 anni, è tornato alla vita al centro di cardiochirurgia Blalock. Parla con voce sottile, ancora debole dopo l'operazione subita appena una decina di giorni fa: « Sono fuori pericolo, sono vivo, non l'avrei mai sperato ». E' uno dei « casi » più recenti degli altre venti operati dal prof. Dino Casarotto e dalla sua équipe. Dopo i giorni bui delle polemiche e delle ire, al Blalock è tornata la serenità, ferve il lavoro. « Ero spacciato — confida con gli occhi che cercano la luce oltre i vetri della finestra — temevo di non farcela ». Il suo era un caso disperato. Racconta: «Da giorni avevo un dolore al petto e al braccio. Non davo peso, mi rassicuravo pensando a forme reumatiche ». D'improvviso il sospetto diventa paura. « Non ce la facevo più, il dolore era lancinante. Mi hanno ricoverato d'urgenza, prima all'Astanteria Martini, dopo poche ore e qualche analisi, vista la gravità dei mio stato, al reparto di cardiologia delle Molinette dal prof. Brusca». Altre analisi e subito scatta la collaborazione, sempre carente in passato, tra cardiologi e cardiochirurghi. « Ti prof. Casarotto è intervenuto immediatamente — dice Sergio Seren Rosso, mentre il tono di voce acquista vigore e gratitudine — sa che è proprio bravo? Non soltanto per la carica umana con la quale riesce a parlare con i pazienti, ma perché spiega, dice tutto con chiarezza, non abbandona il malato ». Il giovedì in clinica, il venerdì sera in sala operatoria. Lo spasmo coronarico continuava ormai da ore. Soltanto con l'operazione (doppio by-pass aortocoronarico) si poteva sperare di scongiurare un attacco grave d'infarto, il pericolo della vita. Interviene la moglie Maria Ro- sa, il volto ancora provato dalla paura: « Quella sera alle 19,30 è entrato in camera operatoria; il prof. Casarotto aveva precisato: " Se arriviamo in tempo, forse è salvo, altrimenti... ". E' stato un intervento d'urgenza. Ero disperata. Ho telefonato ai bambini, l'ho detto a Elena, li anni, la più grande: " Papà sta molto ma- le, lo operano al cuore ". Gianfranco, 11 anni, e Paola, 9 anni, sono stati con lei alzati tutta la notte, mentre io ero qui ad attendere, con la morte nel cuore». L'attesa si prolunga: l'operazione dura ore. « Mi avevano detto — precisa — almeno quattro; ma soltanto alle tre di notte, quasi sette ore dopo, ho saputo che era andato tutto bene ». Dalla sala operatoria alla rianimazione. Quattro giorni in un susseguirsi di timori e speranze sempre più tenaci. « Non ci credevo — dice Sergio Seren Rosso — mi dicevo, ce la faccio, poi subito mi correggevo. Certo, mi aggrappavo alla vita. Ho tre figli, faccio il fattorino-autista alla Federazione comunista, mia moglie lavora presso un'impresa di pulizia e vivere costa caro ». Sospira, sorride con gli occhi umidi: « Vivere è anche bello ». E cambia discorso, torna all'operazione, alla bravura dell'equipe: « Tutti sono contenti qui. Io parlo con gli altri pazienti, ne dicono un gran bene. Perché il prof. Casarotto è eccezionale, ha ridato fiducia, s'interessa, non trascura nulla, soprattutto non tace con il malato preoccupazioni, paure e possibilità. Affronta i casi nei particolari facendo partecipe chi soffre di ciò che in lui sta accadendo ». La moglie sorride, una mano sulla spalla del marito, l'altra che si apre e chiude nervosa: « E' tutto finito, la nostra immensa paura. Insieme torneremo a casa. Gli hanno tolto i punti, si sente bene. L'incubo è passato ». Lui si china, solleva un lato dei pantaloni, mostra la lunga ferita nelle gambe, allarga la camicia e rivela l'altra sul petto: sembra ancora incredulo. Poi aggiunge con un saluto: « Guardi, ora passeggio, mi alzo dal letto, sono come prima. Ho questa piccola allergia (e indica gli occhi gonfi) ma è frutto della primavera. Sono sempre stato allergico al polline ». E s'allontana soddisfatto, « perché il trauma è passato, i miei figli sono venuti a trovarmi e fra poco tornerò con loro ». Simonetta Conti