Dirigente Montedison ferito alle gambe mentre este di casa per andare al lavoro di Gino Mazzoldi

Dirigente Montedison ferito alle gambe mentre este di casa per andare al lavoro Dirigente Montedison ferito alle gambe mentre este di casa per andare al lavoro La moglie, che tornava dall'aver accompagnato i figli a scuola, ha visto la scena DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MILANO — Terroristi hanno colpito alle gambe un dirigente della Montedison (le condizioni del ferito non sono gravi, fra una quarantina di giorni potrà riprendere il suo lavoro): l'attentato è stato rivendicato da un sedicente «Fronte popolare comunista armato». E' questo il terzo attentato messo a segno negli ultimi sette giorni a Milano contro professionisti e dirigenti d'azienda. La nuova vittima è l'ingegner Franco Giacomazzi, 50 anni, responsabile del settore sviluppo e organizzazione della Montedison, nonché docente incaricato alla facoltà di ingegneria dell'Università di Bologna. Il prof. Giacomazzi abita in via Ariosto 4 all'angolo con piazza Conciliazione. E' uscito di casa alle 8,50 e si è diretto verso la fermata del metrò, a cento metri di distanza, per recarsi nel suo ufficio di Foro Bonaparte; svoltato l'angolo, è stato affrontato da quattro giovani — tre uomini e una donna — che lo stavano attendendo a bordo di una «Simca 1000» bianca, successivamente ritrovata davanti allo stabile numero 10 della vicina via Eupili: due erano rimasti sulla vettura, gli altri — un uomo e una donna — erano scesi e il giovane che impugnava una pistola automatica ha subito fatto fuoco vuotando il caricatore. Il professor Giacomazzi è caduto ai piedi di un grosso ippocastano. L'allarme è stato dato dalla moglie della vittima, signora Ludovica Stadirini, 39 anni, che in quel momento stava tornando a casa dopo avere accompagnato a scuola i figli Francesco, 12 anni, e Cecilia, 8 anni. La donna aveva sentito alcune detonazioni e visto un uomo cadere a terra, mentre una vettura partiva a tutta velocità. «Non mi sono accorta subito che era mio marito ma ho immediatamente intuito ciò che doveva essere accaduto. Mi sono precipitata nella portineria dello stabile dove abito e ho detto alla portinaia di chiamare il "113". Poi sono uscita per portare soccorso al ferito; quando sono stata a pochi passi da lui, ho visto che si trattava di mio marito. Franco si teneva le gambe e si lamentava». L'unica testimone dell'attentato è stata una anziana signora, Bianca Senisi, che abita in piazza Conciliazione ed ha le finestre del suo appartamento a una decina di metri dal posto dove è stato ferito il dirigente Montedison. « Ero affacciata al balcone — ha raccontato alla polizia — e ho sentito alcuni spari. Ho visto un uomo a terra ma non ho notato persone fuggire. Sono subito rientrata in casa ma per lo choc non sono riuscita a telefonare. Mi sono messa a gridare e sono accorsi i vicini che hanno avvertito la polizia ». Qualche istante dopo, sul posto sono giunte alcune « pantere » della questura dove era già arrivata la segnalazione della portinaia, Ida Porcu. Il prof. Giacomazzi è stato raggiunto alle gambe da due proiettili: uno gli ha trapassato il ginocchio sinistro, l'altro, penetrato nel polpaccio destro, si è schiacciato contro la tibia fratturandola. I terroristi hanno sparato sei colpi di una pistola calibro 7,65. Ad un quotidiano milanese è giunta una telefonata: «Abbiamo colpito l'ing. Giacomazzi. Siamo del "Fronte popolare comunista armato". Faremo trovare un volantino ». Il prof. Giacomazzi è entrato nella Montedison nel 1972. Prima lavorava alla Esso Italiana. E' questo il terzo attentato, come già detto, compiuto negli ultimi sette giorni a Milano contro professionisti e dirigenti d'azienda. Lunedi scorso era stato ferito il medico dell'Inani, dott. Diego Fava; due giorni prima, il dirigente della Sit-Siemens, Umberto Degli Innocenti. Il primo attentato è stato rivendicato telefonicamente da un gruppo autodefinitosi «Proletari armati per il comunismo»; il secondo dalle Brigate rosse. Sia nell'uno che nell'altro caso nessun volantino — come era stato annunciato — è finora giunto per spiegare le ragioni del ferimento. Gino Mazzoldi

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