Curcio dal carcere ha scritto il "libretto" che indica ai seguaci la via della strage? di Vincenzo Tessandori

Curcio dal carcere ha scritto il "libretto" che indica ai seguaci la via della strage? La "strategia,, nelle Br forse dettata dal capo storico Curcio dal carcere ha scritto il "libretto" che indica ai seguaci la via della strage? TORINO — Sono sessanta le pagine di «interpretazione politica» della situazione italiana, vista dall'angolazione delle Brigate rosse. Il titolo, perentorio, non lascia spazi a dubbi o contestazioni a chi fa parte, anche ai margini, dell'organizzazione clandestina: «Risoluzione della direzione strategica», edizione febbraio 1978. Il libretto datato febbraio '78, distribuito il 29 marzo col «comunicato numero 3» sul sequestro di Aldo Moro, da ieri mattina è allegato agli atti del processo ai «capi storici» delle bierre che si celebra alle assise di Torino. I brigatisti in gabbia s'identificano con l'organizzazione che semina terrore e sangue nel Paese: si dovrà parlare della banda armata, hanno ripetuto stamani; indispensabile quindi che ci sia un documento sul quale discutere. L'avvocato Sergio Spazzali, venerdì scorso, aveva consegnato alla Corte una fotocopia dell'opuscolo. «Questo processo è diventato una sfilata di testimoni che ricordano poco o non ricordano niente. Ma è un processo politico, e di questo si dovrà parlare», aveva detto. La «direzione strategica» ha già redatto tre documenti che ha chiamato «risoluzio¬ ne». Il primo, 30 pagine, formato piccolo è dell'aprile 1975: in numerose copie fu trovato nella base rossa di Baranzate di Bollate, alle porte di Milano, dove furono sorpresi i brigatisti Attilio Casaletti e Pier Luigi Zuffada. Il libretto si apriva, con una citazione di George L. Jackson e un'analisi su «Imperialismo e internazionalismo proletario ». I punti centrali erano il « compromesso storico », l'« attacco al cuore dello Stato» e la «guerriglia urbana». Più tardi le brigate compilarono una seconda edizione «aggiornata»; infine a febbraio, la terza. La parte iniziale del documento, secondo alcuni, sembra rivelare la mano di Renato Curcio: sarebbe stato il «capo storico» dell'organizzazione ad elaborare le teorie sulla «guerra di classe rivoluzionari anelle metropoli» e l'analisi sullo «stato imperialista delle multinazionali », dove le citazioni sono numerose. I ragionamenti, nella loro lucida follia, sono lineari, l'elaborazione appare precisa e lo stile è diverso da quello dei volantini diffusi dopo agguati, ferimenti o assassinii. Nella cella all'Asinara, per giorni Curcio ha elaborato documenti, scritto lettere, preso appunti. Sembra che, alla partenza del brigatista dall'isola, per il processo di Torino, sia stata fatta una perquisizione: sarebbe stato sequestrato «cospicuo» materiale teorico. Molti elaborati avevano però già lasciato il carcere: per questo alcuni capitoli della «rivoluzione» appaiono vecchi di quasi un anno. Sullo «Stato imperialista delle multinazionali», sulla «violenza proletaria e controrivoluzione imperialista», Curcio aveva scritto prima del luglio '77 e quei documenti sono parte integrante nell'opuscolo della «direzione strategica». Dalle carceri sembrano usciti anche gli scritti che trattano la situazione dei detenuti, soprattutto dopo l'attuazione delle prigioni speciali. Si legge: «La controrivoluzione procede con lugubre metodicità. Essa è impegnata a "normalizzare" le condizioni di ordine all'interno delle carceri, a sbaragliare uno strato di classe attualmente debole e isolato: il proletariato prigioniero». Un altro elaborato, anch'esso attribuito a Curcio, aveva trattato il problema carcerario. «Tema di discussione per l'apertura di un nuovo fronte» era il titolo, e accento particolare l'autore poneva sul «carcere, anello debole dell'apparato militare». Il documento di febbraio risente anche di quelle teorie. Pure Alberto Franceschini avrebbe messo mano ad alcuni brani che sono la struttura dell'opuscolo. Un passaggio appare, forse più di altri, significativo: nel documento si parla di «trattamento differenziato» per i detenuti dei carceri speciali, e in una nota a pie di pagina si insiste sull'isolamento: «Vale a dire isolamento dall'esterno e controllo militarizzato di ogni contatto o comunicazione (colloqui, posta, avvocati); chiunque intrattenga rapporti con i prigionieri è automaticamente inquisito; isolamento nel campo per piccoli gruppi: unica socialità consentita è "quella del nucleo di cella", che viene composto dall'autorità del campo». Esattamente quanto Renato Curcio ha sottolineato nell'aula dell'assise torinese la mattina del 27 aprile, dodici giorni prima che copia della «Risoluzione della direzione strategica» fosse consegnata ai brigatisti in gabbia. Gli imputati hanno ottenuto l'acquisizione dell'opuscolo teorico e ne faranno materia di discussione in aula. Vincenzo Tessandori

Luoghi citati: Baranzate, Bollate, Milano, Torino