Cortei silenziosi nella città, 40 mila in piazza

Cortei silenziosi nella città, 40 mila in piazza Una grandiosa, ferma, compatta risposta allo spietato assassinio di Aldo Moro Cortei silenziosi nella città, 40 mila in piazza La cronaca minuto per minuto della tragica giornata - Così la notizia si è diffusa di bocca in bocca - La mobilitazione nella sede della de, dove sono convenuti uomini di tutti i partiti Le sedute in Regione, in Provincia, al Consiglio comunale • Poi muti cortei di dolore da diversi punti convergono verso il centro: in piazza San Carlo gremita, hanno parlato Sanlorenzo, il sindacalista Mainardi, il partigiano de Bianchi: "La condanna del terrorismo è totale e assoluta, siamo convenuti in tanti per testimoniarlo, uniti in una comune determinazione" E' uno sbigottimento improvviso, quando la radio, alle 14 e tre minuti, annuncia il ritrovamento, a Roma, di un cadavere. Senza alcuna certezza, tutti già pensano al presidente della de. Nella città silenziosa del primo pomeriggio la gente esce sui balconi con 1 transistor, ci sono richiami, voci concitate. In pochi minuti sono spezzate anche le ultime sottili speranze: «E' l'on. Moro» dice lo speaker alla radio. AMe 14,20 alla sede della democrazia cristiana di via Carlo Alberto, quattro giovani sono assillati dagli squilli incessanti del telefono. Una ragazza, lo sguardo angosciato, resta muta, immobile, nel muoversi frenetico degli altri, nel susseguirsi delle chiamate. « Stanno accorrendo tutti qui. L'essenziale è conservare la calma. Decidere insieme la risposta più ferma agli assassini ». Arrivano Berardl, Martini, Sibille, Giacchino, Gatti. Non ci sono strette di mano, ma cenni di saluto. In tutti una costernazione ansiosa, un correre immediato ai telefoni, per mobilitare le sezioni, convocare gli iscritti, avvertire gli amioi. Il segretario del partito Lega è in viaggio verso Piacenza. Una telefonata lo blocca in auto al casello dell'autostrada: « Torna subito. Hanno assassinato Moro ». L'afflusso di gente è continuo. Consiglieri comunali, provinciali e regionali della de affollano le sale in un via vai, tra ocohiate ammutolite e telefoni inceppati. Alla tv parla Zaccagnini ed è silenzio per ascoltare le parole di dolore, la voce rotta dall'emozione del segretario nazionale del partito. Subito riprende l'attività. Occorre organizzarsi, mettersi in contatto con le altre sedi di partito, dove la mobilitazione degli iscritti è in atto. Si ciclostilano volantini; alle finestre si appendono bandiere abbrunate, il tricolore ed il vessillo bianco della de. Alle 15,15 arrivano alla de i rappresentanti comunisti, Quagliotti, capogruppo al consiglio comunale, Fer- rero. Revelli, a portare « la testimonianza ed il cordoglio ad un grande partito popolare vicino alle masse, non soltanto perché è stato colpito in questo vile barbaro modo, ma anche per coordinare insieme, sotto l'iniziativa della de, la mobilitazione di tutte le forze democratiche ». Nella reazione febbrile dell'attività c'è rabbia e dolore, ma soprattutto decisione. Dice Silvio Lega, la voce attonita, le mani nervose: « E' una notizia incredibile. Eravamo pronti, ma c'era ancora qualche speranza. Su una cosa eravamo tutti uniti: dire no al ricatto, no alle trattative. Con i terroristi non si può cedere ». S'interrompe in un via vai di gente che continua ad arrivare nelle sale di via Carlo Alberto: « Dobbiamo, in questo momento, esprimere tutta la nostra solidarietà alla segreteria nazionale; ha scelto l'unica via possibile, non cedere ai brigatisti. E questo atteggiamento dimostra che i cattolici sono nello Stato a difesa dello Stato democratico ». Ezio Alberton, della segreteria provinciale de, pallido ed emozionato, dice: « Tutti gli italiani avranno la capacità e la forza di resistere. La de si sente oggi impegnata con lo stesso spirito della Resistenza ». Emilia Bergoglio, vicecapogruppo de in Comune, mormora: « Siamo stravolti, ma bisogna reagire, tutti noi e il Paese siamo chiamati ad una prova di fermezza ». Nel frattempo, la notizia dell'assassinio di Moro arriva negli uffici dei presidenti della Regione, Vigiione, e della Provincia, Salvetti. Il Consiglio regionale è appena terminato; si riunisce la giunta e decide, d'accordo con il presidente del comitato antifascista, Dino Sanlorenzo,, una riunione dei capigruppo e delle forze politiche per le 15,30 nella sede del Consiglio regionale di via Maria Vittoria. In Provincia, Salvetti riunisce la giunta e l'esecutivo dell'Unione delle Province piemontesi. Poche parole ed una decisione immediata: oggi alle 15 tutti i consigli provinciali del Piemonte saranno in seduta straordinaria. Alle 16, in una saletta del consiglio regionale dove campeggia la scritta in spagnolo « Abajo la dittatura », si riunisce il comitato antifascista allargato alle forze politiche. Parlano Sanlorenzo, Vigiione, il capogruppo de Bianchi. Dice Sanlorenzo: « Siamo di fronte alla strategìa di assassini molto efficienti. Non a caso hanno lasciato la salma di Moro fra la sede della de in piazza del Gesù e quella comunista delle Botteglie Oscure. Oggi c'è una sola strada da battere: rispondere all'organizzazione degli assassini con quella dello Stato. Non è possibile continuare a domandarci: ora, a chi toccherà? ». Bianchi ricorda il discorso di Zaccagnini a Novara: « Il nostro è un vessillo bianco che non conosce la violenza. Oggi è arrossato da una grande macchia di sangue, è il sangue di Aldo Moro e degli altri nostri martiri. Ma sappiano gli assassini che nei giorni del calvario di Moro, della sua famiglia e della de, molti milioni di persone hanno fatto la loro scelta contro l'eversione. Purtroppo c'è ancora un'area di compiacenza. Dobbiamo eliminarla con la forza, uniti nella democrazia ». Vigiione conclude l'incontro: « Tutti i democratici oggi si sentono colpiti. Ma sappia la de che non è sola: bisogna ritornare all'unità antifascista che ci vide vittoriosi durante la lotta per la Liberazione ». La. conferenza del capigruppo della Regione decide: starnane alle 10, consiglio regionale straordinario; alle 11,30 infine un vertice fra Regione, Comune, Provincia con le forze dell'ordine, e gli apparati dello Stato per valutare le cose fatte e le future iniziative contro il terrorismo. Nella sede de di via Carlo Alberto, poco dopo le 16, il sindaco Novelli con il vicesindaco Sergio Borgogno portano alla de il cordoglio della città. Arrivano la prefetto Veglia, il questore Musumeci. Il segretario socialista La Ganga giunge dalla Federazione: «Sono arrivato alle 14,30 ed ho visto le bandiere abbrunate; è stato un brivido: era l'annuncio di un assassinio. Domani alle 18 riuniremo in seduta straordinaria il comitato direttivo provinciale ». Mario Berardl legge un comunicato ufficiale del partito: «La de torinese, di fronte al brutale assassinio del presidente Aldo Moro, si stringe attorno alla famiglia, alla segreterìa na¬ zionale, a tutto il partito ricordando in questo giorno di grandissimo dolore tutte le vittime della violenza assassina e tutti i martiri caduti al servizio dello Stato democratico ». Alle 16,30, bandiere bianche e striscioni, giovani e anziani, parte un corteo, per raggiungere il municipio. Serrande abbassate dei negozi, un silenzio teso, commosso. Sfilano per via Carlo Alberto, uomini e donne, esponenti di partito, attivisti, semplici cittadini che si uniscono al corteo. Ali di folla ai lati della strada. Si fermano spontaneamente, prendono i volantini offerti, qualche donna ha gli occhi lucidi. C'è chi piange e chi mormora stringendo le mani nervose: « E' un martire. As¬ sassini ». Una corona precede la fila che si snoda in via Maria Vittoria, via Roma, via Garibaldi. Nessuno paria. E' un corteo silenzioso di dolore. Davanti al municipio si alza 11 gonfalone della città fregiato dalla medaglia d'oro della Resistenza. I vessilli bianchi si dispongono attorno, a semicerchio, militanti de depongono la corona accanto a quella della civica amministrazione, una sola scritta: « Per Aldo Moro ». Dal lato di Porta Palazzo, lungo via Milano sale un secondo corteo; è quello dei lavoratori in tuta appena usciti dalla Ceat. Si sentono slogan: « Curdo fascista ed assassino », « lì processo si deve fare, le Brigate rosse devono pagare ». Due modi di espri- mere il cordoglio, il lutto, l'angoscia delle forze politiche e della classe operaia, ma un unico intento: l'unità di lotta contro la eversione. E' un'unità ribadita dal sindaco Novelli e dal capo gruppo de in Comune, Valente, nel breve ricordo di Moro, « ucdso a sangue freddo — come dice Novelli — dopo 54 giorni di prigionia, da un manipolo di barbari assassini ». Mentre nella piazza passano le auto della de, dei sindacati, del pei, di tutte le forze politiche che con gli altoparlanti a tutto volume annunoiano la manifestazione in piazza S. Cario, il sindaco nella « sala rossa » prosegue: « H nostro pensiero si rivolge alla famiglia, alla moglie, ai figli di Aldo Moro, ma anche alla de. Aggiunge: « Insieme alla famiglia, insieme alla de gli assassini hanno voluto colpire quest'Italia, il cuore dello Stato, nato nella speranza di una nuova e bella stagione, nella primavera del '45. I messaggi di morte, la violenza delle Br, lo sappiano soprattutto le generazioni più giovani, ricordano la barbarie nazista e fascista. Ma non d piegheremo al ricatto della morte e del terrore. Rispondiamo con una limpida e cristallina volontà di resistere: se ogni cittadino, ogni organo della Repubblica, se gli apparati dello Stato faranno la loro parte; se sapremo operare tutti uniti, ì barbari non passeranno ». Commosso l'intervento del de Valente. Dice con voce rauca: « L'assassinio di Aldo Moro è stato compiuto contro ogni illusione che il cuore imponeva ad ognuno di noi. Ci inchiniamo davanti alla salma di Aldo Moro, martoriato per 54 giorni dagli assassini. Ci inginocchiamo in un gesto di umana solidarietà davanti alla famiglia che ha subito un orribile martirio ». Aggiunge: « Siamo solidali con la fermezza del governo e d strìngiamo attorno a Zaccagnini in questo tragico momento che sconvolge il suo ed il nostro animo. L'emozione popolare per l'assassinio dell'uomo più rappresentativo della de, per la strage della sua scorta, lasda intuire che le coscienze degli uomini liberi, onesti — e sono milioni — sono state colpite nel profondo, che domani non sarà come oggi, che dobbiamo reagire per la salvezza della democrazia, come Aldo Moro ci ha insegnato ». Il Consiglio comunale si chiude qui. In segno di lutto. Si forma 11 corteo verso piazze S. Carlo: bandiere bianche, rosse, striscioni di consigli di fabbrica. Ora non si sentono più gli slogan; la manifesatzlone si snoda in via Garibaldi fra tricolori a mezz'asta che compaiono sui balconi di numerosi palazzi. La gente fa ala: sguardi cupi, donne che piangono: è un segno di commozione, ma anche di forza di una città che sente la tragedia, ma che, pur duramente colpita con le sue tante vittime, non vuole mollare. Anche nelle fabbriche la reazione alla notizia è stata Immediata, spontanea. Prima ancora che le confederazioni sindacali proclamassero lo sciopero generale fino alle ore 24 (manifestazione perfettamente riuscita) operai e impiegati si sono fermati in segno di lutto. Contemporaneamente i responsabili della Cgll, Cisl e Uil si sono riuniti ed hanno diramato un comunicato per «esprimere lo sdegno per un atto che dimostra la vera natura eversiva del terrorismo politico» ed invitare i lavoratori in piazza San Carlo. Per domani è in programma un altro sciopero di due ore, dalle 10 alle 12. con assemblee sui posti di lavoro. Sono esclusi gli ospedali (per 1 casi urgenti), i servizi telefonici, gli organi di informazione. I trasporti pubblici faranno una fermata di 10 minuti. Mentre i negozi abbassavano la saracinesche ed 1 cinema chiudevano i battenti dopo il primo spettacolo, in piazza San Carlo si erano già raggruppate oltre tremila persone. Alle 16,30 è arrivato il primo corteo degli studenti del Politecnico, seguito dal consigli di fabbrica della Bertone, gli elettrici, dipendenti del Teatro Regio, bandiere del pei, striscioni rossi di Unità proletaria, quelli verdi dei repubblicani. Gente da ogni parte: circa 40 mila, la piazza è gremita, con una selva di vessilli. Alle 18 giunge da via Roma, proveniente dal municipio, il corteo della de folto di bandiere e striscioni bianchi mentre salgono sul palco il sindaco Novelli e il presidente regionale Vigiione, deputati di ogni partito, esponenti politici locali, dirigenti sindacali. Sanlorenzo è il primo a parlare. «Coloro che hanno ucciso — dice — non si sono fermati di fronte all'ultimo atto tragico e feroce ignorando le autorevoli voci che da ogni parte del mondo si erano levate per richiedere il rispetto di fondamentali sentimenti umani. Costoro sono oggi isolati e condannati dalla coscienza di ogni essere umano che abbia a cuore qualsiasi ideale di progresso, di pace, di convivenza civile. Le Brigate rosse hanno insanguinato l'Italia ma non prevarranno». Prosegue ricordando la fermezza e l'unità di governo e forze politiche nel rifiutare «ogni ricatto e ogni cedimento che avrebbero aperto una catena senza fine di atti criminali». Conclude: «L'unità di popolo realizzata nelle fabbriche, nelle scuole, nelle città del Piemonte, condanna morale e politica senza appello, deve tradursi in. vigilanza, mobilitazione permanente, collaborazione con le forze dello Stato per vincere la sfida alla democrazia». A nome delle tre confederazioni, Cgll, Cisl, Uil, interviene Mainardi. «E' l'ultimo delitto — dice — l'uccisione di Moro manda in frantumi le speranze che già si erano assottigliate nelle ultime settimane. Con gli assassini non poteva esserci ieri, non c'è oggi, non ci sarà mai rapporto né intesa alcuna. La condanna è totale e assoluta per questo come per gli altri delitti». Ricorda che il terrorismo è l'opposto dell'azione, degli obiettivi e delle lotte dei lavoratori che non hanno mai poggiato sull'omicidio, la violenza, il massacro. «No alla paura, no alle fughe, ma impegno militante di tutti per difendere in concreto la democrazia. E la presenza di una folla oggi, in questa piazza, dimostra lo sforzo unitario». Sollecita una maggior efficienza delle forze dell'ordine per prendere, processare, condannare mandanti ed esecutori. Chiede a tutti di collaborare con gli agenti, di lavorare sulla coscienza individuale e collettiva «vero baluardo della democrazia» senza deflettere dal principi costituzionali. L'intervento conclusivo è di Adriano Bianchi, medaglia d'argento della Resistenza, capogruppo regionale de. Ricorda la mitezza, la cultura, l'intelligenza di Moro, il suo rispetto per le proposte e le opinioni altrui. «In questi 54 giorni — dice con voce rotta — i terroristi hanno cercato di distruggere l'immagine di Moro. Ma il risultato non l'hanno ottenuto: voi lo testimoniate con la vostra presenza. Al fanatismo cieco di una setta, Moro poteva sembrare un simbolo astratto. In queste settimane hanno avuto tempo di conoscerne la sofferenza, l'umanità, la dignità. Eppure lo hanno barbaramente ucciso». Rivolgendosi agli Indifferenti, ai qualunquisti ha sostenuto che anche per loro è giunta l'ora della verità, delle scelte. «Molti hanno creduto di poter stare al margini. Oggi devono capire che non è possibile se si vuole respingere la logica del sangue e della violenza. A tutti si chiede determinazione, capacità di dare una risposta». Infine un appello ai giovani: «A voi è affidato il futuro, nelle vostre mani libertà e democrazia e una società migliore per la quale hanno sacrificato la vita martiri, partigiani, le vittime dei campi di concentramento. Tutti coloro che volevano un paese civile e libero». Simonetta Conti Giuseppe Sangiorgio Francesco Bullo Alvaro Gili Imponente concentramento della popolazione torinese in piazza S. Carlo: il dolore è unanime - Gli striscioni e le bandiere de cominciano ad affluire a Palazzo Civico

Luoghi citati: Italia, Novara, Piacenza, Piemonte, Roma