Operai e il dissenso all'Est di Claudio Giacchino

Operai e il dissenso all'Est Appassionato incontro-dibattito al San Paolo Operai e il dissenso all'Est Dialogo fra lavoratori e rappresentanti dei Paesi dell'Europa Orientale - Bukovsky (Urss) : "Voi ci potete aiutare molto" - Janouch, esule cèco: "Da noi i sindacati fanno il gioco del potere" - Delpiano: "Attenzione, non fatevi strumentalizzare" Il dissenso dell'Europa orientale si confronta con la classe operala torinese. Sede dell'incoritro-dibattito 11 Centro convegni del S. Paolo in via S. Teresa. L'appuntamento è per le 17. Con un certo anticipo sull'orario d'inizio la vasta sala conferenze è già affollata, c'è molta curiosità per quanto diranno i dissidenti sovietici Vladimir Bukovsky e Valentin Ivanov, il matematico cecoslovacco Frantisele Janouch e l'operalo romeno Bidieu. Ci si attende un dialogo serrato con 11 pubblico. Arduo tracciare un bilancio di questa verifica, la prima che avvenga nella nostra città, tra la cosiddetta cultura della « seconda società » dell'Est e la cultura operaia e sindacale torinese. Gli argomenti del portavoce del dissenso comunista, nomi che da anni godono di fama internazionale, sono di grossa presa. E' sembrato però che il peso emotivo di tante cupe odissee umane abbia un po' ombreggiato le considerazioni politiche. Parecchi interventi dell'assemblea hanno cercato di illuminare 11 contrasto; incisivo è stato soprattutto il lungo discorso del segretario provinciale della Clsl Delpiano che ha messo in guardia gli ospiti dal pericolo che le loro dichiarazioni si prestino alla strumentalizzazione aggiungendo: « Non cullate soverchie illusioni, il dissidente deve sapere che non sempre, anzi quasi mai, quello che ha scoperto nella società occidentale è l'optimum ». Vivacissimo il dibattito, qualche volta da parte degli interlocutori del dissenso è stato attizzato 11 fuoco della polemica, il pubblico però non ha dimostrato molta simpatia per chi trasformava le domande a Bukovsky ed ai suoi compagni in una contestazione, ha salutato con un caldo applauso una risposta del prof. Janouch: « Mettetela come vi pare, comunque tra la situazione italiana e quella dei nostri paesi c'è una piccola, grande differenza: qui si possono organizzare dibattiti sulla libertà ed i diritti sociali, all'Est no ». A Franco Aiolà, della segreteria provinciale Firn il compito di introdurre la riunione e far da moderatore. « Voi — ha esordito presentando i quattro esponenti del dissenso — vi incontrate oggi con l'anima più profonda di Torino, l lavoratori. Dal tempo del fascismo ed anche dopo la classe operaia sa che cosa significa vivere nel dissenso, possiamo quindi comprendere i sentimenti e l'intreccio di ideali che animano coloro che in tutto il mondo lottano per la libertà ». Vladimir Bukovsky, 34 anni, metà del quali trascorsi a peregrinare da un carcere ad un manicomio della Russia, scambiato nel dicembre del '76 con il leader del partito comunista cileno Corvolan, dopo aver affermato che 1 diritti civili sono indivisibili da quelli socio-economici, ha rievocato le dure pene per giungere alla fondazione di un sindacato libero sovietico. « E' stato costituito, tante persone stanno pagando con la segregazione più tremenda per questo ». Ha citato alcuni nomi di impiegati e operai finiti negli ultimi mesi in galera, con voce appassionata ha invocato: « Chiedo che i sindacati italiani ci alutino ed aiutino queste persone ». Vladimir Ivanov, 32 anni, operaio che pei le sue idee ha conosciuto prigione, manicomio e tortura, ha fatto un quadro della vita e delle difficoltà del lavoratore sovietico. « Unico dovere dell'operaio è lavorare senza mal porsi domande, senza mai protestare. Le paghe sono basse, scarseggiano case e generi alimentari. Ha proseguito: « Gli operai sono discriminati in ogni sfera sociale, a star peggio sono le donne ». Ricorrendo a paralleli sto¬ rici, dimostrazioni antigovernative del gennaio del 1918 e della primavera '69 Ivanov ha affermato: « Da sempre i lavoratori odiano il potere dei Soviet, adesso esiste un grosso movimento popolare contro chi detiene ti potere, i padroni dell'Urss temono i sindacati Uberi appena sorti, li reprimono col terrore ». Frantlsek Janouch, espulso dalla Cecoslovacchia ed attualmente Insegnante di fisica a Stoccolma, ha raccontato le proprie vi¬ cissitudini in patria. « Militavo nel partito dall'età di 16 anni, nel '70 è cominciala la persecuzione, tutto perché non avevo approvato l'intervento dei carri armati di Breznev sul nostro suolo. Fui espulso dal partito, privato dei più elementari mezzi di sussistenza. Il tribunale di Praga giustificò il mio ostracismo sociale perché avewj richiesto la abolizione della censura sulle pubblicazioni scientifiche. Da noi i sindacati fanno il gioco del potere ». Bidieu ha spiegato come si vive in Romania: « Otto ore e mezzo di lavoro quotidiane, spesso si fatica gratis pure la domenica, le vacanze sono di tre settimane. Esiste un sindacato unico, la sua funzione è quella di promuovere assemblee che terminano sempre con l'ordine di produrre di più. Delpiano, nel suo seguitissimo ed applaudito intervento, ha riepilogato il cammino compiuto dai sindacati in Italia. Respinta l'identità tra sindacato e partito sulla quale si sono Incentrate parecchie repliche dei dissidenti al pubblico, ha ribadito che 11 sindacato deve essere « unitario e non unico, laico, non confessionale e dialettico », concludendo: « Abbiamo anche noi ancora tanta strada da percorrere, la classe operaia deve sempre conquistarsi tutto. Ricordatevi però che bisogna cambiare la società. Altrimenti per il disoccupato dell'Est e l'emarginato o inoccupato dell'Ovest la parola libertà rimarrà egualmente priva di significato ». Claudio Giacchino Un pubblico attento ha seguito al San Paolo i racconti del gruppo di dissenzienti