Molte difficoltà al programma del Comune

Molte difficoltà al programma del Comune Molte difficoltà al programma del Comune Il piano "Torino pulita,, è in ritardo sul previsto L'assessore Salerno: "Forse via Roma non sarà pronta per la Sindone" - Il piano del Municipio riguarda solo questa strada La Curia e la Regione provvedono al Duomo e a Palazzo Reale Come ridare a Torino l'antica dignità? A questa domanda nel 1974 un assessore, l'aw. Giuseppe Dondona, rispose con circa 500 ordinanze che imponevano ad altrettanti proprietari di palazzi considerati di «valore artistico o ambientale rilevante» di ripulire le loro facciate. «Con quel sistema — dice oggi Dondona — il Comune riuscì a far riemergere all'onor del mondo lesene, rosoni, medaglioni, porticati, sepolti dallo smog e dall'icuria di decenni, se non di secoli». In molte zone del centro storico, Torino ha riscoperto il proprio colore originario. Il critico d'arte Marziano Bernardi nel luglio '75 scrisse su «La Stampa»: «E' noto che ogni città ha il suo "colore", e che quello tipico di Torino è il giallo; ma non vivace, squillante come un girasole, bensì un po' spento, attutito, quasi sfumato nel grigio delle pietre dei palazzi austeri, intonato alla luce lievemente nordica che, specie d'autunno e d'inverno, avvolge la capitale subalpina». Oggi questo «giallo» compare a tratti, come dalla punta di una bacchetta magica. E' possibile che la «magia» continui? «Certo — afferma Dondona —. E non è necessario ricorrere ad una fata. Sarebbe sufficiente proseguire — facendo rispettare il regolamento edilizio del 1911 — nell'opera incominciata nel '74, poi lasciata cadere, nel luglio '75 dal nuovo assessore all'Edilizia privata, Chiezzi. Quando riesumai quell'antico regolamento, quattro anni or sono, trovai molte resistenze. Alcuni proprietari di immobili fatiscenti mi fecero notare che li avrei obbligati a spendere decine di milioni per "tinteggiare" stabili con alloggi vecchi, a basso reddito per gli affitti bloccati. Non rinunciai all'iniziativa, ed ora l risultati si vedano. Se sì vuole migliorare la città si devono prendere anche decisioni impopolari». L'idea di «lavare la faccia» a Torino fu suggerita a Dondona da un'analoga iniziativa promossa dal Comune nel '61, durante «l'euforia celebrativa per l'Unità d'Italia». Conclude: «Qualcosa fu fatto, poi tutto rimase come prima. La città restò e ritornò sporca, sgretolandosi e corrompendosi insieme alla monorotaia». Il regolamento edilizio del 1911 prevede che «tutte le fronti dei fabbricati verso gli spazi pubblici — ivi compresi le pareti, i pilastri e le volte dei portici — devono essere conservati in buono stato, cioè essere colorati e conservati puliti». Dondona, dunque si limitò a far osservare le leggi. E adesso? Tori¬ no si sta avviando verso una stagione ricca d'impegni: da agosto ad ottobre sarà risitate da milioni di persone per l'ostensione della Sindone. Piazza S. Giovanni pare un cantiere: intelaiature metalliche ricoprono il duomo ed il palazzo reale. Ma per merito della Regione e della Curia. Che cosa si dice a Palazzo civico? Il nuovo assessore all'edilizia, Gabriele Salerno, socialista, che nel novembre '76 ha sostituito il comunista Chiezzi, è chiaro: «Stiamo predisponendo un piano per proseguire l'opera incominciata da Dondona. Il problema però è più complesso del previsto». Salerno è attorniato dai tecnici che avevano seguito l'operazione del 1974. Anche l'architetto Maria Grazia Pagano ed il dott. Aldo Narducci confermano che vi sono molte difficoltà: per individuare i proprietari degli stabili, per imporre tinte adeguate all'ambiente architettonico. «In piazza Vittorio — dicono ad esempio — avevamo invitato tutti ad uniformare i colori delle facciate; avevamo addirittura previsto le tonalità. Eppure i risultati sono stati abbastanza deludenti ed hanno sollevato polemiche». Salerno aggiunge: «Presto daremo il via alla pulizia dei portici di via Rama. Probabilmente, però, non riusciremo a completare l'opera entro il periodo dell'ostensione della Sindone. E non vorremmo arrivarvi a ridosso, con i cantieri proprio nella via più rappresentativa della città». E per il resto? Torino non è solo via Roma. «Certo — ammette Salerno —. Ma, a nostro giudizio non è possibile disgiungere il discorso di "Torino pulita" dal recupero del degrado edilizio con il restauro del patrimonio artistico più significativo. E ciò è previsto nei plani di sviluppo che stanno per essere discussi ed approvati In Consiglio comunale». g. san. Gabriele Salerno Giuseppe Dondona