Il patto di Chantilly di Lamberto Furno

Il patto di Chantilly Religioni e società Il patto di Chantilly di Lamberto Furno Ottanta vescovi cattolici, ortodossi e protestanti si sono riuniti dal 10 al 13 aprile a Chantilly, presso Parigi, per un incontro ecumenico senza precedenti, fra rappresentanti ufficiali delle Chiese europee, sia dell'Ovest sia dell'Est. E' un evento, sotto questo punto di vista, storico tanto più che nel convegno si è parlato dell'unità fra i cristiani come fattore centrale per favorire la pace fra gli uomini. Tutte le Chiese, ma in particolare la Cattolica, guardano da tempo con estrema attenzione ai progressivi rapporti di maggior distensione fra l'Est e l'Ovest europeo, oltre che agli sviluppi verso l'unità politica dell'Europa comunitaria. Non è possibile sintetizzare, neanche come elenco, gli interventi papali, episcopali o di altre sedi qualificate della Chiesa cattolica in appoggio all'unità europea. Ma al di là di questo interesse, legato sul piano permanente al fatto che la civiltà europea è fondata sul Cristianesimo e sul piano contingente alle elezioni europee del '79, il Convegno ecumenico di Chantilly ha una sua specifica importanza. E' un'importanza prima di tutto «comunitaria», nel senso ecclesiale, perché vescovi delle diverse confessioni riflettono insieme sull'urgenza di superare — se possibile — le barriere dogmatiche e teologiche di ostacolo a quell'unità che sentono necessaria come un comandamento di Cristo: «Siate uno affinché il mondo creda». Vi è, poi, una importanza pratica perché, a Chantilly, gli ottanta vescovi si sono confrontati su un piano di perfetta eguaglianza, senza che i cattolici reclamassero una sorta di primato dogmatico sugli altri confratelli, ritenendosi depositari della perfetta ortodossia. Non più di nove anni fa, l'il giugno 1969, Paolo VI si presentò dicendo: «Il nostro nome è Pietro» nella sede del Consiglio Ecumenico delle Chiese, a Ginevra. Il Papa voleva ripetere, nel momento stesso dell'incontro fraterno con gli «altri» cristiani, che il primato spettava al pontefice romano, come privilegio unico e non divisibile della Chiesa cattolica. A Chantilly, invece, i rappresentanti ufficiali delle Chiese hanno sofferto — come dice il comunicato finale — «per non aver potuto avvicinarsi insieme alla Tavola del Signore, per non aver potuto rendere una testimonianza unanime a nostro Signore». E' come un grido contro quest'impossibilità derivante dalle barriere dottrinali e non da effettive barriere evangeliche. A Chantilly problemi spinosi come il primato del Papa, non sono stati affatto sollevati. Invece, è state sentita come uno « scandalo » la questione ben più capitale della intercomunione fra i cristiani, ossia della partecipazione alla stessa Eucarestia. «Se comunione della Chiesa e comunione eucaristica sono identiche — ha domandato il card. Hume — in quale misura possiamo comunicare insieme?». In altri termini: è possibile l'Euoairestia in comune prima di una piena comunione fra le Chiese istituzionali? La domanda è rimasta senza risposta, ma è rilevante una riflessione dell'arcivescovo di Marsiglia mons. Etchegaray: «Ciò che abbiamo vissuto (a Chantilly) è più alto, più forte, più importante di quanto appaia dai documenti dell'incontro». Le tre giornate di riflessione e di preghiera sono sfociate in un «Messaggio ai Cristiani d'Europa», che va al di là delle divisioni politiche ed ecclesiali. «Più noi impariamo gli uni dagli altri a riconoscerci (...) come "comunità pienamente impegnata", più noi saremo capaci di far fronte ai nostri doveri verso tutta l'umanità». L'unità della Chiesa — al singolare, come Chiesa voluta da Cristo, cioè non divisa sull'essenziale — è per gli ottanta vescovi il fondamento dell'unità e della pace fra gli uomini. C'è l'invito pressante a scoprire le cause dedl'wassenza di pace»; «quel nostro desiderio di ricchezza, di potere, di prestigio, nella nostra abitudine di considerare l'altro come un amico o un nemico... Chiediamo (...) di non rassegnarsi davanti alle diffi¬ coltà del cammino (verso la pace e la distensione, la sicurezza e la cooperazione in Europa - n.d.r.) e di intraprendere nuove iniziative che facciano seguito a quelle di Helsinki e di Belgrado». Cioè: difesa dei diritti civili, soluzioni non violente dove la violenza è praticata «sotto il pretesto dell'antagonismo confessionale», mettere fine alla «scalata disastrosa della corsa agli armamenti affinché i responsabili sostituiscano l'equilibrio del terrore con l'equilibrio della fiducia». Sembrano appelli platonici. Ma il peso che le Chiese cristiane hanno su centinaia di milioni di cittadini europei, all'Est e all'Ovest — inclusi i giovani — sarà un contributo di prim'ordine aùl'unità fra i cristiani e alla pace fra gli europei.

Persone citate: Etchegaray, Paolo Vi

Luoghi citati: Belgrado, Chantilly, Europa, Ginevra, Helsinki, Marsiglia, Parigi