Le sette lettere aggravano l'angoscia di Luca Giurato

Le sette lettere aggravano l'angoscia Le sette lettere aggravano l'angoscia ROMA — La de non convocherà il Consiglio nazionale, come aveva chiesto la famiglia Moro, per discutere dell'angosciosa vicenda. Per ora, non sono previste riunioni della direzione. Tutte le proposte di carattere umanitario verranno attentamente vagliate e, se possibili, attuate. Tale proposte dovranno comunque escludere qualsiasi ipotesi di scambio, o di trattativa, con le Brigate rosse. E' questo un principio inviolabile, sul quale non si cede. Dunque, la linea della democrazia cristiana, e del governo, non è cambiata neppure al termine di tre dei giorni più drammatici dal 16 marzo, quando Moro fu rapito e la sua scórta sterminata. Tale linea è apertamente sostenuta dal pei, dal pri, dal psdi, dal pli. Sul psi, il partito più attivo per un'iniziativa umanitaria che non coinvolga lo Stato, in concreto si possono dire soprattutto due cose. Primo: con tale azione, i so-cialisti non vogliono assoluta-mente creare fratture nella maggioranza, tanto che Craxi, appena uscito da un collo-quio con Andreotti a Palazzo Chigi, ha ribadito il suo appoggio al governo. Secondo: che lo sforzo del psi continuerà senza soste, malgrado i tanti ostacoli e le aspre polemiche, Quella che si potrebbe definire una «nuova fase» nella vicenda Moro si è aperta domenica scorsa, con la conferma dell'invio di ben sette lettere scritte da Aldo Moro alle massime autorità dello Stato e del suo partito (nelle lettere, Moro insiste nella richiesta di uno scambio) e si è chiusa ieri notte, con un «vertice», improvviso ma non imprevisto, tra le delegazioni della de e del psi. Si è svolto a piazza del Gesù. Craxi ha insistito nella volontà di «esplorare tutte le vie possibili ». 1 Tra questi due avvenimen1 ti, così diversi ma così stret I tamente uniti da un unico, I drammatico filo conduttore, 1 una serie intensissima di in ! contri al massimo livello, contatti misteriosi o segreti, ultimatum annunciati e poi smentiti, voci di clamorose iniziative autonome cadute a poco a poco o sempre più nascoste dentro sbiaditi comunicati ufficiali. Prima di entrare nei dettagli di tante, importanti vicende, bisogna però rispondere subito ad una domanda essenziale: perché, da domenica scorsa a itri, v'è stata tutta questa tensione, tanti pssi importanti e autorevoli? La risposta parte, come è ovvio, proprio dall'arrivo delle sette lettere di Moro, cht hanno aperto in chi le ha ricevute dilemmi laceranti, anche se, alla fine, risolvibili in una sola direzione. Da qui, comunqut, un gran «sussulto» del mondo politico, teso a trovare una soluzione per salvare una vita umana e, contemporaneamente, a ribadire ima linea di fermezza. Il «sussulto» è durato tre giorni, aggravato dall'angoscia che in ogni ambiente, ma in particolare nella de, ha provocato la lettera disperata della famiglia Moro al partito. Nella lettera, che si dice scritta dopo un drammatico ultimatum giunto domenica scorso a casa Moro, si rivolgono aspre critiche alla de, che viene sollecitata ad «assumere con coraggio le proprie responsabilità». «Si è infilata una diabolica lama nel punto in cui affetti e responsabilità si congiungono e si intrecciano — scrive "Il Popolo" di oggi rispondendo, sia pure in modo indiretto, alla famiglia Moro — e si sa bene, d'altro canto, che il dovere degli affetti non può sostituirsi al dovere delle responsabilità, neppure quando il suo esercizio coinvolge sentimenti di fratellanza così profondi da provocare una sofferenza non difficilmente immaginabile». E veniamo ai dettagli. Tra le tante, vi sano due « iniziative-guida », che partite separate, hanno finito per congiungersi. Quella di Zaccagnini, che si è incontrato con tutti i leaders della maggioranza; e quella di Craxi, che ha fatto altrettanto. Di rilievo, anche se più discreti, volutamente un po' defilati, gli incontri di palazzo Chigi dove, nello studia di Andreotti, si sono alternati Craxi, Berlinguer, Zaccagnini e Cossiga. Craxi ha parlato con tutti ' gli interlocutori dei suoi propositi umanitari, che dovrebbero concretarsi in un eventuale atto di clemenza, « collocato nell'ambito delle leggi e della tradizione giuridica dello Stato ». « E' ovvio però — ha precisato il segretario del psdi Romita dopo il colloquio con il leader socialista — che una tale iniziativa non potrebbe riguardare esclusivamente le Brigate rosse ma dovrebbe semmai, prendere in considerazione, senza discriminazioni, tutti i casi in cui ricorrono le ipotesi previste dall'ordinamento vigente ». L'impressionen che Romita abbia detto molto meno di quanto in realtà sapesse è stata fugata, almeno in parte, dallo stesso Craxi. Il segretario socialista, un attimo prima dell'incontro con la de- legazione de a Piazza del Gesù, ha smentito che il suo partito abbia formulato proposte nominative per una possibile iniziativa autonoma del governo. « Chiediamo che venga accettato il criterio generale da noi esposto — ha precisato Craxi — questo è l'essenziale. Non spetta poi a noi fare proposte specifiche. Comunque, se ce le chiederanno, non ci tireremo indietro ». Così, più che portare proposte precise, Craxi sembra attendere un invito in tal senso dagli altri partiti, e in particolare dalla de. La linea della « democrazia cristiana » è nota ed è stata ribadita nel corso del colloquio tra le due delegazioni. Quella del pri Luca Giurato (Continua a pagina 2 in prima colonna)

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