Non farsi dividere di Giovanni Trovati

Non farsi dividere Non farsi dividere Le Brigate rosse non finiscono di sorprendere: si attendeva un loro comunicato per domenica o il primo maggio e invece hanno fatto pervenire numerose lettere di Moro ai maggiori esponenti politici, cominciando dal Presidente della Repubblica. Il risultato è che si accresce la tensione dei partiti e tra i partiti, tensione resa ancora più acre dalle dure critiche mosse dalla famiglia e dagli amici del leader prigioniero contro la democrazia cristiana. Le Brigate rosse, come hanno dichiarato, puntano a demoralizzare e disgregare la de (e si servono non solo di Moro ma anche dei ripetuti ferimenti) e a incrinare la maggioranza che sostiene il governo. Non sono riuscite nel primo intento, qualcosa hanno ottenuto per il secondo, perché l'iniziativa socialista, che confessiamo di non comprendere bene, ha provocato reazioni dei comunisti e più ancora dei repubblicani: la polemica tra psi e pri ha toni ingiustificabili. Tra i partiti della maggioranza i rapporti sono peggiorati. Si potranno risanare ma certe lacerazioni, pur rimarginate, lasciano visibile la cicatrice. Il timore è che si abbia già una conseguenza nel comportamento dei singoli partiti di fronte alle leggi in discussione al Parlamento. Meglio sarebbe stato se le forze politiche avessero concordato una condotta per il caso Moro. Nessuno ha mai rifiutato «a priori» di esplorare ogni via utile per salvare il prigioniero, ma quella via deve essere compatibile con il bene di tutti. Appellarsi a criteri di umanità ha un significato quando questi criteri hanno un riconoscimento comune: ma le Brigate rosse li hanno respinti con sprezzo. Il psi vorrebbe che il governo assumesse una iniziativa autonoma. Come può prendere una iniziativa se prima non conosce se essa è sufficiente per le Brigate rosse? Per saperlo occorre trattare, quindi riconoscere i brigatisti non come delinquenti, quali sono, bensì come controparte legittima. Ma ogni discorso sui criteri umanitari e sull'iniziativa autonoma, che colpisce la sensibilità di tanta gente, cade di fronte alle parole dell'avvocato Guiso, legale accettato dalle Br, che dimostra di conoscere il pensiero dei terroristi. Questo avvocato, che sinora non ha mai errato nelle sue interpretazioni e nelle sue previsioni, in una intervista a «Critica sociale», ripete quanto già hanno affermato i brigatisti nei loro comunicati, che Moro può ottenere salva la vita solo in cambio della libertà di detenuti nelle carceri italiane, e precisa che il margine per una mediazione sta nel numero: le Br hanno chiesto che siano liberati 13 prigionieri, il governo faccia una controfferta. Ogni altro tentativo è vano. Guiso dichiara che «è inutile nascondersi che le Br hanno conseguito una vittoria politica e militare, dal momento che hanno sequestrato il presidente della de, lo hanno processato, lo detengono tuttora». Per questo consiglia di trattare. Ma il sequestro di Moro non è una vittoria: come gli altri sequestri a scopo di riscatto è un delitto che rientra nel codice penale. Il processo è una ignominia. Sono sottoposti a processo Curcio e compagni, Moro è sottoposto a una vergognosa, disumana violenza, ad una coercizione continua. Che le Brigate rosse lo tengano ancora prigioniero può essere un successo nei confronti della polizia, come ogni altro sequestro di cui la polizia non ha scoperto e non ha arrestato i colpevoli. Le Brigate rosse conseguiranno una vittoria se raggiungeranno gli annunciati obiettivi: disorganizzare la de, spaccare la nuova maggioranza, destabilizzare lo Stato. Ed è qui che le forze politiche debbono sentirsi impegnate, come è stato chiesto dai lavoratori che hanno affollato le piazze il primo maggio. L'Italia ha bisogno urgente di riforme, di misure economiche per creare nuovi posti di lavoro e una condizione di vita più impegnata. Se si riesce a dare una occupazione ai giovani e aprire orizzonti di fiducia si può cominciare a ridurre l'area dove il terrorismo trova simpatia. Ora queste riforme, queste misure debbono essere promosse mentre contemporaneamente si lotta per difendere le libertà e garantire la sicurezza dei cittadini. Guai se non si riuscisse. L'opera delle Brigate rosse è esclusivamente negativa. Esse puntano al «tanto peggio, tanto meglio». Sta al Paese, al cittadino comune come al cittadino con incarichi di massima responsabilità politica rifiutare questa logica e bloccarla. Il governo e il Parlamento continuano il loro lavoro, ma è innegabile che tutto procede a rilento e con una certa disattenzione. Un Andreotti che corre da Zaccagnini, che sente i segretari dei vari partiti, che partecipa alle riunioni della delegazione de, che prepara il dibattito alla Camera sul caso Moro non può dedicare quel tempo e quella energia ai provvedimenti per la scuola, la sanità, la casi, l'occupazione. In questo segno negativo potrebbe essere il risultato sinora conseguito dalle Brigate rosse. Ma le virtù degli uomini politici (di partito o di governo) si misurano nei momenti in cui tutto è più difficile. Giovanni Trovati

Persone citate: Andreotti, Curcio, Guiso, Moro, Zaccagnini

Luoghi citati: Italia