Una madre a Bologna piange la famiglia distrutta

Una madre a Bologna piange la famiglia distrutta Un nuovo tragico eccidio dei Mau-Mau Una madre a Bologna piange la famiglia distrutta II triste presentimento della vecchia Battilani che vo.eva impedire la partenza della figlia e dei nipotini per il Kenya - Le ultime parole delia Meloncelli: «Devo seguire il mio destino» Bologna, lunedì mattina. Nerina Battilani in Meloncelli e i suoi figli Mary di 15 an ni e Mauro di lu, gli sventurati trucidati nel Kenya da un'orda inferocita di « Mau-Mau >, evano di Bologna. Abitavano al n. S di via Passarotti, una strada della periferia. Erano giunti laggiù, nella casa sperduta in mezzo alla foresta a una dozzina di chilometri da {Caratino., ■ soltanto da una settimana, reduci non già da una vacanza in Italia — come si è detto a proposito dei figli nelle prime affrettate informazioni d'agenzia — bensì chiamati in quel remoto paese per la prima volta dal marito e padre Pietro Meloncelli, di 41 anni, che da quasi sei anni lavorava nel Kenya. Un' atroce, disumana tragedia si è abbattuta all'improvviso su questa famiglinola appena riunita. E nel più straziante dolore è stata piombata una famiglia: quella della povera Battilani, composta dai vecchi genitori, da un fratello, dalla nuova e da una nipotino della donna uccisa. Meno di un mese fa erano ancora tutti insieme, riunifi soffo lo stesso tetto, perchè i vecchi abitano con il figlio sposato in Via Passarotti, e la porta del loro appartamento è proprio di fronte of quello in cui abitava la Nerina con i suoi ragazzi, all'ultimo piano dell'edificio. < Impossibile! », questo è stato il primo grido sfuggito ad Armando Battilani, fratello dell'uccisa, litografo in una grossa azienda, quando gli amici del caffè, che erano andati a cercarlo verso le 8 di ieri mattina, gli hanno mostrato la notizia riportata dai giornali. Pur fra le strette dell'angoscia, un'assurda speranza viveva ancora nel suo cuore. c Non è vera la notizia, c'è un nome sbagliato; ci sono dei particolari inesatti; chissà se è tutto vero. Non può essere vero ». Purtroppo, invece, era vero. E Armando Battilani ha appreso quest'atroce verità nel modo forse più crudele, da una notizia d'agenzia densa di particolari che mettono i brividi, che fanno fremere d'orrore. Benché sconvolto Armando Battilani si sforzò di nascondere la propria pena alla madre Ida, che ha 65 anni ed è sofferente di cuore. Raccontò il fatto alla moglie, poi andò in cerca del padre Ignazio, che ha 67 anni, e a lui, con tutta la delicatezza che potè trovare, diede l'atroce notizia. Nessuno osava però dirlo alla mamma che già aveva tanto sofferto quando la Nerina ed i nipoti erano partiti, tanto che si temeva non potesse reggere al dolore, Il vecchio Ignazio andò in fondo alla strada, verso i cani pi, a piangere tutto solo; lo raggiunse poco dopo la figliuola undicenne di Armando, per tenergli compagnia e per cercare di consolarlo un poco benché anche nel suo piccolo cuore ci fosse tanta amarezza. Armando e i suoi famigliari in casa cercarono di dissimulare finché poterono il dolore che gravava sul loro cuore ma non ci riuscirono a lungo, anche perchè la signora Ida viveva in uno stato di continua apprensione da quando sua figlia se ne era andata e si pre occupava che non le fosse giunta una lettera da lei promessa durante il viaggio. « Sono morti! Li hanno ammazzati tutti!» urlò la povera madre non appena il figlio si accinse a rivelarle quella verità che egli non poteva più oltre tenere celata I/infelice donna, colta da una crisi convulsa, gridava e si lamentava da far pietà. Tutti, nella casa, sentirono quelle grida, tutti appresero cosi la tragedia che era avvenuta laggiù, nel Kenya, la tragedia che . aveva troncato la giovane vita] di Nerina Battilani e dei suoi figliuoli. Erano partiti da Bologna l'ultimo giorno di marzo. La sposa andava a raggiungere suo marito dopo quasi sei anni di distacco, i figli andavano a riabbracciare il loro papà. La partenza era stata prevista in un primo tempo proprio per il 27 aprile: sui biglietti che Pietro Meloncelli aveva mandato dal Kenya ai suoi cari per il viaggio in piroscafo era segnata appunto quella data. Ma, per una fatalità, la partenza dovette essere anticipata: il « Lloyd Triestino » informò infatti che sul piroscafo in partenza il 27 aprile non c'era più posto e poteva solo sistemare i Meloncelli sull'< Europa », in partenza da Venezia il 1" aprile. La Nerina allora fece i preparativi in fretta e furia e il 31 marzo fu accompagnata a Venezia dal fratello, dalla cognata e dalla loro bambina, mentre i vecchi preferivano restare in casa, e salutarli qui piuttosto che dalla banchina del porto. Mamma Ida era piena di apprensione non sapeva rassegnarsi al distacco. Anche il papà e il fratello erano preoccupati e avevano ammonito più volte la Nerina, che aveva 38 anni, a riflettere prima di decidersi a partire. Il terrore creato nel Kenya dai < Mau Mau » aveva formato spesso argomento delle loro conversazioni; tanto più che già da un paio d'anni si parlava di questa partenza che sempre aveva dovuto essere rimandata, e l'ultima volta proprio a causa . dello stato di emergenza prò-1 clamato dalle autorità britanniche nel Kenya in seguito al ripetersi delle aggressioni dei fanatici negri. Ma Nerina voleva bene a suo marito e soffriva di saperlo sempre cosi solo laggiù in terra straniera; Pietro Meloncelli, a sua volta, desiderava sempre più ardentemente di riavere con sé la propria famiglia. < Devo seguire il mio destino », rispondeva la Nerina a quanti la esortavano a restare. E partì, nonostante non stesse bene. « Se tutto va bene, fra un annetto o due sono di nuovo a Bologna», furono le ultime parole che la donna pronunciò sul ponte della nave salutando i congiunti. Da ulteriori informazioni si apprende che i terroristi Man Mau che hanno assassinato la famiglia Meloncelli portavano maschere ed erano mimetizzati con erba. I terroristi hanno fatto irruzione, urtando e sparando, nella casa dell'italiano. Hanno ucciso a colpi di arma da fuoco e quindi trafitto coi loro < pangas » la signora Nerina Meloncelli e la cuoca indigena. Nella camera da letto hanno poi trucidato la quindicenne figlia Maria e il piccolo Mario, che si era nascosto in un guardaroba. I terroristi sarebbero stati guidati da un membro della tribù Embu, chiamato < generale Chian ». Essi, dopo l'eccidio, hanno fatto a pezzi tutto il mobilio della casa di Meloncelli.