L'accusa perde terreno nei confronti del Candiani

L'accusa perde terreno nei confronti del CandianiOMBRE E LUCI SULLA TRAGEDIA DI BUSTO ARSIZIO L'accusa perde terreno nei confronti del Candiano Le prove contro il«mostro»,che apparvero inconfutabili durante le prime indagini, sembrano vacillare - Una perizia sconcertante ■ «Dimostreremo che la Da Pont si suicidò» dicono i difensori; e il sopralluogo di ieri alla macabra villa in molte cose ha dato ragione a loro DAL NOSTRO INVIATO Busto Arsizlo, lunedì mattina. « Scoiti' Carlo, U cavalle' Candiani ». comparirà giovedì prossimo davanti ai giudici della Corte d'Assise di Milano. Vedovo per due volte, austero e canuto, proprietario di casa cavaliere della' Corona d'Italia commerciante stimato, egli sembrava aver varcato tranquillamente la stagione delle tentazioni e delle avventure. Invece, a 72 anni suonati, ti vecchietto di Busto si troverà in gabbia a rispondere di omicidio, sequestro di persona, at ti di libidine e occultamento di cadavere, sulla giovanissima cameriera dei suoi inquilini De Nimmo. La peggiore awen. tura, che la sorte potesse ri- servare alla sua canizie: l'ergastolo pende sul capo di Carlo Candiani. In carcere, a San Vittore, i) commerciante bustocco s'è pre so una piccola cella a pagamento: piange tutto il giorno, grida la sua innocenza. Ma ia sua voce è flebile: due ernie il diabete, qualche altro acciacco e l'incubo del processo 10 hanno completamente prostrato. Drammatico interrogativo Per lui si ripete il drammatico interrogativo: colpevole o innocente f L'ergastolo per < sciour Candiani », oppure un c mea culpa » generale, di tutti gli organi della nostra giustizia penale, che lo hanno sin qui creduto responsabile di così perfido e immondo delitto f Le prove, che apparvero inconfutabili al tempo delle primissime indagini, sembrano ora vacillare. Della confessione di Carlo Candiani molti non sono più cosi corti. SI, è vero: 11 vecchietto raccontò di avere scherzato con la serva, un giorno che se la vide davanti, giovane e formosa, nella penombra del solaio, popolato di oggetti polverosi. Mise — ma per scherzare — un batuffolo imbevuto d'etere dinanzi al naso di Silvia Da Pont, la prese per le spalle ed ella gli cadde tra le braccia. Il Candiani si vide perduto. Silvia pesava — a quel tempo — più di settanta chili, era alta più del normale e aveva muscoli sani e svelti, da brava montanara appena scesa dal paesello. Allora, con preoccupozione quasi paterna, Carlo Candiani la trasportò con le sue magre braccia fin su un I divano, la guardò a lungo sperando di vederla rivivere, si sforzò anche di rianimarla: un po' di latte, un po' di vino di Pantelleria, qualche schiaffo, ma soave quanto una carezza. Silvia non si ridestava invece e il buon vecchietto, spaurito sempre più (che mai avrebbe detto la gente T), la lasciò immersa in quel suo sonno paradossale per quindici giorni, poi, temendo che venisse scoperta, collocò la ragazza in un cassone, chiamò l'aiuto di un socio d'affari, Vittorio Tosi, e in due, dalla soffitta, la, trasportarono nella cantina. Qui fu trottata Silvia Da Pont, presso la caldaia del termosifone, cadavere' ormai sfatto, consunta dall'inedia, il volto nascosto da un vecchio albero di Natale. Erano trascorsi quarantadue giorni dalla sua scomparsa. La ritrattazione E' vero: Carlo Candiani ha confessato lutto questo. I carabinieri, andati poi a verificare il racconto del reo, scoprirono i segni certi del tragico soggiorno di Silvia Da Pont-in solaio e in cantina. La confessione era dunque confermata dalle circostanze obiettive, riferirono i carabinieri al giudice istruttore. E il fascicolo del cav. Candiani passò da una cancelleria all'altra fino a quella di Corte di Assise, che ora sta per giudicarlo. Ma frattanto Carlo Candiani cambia parere. Si rimangia tutto. Davanti al giudice istruttore ritratta ogni cosa. Non è vero che egli abbia scherzato con Silvia, non è vero che l'abbia stordita con l'etere, non è vero nemmeno che l'abbia confortata con latte e vino di Pantelleria. Dal giorno della sua scomparsa (7 settembre 1951) fino al rinvenimento del cadavere, il vecchio non l'ha mai vista. E perchè dunque quella confessione cosi ricca di particolarit < Cinquanta ora d'interrogatorio >, rispondono i difensori allargando le braccia. <8e non crollava lui — sembra abbia detto al termine di quella fatica il capitano Mongefli dei carabinieri, che svolse le indakfnl — sarei crollato io >. l Poi vennero le perizie: un l grosso plico di perizie e con ìsulenze, e pareri e dispareri, tutti con firme illustri. Particolare sconcertante: l'esame del perito d'ufficio, nominato cioè dalla Corte d'Assise conclude con una pagina che potrebbe da sola bocciare gli argomenti degli accusatori. Scrive infatti II medico legate prof. Cavallazzi che l'accusa di avvelenamento non regge in alcun, modo; che durante i quaratàdue giorni di segregazione la ragazza non dovette subire violenze ne fisiche nè morali, poiché nessun mezzo chimico q Ipnotico avrebbe potuto per cosi lungo tempo spegnere nella Da Pont qualsiasi reazione. B alloraf Mori per fame, conclude U perito. « Morì per fame — convengono i difensori — perché volle es"sa stessa darsi la morte e lasciarsi andare alla deriva. Fu suicidio: lo dimostreremo >. Ieri, davanti alla palazzina di via Galileo Galilei n. s, c'ero una gran folla di fotografi, di giornalisti e di curiosi fin dal primo mattino. I difensori ave vano chiesto una ricognizione legale sui luoghi del dramma Il codice di procedura lo consente e perciò alle ore 10 fi cancelliere della Corte d'Assise di Milano ha tolto i sigilli alla famosa soffitta, alla famosa cantina e all'appartamento di casa Candiani, .Brano presenti, oltre U presidente della Corte comm. Macaone e al procuratore generale dott. De Matteo, I difensori avv. Arrigoni e Gonzales e i patroni di Parte civile. Che cosa sia emerso dal so praluogo non è possibile sapere con certezza. I giornalisti e gli estranei in genere sono stati tenuti lontani, fuori della porta, e così pure i fotografi Nessun verbale è stato redatto, ma il difensore avv. Arrigoni non ha taciuto al termine della visita la sua soddisfazione per alcune constatazioni di cui egli era riuscito a far prende re nota al colleghl avversari. Anzitutto in cantina si è constatata la presenza di un rubinetto per l'acqua potabile (la ragazza, dunque — argomentano 1 difensori — vi si sarebbe potuta trattenere per parecchi giorni, dissetandosi appena e prolungando cosi la sua folle agonia); in secondo luogo la stanza del solaio dove la Da Pont avrebbe subito l'aggressione del vecchio corrisponde al soffitto della stan za dei De Nimmo, ove si sarebbero ben potuti sentire passi e il tramestìo che avvenivano di sopra. Infine la scala dalla soffitta alla cantina reca talune strlature alla pa rete: l'Accusa sostiene essere l segni del passaggio della triste cassa, la Difesa Invece fa rilevare che tali striature sono troppo alte per essere riferite a quell'episodio. Candiani, dunque, avrebbe confessato, si, ma confessato il falso, avrebbe immaginato un racconto soltanto per togliersi l'assillo di un lunghissimo interrogatorio. Gigi Ghirotti Un treno accelerato proveniente da Genova e diretto a I>a Spezia è deragliato Ieri nella stazione di Levante. Mentre la motrice e II vagone postale continuavano la corsa tra i binari, 11 secondo vagone merci, abbattuto un muro di cinta, precipitava dall'altezza di dieci metri nella sottostante spiaggia. Per fortuna non si lamentano vittime. (Telefoto)

Luoghi citati: Busto Arsizio, Genova, Italia, Milano, Pantelleria