Invano la Juventus assedia la porta dell'Atalanta: 1 a 1

Invano la Juventus assedia la porta dell'Atalanta: 1 a 1 Invano la Juventus assedia la porta dell'Atalanta: 1 a 1 In questo pareggio juventino c'è tirila fatalità, della sfortuna e del... brutto gioco. Vogliamo dire che la Juventus avrebbe anche potuto vincerla questa partita, e in fondo lo avrebbe meritato se non altro per la maggior iniziativa dimostrata e la maggior pressione esercitata, ma che la vittoria non avrebbe potuto tuttavia far diverso il giudizio che della prova complessiva dei bianconeri deve essere dato. Crediamo che von si dirli più questa volta che è colpa di Parola, comodo capro espiatorio fino a ieri di tutti i mali della squadra, anche di quelli in cui la sua responsabilità non c'entra per nulla. Il declino è generale. Alcuni giocatori sono in condizioni di forma tali da risultare pressoché irriconoscibili. Di gioco se ne vede poeo o nulla, l'attacco non imbrnn»- .tre passaggi di seguito, il piazzamento è sommario, le azioni hanno «n che di affannoso e di confuso che sconforta. Noi insistiamo: non è cattiva volontà, non è apatia, à crollo di forma individuale e collettiva, i giocatori ai arrabattano ma non si ritrovano più, lo scatto è insufficiente, le «urloni hanno svolgimenti casuali, tutto appare fortuito e occasionale, gli stessi giocatori si direbbero talvolta estranei allo sviluppo di situazioni che forse non entravano nemmeno nel loro ordine mentale di gioco. Bd a questo, come abbiamo detto, si aggiunge la sfortuna, per cui vanno storto anche quelle azioni che pure meriterebbero di fare altra strada: citiamo il colpo di testa di J. Hansen nel primo tempo che faceva rimbalzare la palla prima sulla traversa e poi quattro dita davanti la linea bianca, il tiro di Carapellese sul finire della partita, violentissimo e da pochi passi tanto da far ritercre ormai già realizzato il goal, ma deviato per un prodigio di intuito da Albani C'è nel declino juventino, insomma, anche la beffa della sorte che Infierisce su di una squadra già cosi carica di guai che proprio non avrebbe bisogno in aggiunta dei colpi mancini del destino. II... dramma è cominciato al 9° minuto di gioco, quando cioè Soe rensen riprendendo un corto rimando di Corradi, faceva partire da venti metri, dalla posizione di mezzo destro, un tiro fortissimo a mezzo metro da terra che batteva inesorabilmente Viola. Allora è cominciato l'inseguimento juventl no che doveva durare fino al 16° della ripresa, quando cioè final mente l'avversario poteva essere raggiunto. La squadra bergamasca aveva presentato una forma zione in cui mancavano ben sei uomini rispetto a quella che aveva giocato contro l'Inter e che è da ritenere la migliore. Su che cosa potevano fare affidamento gli a'alantinif Per prima cosa sulle loro gambe. Gioco vero poco, ma uomini atleticamente in forma perfetta, decisi negli interventi, pronti nel ricupero e infaticabili nello sgambare in su e in giù aprendo varchi, tappando buchi coprendo insomma con una attività instancabile tutta la zona di manovra del gioco. La Juventus, sensibilmente più lenta e malsicura nello sviluppo delle azioni, sentì presto il disagio di questa frenetica attività avversaria. Tuttavia il pareggio parve raggiunto al 13° quando su centro di Muccinelli, J. Hansen con un colpo di testa deviava la palla verso la rete, ila del goal si ebbe solo l'illusione, subito svanita. La palla picchiava contro lo spigolo inferiore della traversa e rimbalzava al di qua della linea bianca in una ressa di uomini. Il gioco juventino sembrava dominato dall'ansia di segnare. In quel labirinto di ostacoli mobilissimi era però difficile trovare dei corridoi JibTi, difficilissimo svincolarsi dagli avversari, arduo riuscire a scoccare il tiro. Al 26° nuova occasione dei bianconeri su centro di Bonipcrfi, intervento di J. Hansen. goal già mezzo fatto, ma ecco sorgere Villa nella mischia c salvare dalla linea bianca. Due minuti dopo Praest riceveva al centro la palla speditagli da Muccinelli, evitava un avversario c tirava di sinistro basso nell'angolo, tanto che anche questa volta sembrava goal maturo, ma Albani parava scarso con una mano, poi prontamente ricuperava e allontanava. Nulla da fare. Venne la ripresa e l'Atalanta giocava contro sole. L'attacco juventino si scatenò, avventuroso e disorganico ma non certo privo di volontà. Otteneva quasi subito tre ealci d'angolo consecutivi, tempestava disordinato ma con vigore, rabberciando il gioco come poteva e incalzando con una ostinazione che copriva le manchevolezze della manovra. Il goal nasceva da un centro di Praest al 16° quasi sulla linea di fondo. La palla filava ad un metro da tema infilandosi nella mischia, rimbalzava su Bernasconi, Carapellese le faceva continuare il viaggio per un istante interrotto, ed è in questa seconda parte dalla sua traiettoria che incontrava il piede di J. Hansen che la spediva in rete. A questo punto l'Atalanta accentuo la sua spinta. Dopo aver assaporato la vittoria, non poteva accontentarsi di un semplice pareggio. I suoi contrattacchi ebbero le caratteristiche della catapulta, lanciati con decisione e manovrati con sagacia da Ccrgoli e Soe¬ rensen, i quali puntavano su Ras mussen, un centravanti poco scattante ma padrone della palla e pericoloso nei Uri. Se Soerensen avesse giocato contro l'Inter come ieri contro la Juventus, le cose sarebbero andate meglio otto giorni fa per l'Atalanta. L'energia e la vitalità dell'attacco bergamasco costituivano per la difesa juventino un assillo continuo. Un po' zoppicante e presto riprendendosi, il terzetto estremo bianconero tenne duro di fronte al pericolo e Parola è stato senza dubbio dei tre il migliore. Il goal della vittoria lo mancò al i6° Carapellese — il mi gliore dell'attacco — con il pili ri cordato tiro da pochi metri, lo mancò forzatamente Atuecineìli al 31°, atterrato in arca non del tutto in modo fortuito, ancora lo sfiorò lo stesso Muccinelli con un centro a filo della traversa al 37°. Tutto vano. Avevamo ragione di dire, all'inizio di queste note, che la sfortuna si accanisce ad aggravare la situazione della Juventus. Il finale è stato pressoché un assedio alla porta dell'Atalanta, ma la saracinesco abbassata dalla difesa ha resistito. ETTOBE BEBBA