Inizio della campagna elettorale e vivace polemica tra i partiti

Inizio della campagna elettorale e vivace polemica tra i partitiInizio della campagna elettorale e vivace polemica tra i partiti Un discorso di Sceiba a Roma: "Non vi sono altre alternative al di fuori dello schieramento di centro,,-Oggi De Gasperi esporrà il programma della d.c- Il "caso,, Ruini ed i rapporti tra la maggioranza ed i "minori,, Roma, 25 aprile. Abbiamo avuto quest'oggi il primo blocco di quei tremila comizi con cui i vari partiti, approfittando dei due- giorni festivi, hanno provveduto al < lancio > della loro campagna elettorale. Particolarmente atteso, tra i tanti, era quello di Sceiba che costituiva l'intervento di maggior rilievo nella apertura delia campagna democristiana. Poi si è visto che nemmeno con questo discorso si è propriamente definita la piattaforma programmatica del partito di maggioranza giacche il Ministro dell'Interno si è volontariamente tenuto ai temi generali rinviando al discorso che terrà domani a Milano De Gasperi l'illustrazione — secondo quanto è stato annunciato — de < Il programma della D.C. per la battaglia elettorale >. Anche in questi limiti, ad ogni modo, non si può dire davvero che il discorso di Sceiba sia stato povero di ele- llllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll menti' di interesse. Due particolarmente vanno citati. L'ammonimento o «Togliatti e soci> di non osare, dopo le elezioni, di violare la volontà del popolo italiano che < se lo tentassero il Governo saprà farla rispettare >. E la conferma esplicita che per la Democrazia Cristiana non esistono altre alternative al di fuori di quelle che offre lo schieramento quadripartitico. « L'alternativa monarchica e fascista ha detto Sceiba — in definitiva non fa che aggravare i termini della lotta politica e lavora praticamente per l'estrema sinistra». Quest'ultima precisazione è giunta al termine di una giornata particolarmente critica per i rapporti tra il partito di maggioranza e i suoi alleati, inserendosi in una serie di elementi polemici che avevano già cominciato a destare dubbi, sospetti e preoccupazioni. Aveva cominciato stamane l'organo della Democrazia Cristiana con un editoriale in cui si riprendeva la questione del mancato accordo sulla candidatura di Meuccio Ruini in un collegio romano e si accusava apertamente il partito liberale di aver < silurato > la candidatura per non rinunciare ai 2.747 voti riportati in quel collegio nel '48. L'editoriale intendeva ribattere alle accuse che, sullo stesso tema, aveva rivolto a Gonella il direttore di un quotidiano torinese, candidato nelle liste liberali, e, per quanto vi fossero contenuti apprezzamenti offensivi del tutto estranel all'argomento, poteva considerarsi nel limiti di un < caso personale >. « Ci vuol altro... » Senonchè, sempre nello stesso numero del giornale, in un corsivo che si vuole scritto dalla stessa penna, l liberali venivano ancora chiamati in causa, questa volta insieme ai socialdemocratici, come < brava gente, tutti o quasi tutti >, ma buoni soltanto ad una funzione di fiancheggiamento nella battaglia per la difesa della democrazia, c Per salvare l'Italia — chiosava con degnazione il corsivista — siamo schietti e nessuno si offenda, ci vuole altro ». Come se non bastasse, nel pomeriggio un'altra e forse più grave voce si levava a turbare ancora i rapporti tra 1 quattro partiti. Veniva dal setti¬ manale diretto dall'on. Giordani, persona assai vicina all'Azione Cattolica, e trovava espressione in un articolo che la voce comune (per quanto, come succede in simili casi, indimostrabile) attribuisce al vice-Presidente del Consiglio Piccioni. Un pericolo al Senato Si cominciava col sostenere la tesi che lo scioglimento del Senato ha posto in crisi lo schieramento quadripartitico, < padre putativo della correzione proporzionalista e massimo responsabile dal '47 della vita politica italiana» e si continuava prevedendo dei risultati elettorali che renderanno estremamente Incerto il destino della coalizione democratica. La maggioranza assoluta che questi partiti potranno conquistare alla Camera non troverà esatto riscontro al Senato, dove, invece, si avrà una più significativa affermazione delle destre, sia di quelle dicv'irate sia di quelle che agiscono all'interno della D.C. e del P.L.I. L'avvenire è incerto — concludeva l'articolo — e solo la fedelo potrà sorreggere. Conclusione, come si vede, molto personale e tale comunque da non rassicurare affatto 1 laici che si sono schierati con la D. C. per la difesa di un certo numero di comuni principi. La fede, infatti, potrebbe essere anche il denominatore comune di una alleanza tra il partito di maggioranza e l'estrema destra. • Si possono immaginare le accoglienze che queste prese di posizioni del campo cattolico hanno avuto tra i < minori ». I liberali, soprattutto, se ne sono mostrati sorpresi e addolorati. Il presidente del partito De Caro — in alcune dichiarazioni all'A.R.I. — ha ritenuto opportuno rifare la storia delle trattative per la candidatura Ruini ed ha ricordato che le obiezioni liberali si giustificavano col fatto che i voti di quel collegio avrebbero determinato la conquista O meno dell'unico seggio su cui il P.L.I. poteva sperare nel Lazio. Era gi'isto considerare questo sacrificio e pertanto furono suggerite varie altre soluzioni. < Ma l'on. Gonella le scartò tutte ». Villabruna, da parte sua, ha osservato che < recriminare su quello che si poteva o si doveva fare, proprio oggi a così breve distanza da una consultazione decisiva per il Paese, sem¬ bra, oltre che inutile, estremamente dannoso per ciascuno dei partiti apparentati » : osservazione, senza dubbio, molto sensata Non sarà quindi il caso nemmeno da parte del cronista, di sopravvalutare questi episodi. Fortunatamente, co me si è detto, la giornata si è chiusa con una battuta d'arresto unitaria: la precisa dichiarazione di Sceiba che non si vedono altre alternative al di fuori di quelle offerte dallo schieramento quadripartitico. E' da credere, e da sperare, che questa battuta troverà sviluppo ed autorevole conferma nell'annunciato intervento di De Gasperi. Occorre, prima di concludere, dare ancora qualche elemento sulla composizione delle liste, che costituisce sempre uno degli argomenti favoriti in queste giornate. Siamo riusciti a conoscere, per esempio, il numero esatto dei col legi senatoriali in cui P. C. e P.S.I. hanno presentato un unico candidato. Sono solo diciotto (quelli dell'Abruzzo, della Sardegna e del Trentino) in luogo della quarantina che erano stati annunciati. In altri sette i due partiti di sinistra hanno rinunciato alla candidatura in favore di quelle di altrettanti « indipendenti »: Mole, Labriola, Corbino Venditti, Luigi Russo, Angrisani e Cacopardo. A sua volta il P.S.I. ha presentato come suoi candidati « indipendenti » il senatore Della Seta, l'on Nasi e altri due di minore rilievo. Contrariamente a quanto si era detto in una prima segnalazione, il sen. Angiolillo non ha rinunciato alla candidatura, ma si presenterà in due collegi romani e in uno della provincia. E' vero, invece, che non ha potuto ottenere, come accadde nel '48, l'appoggio democristiano, per cui il successo sarà più difficile. In tema di candidature dì giornalisti liberali è il caso di ricordare anche quelle di Mario Ferrara, Manlio Lupinacci, Ugo d'Andrea, Massimo Caputo, Mario Paggi. Il commediografo Cesare Giulio Viola sarà candidato liberale per la Camera ed il Senato a Taranto. A Roma, oltre a Carandini, Bozzi, Cattaui, sono in lista l'amm. Jachino ed il gen. Gorresio; a Milano, tra gli altri, reconomist- Malagodi, l'avv Elmo e il dott. De Capraris. e. f.