Cinema~Musica

Cinema~Musica Cinema~Musica Il produttore Gabriel Pascal continua a mietere nei campi di Shaw, dei quali è rimasto usufruttuario per lo schermo Dopo Cesare e Cleopatra eccoci ad Androclo e il leone. Due guerre e molti anni sono pas sati da quél 1913 nel quale furono scritte queste scene. Allora parvero sconcertanti, se non audaci addirittura. Ora sembrano aver subito la sorte di certi vini. Per alcuni che invecchiando si nobilitano, altri svaporano quando non si inacidiscano. C'è un che di vecchiotto, di stantio, e persino di acidulo, in queste battute; e rivelano 11 loro gioco, che per lo più è di capovolgimento e di scanzonatura, e parecchio a freddo. Gli elementi che anco-, ra oggi raggiungono un loro non difficile effetto sono Infatti di una deliberata parodia. Datela a piene mani, e avrete toni da Beila Elena; datela con un generoso contagocce, che non disdegna effetti addirittura farseschi, e contrappuntatela con atteggiamenti che imperturbabilmente tendono a un artificio nel quale si mescolano e pseudo-lirismo e pseudo-pensiero, e avrete il medio, il mediocre Shaw. Se Shaw avesse sempre scritto nei toni di Androclo e il leone non sarebbe Shaw. Il film, ossequente com'è, ci ripropone la comoda quasi rilettura di quel copione. Lavinia, la bellissima vergine cristiana, è Jean Simmons; il centurione innamorato, ma ligio al suo dovere, è Victor Mature; Androclo, 11 dolce sarto amico degli animali, leoni compresi, è Alan Young; e Antonino, l'elegante e pieghevole imperatore, è Maurice Evans. E' forse questo, fra tutti gli interpreti, quello che, alutato anche dal suo personaggio, meglio respira in un'atmosfera più o meno shawiana. Certe sue sufficienze, certi suoi estri compiaciuti, certe sue vanità rattenute, sono piuttosto di buona lega; e si sarebbe desiderato che tutto, scenografie comprese, fosse stato tenuto in quei toni. Ma anche cosi come è stato composto, il film è un diligente saggio di teatro filmato; e di questo copione ancora qua e là un po' ci sorprendono, specialmente nell'epilogo, alcune giravolte sornione, alcuni < accomodamenti > parecchio di comodo ma non privi di qualche sapore. Certo, da parte di un superumorista, è oggi un po' malinconico trovare nelle sue battute le parole « umorismo » e * umorista > palleggiate dall'u- 10 all'altro di alcuni suoi personaggi, come un celebre presitjiatore che ingenuamente scopra un suo trucchetto che funzioni male. Certo, nel dominio di quasl-parodie e di < moralità > per davvero letterarie, il ricordo ritorna di rimbalzo a Laforgue, e alle sue davvero squisite < Moralités légendaires »; ma in questo benedetto cinema, che affronta 11 mondo romano con la goffa sicurezza di un De Mille, o ce ne ' dà farsesche deformazioni con i varii O.K. Nerone, ben venga e ben torni la senile arguzia di G.B.S., che ai nostri padri apparve esplosiva, ed è iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin ora, quando lo è, abbastanza divertente. Specialmente quando si prodiga in questo lieto fine, sistemato in quattro e quattr'otto con l'agilità di un ballerino ancora vegeto, con la malizia d'un giocatore di scacchi, e con la compitezza dì un direttore d'albergo. m. g. Androcloeilleone di C. Erskine, al Doria

Luoghi citati: Androclo