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Musica~Cinema Musica~Cinema Le «Laudes Evangeli! » di V. Bucchi alMuditorium» Sùbito, alle prime note, i più assidui frequentatori dei concerti riconobbero una delle più belle laude di Cortona, udite anche quest'anno sii Conservatorio da piccoli cori. E» più avanti altre ne risentirono, e altre colsero, affini e non ancora ascoltate. E il piacere si rinnovò, insieme con la gratitudine al rimpianto Fernando Liuzzl, che molti anni or sono donò alla'cultura (Libreria dello Stato, ed.) due laudari, uno umbro, l'altro fiorentino, da lui trascritti con competenza e sensibilità. Piacere, e grande; perchè fra quelle cantilene parecchie sono cstasianti. quanto mirabili nella sintesi drammatica e nella monodica semplicità. Ed è giusto che la loro fortuna duri nei secoli, dimostrazione lampante che non la mutevole forma e il rinnovato linguaggio predominano nell'opera d'arte, ma l'intima e la forte sostanza emotiva. SI dicano primitive o arcaiche, di fatto quelle laude son commoventi e piacevoli. E per dir tutto, si leggono perfino nelle antologie scolastiche, con viva sorpresa degli studenti: canti del Duecento? Esattamente. E di sempre. Già 11 Liuzzi ne scelse alcune d'uno stesso argomento, la Passione, e, costituitone un ciclo, lo fornì di armonie e di strumenti. E non sapemmo perciò lodarlo, noi che in questo giornale demmo gioiosamente la prima notizia del suo importante lavoro filologico; perchè troppo rischiosa a chicchessia è l'ipotesi del corredo ai-monistico e timbrico addicevole a quelle canzoni solamente vocali, mentre incertissimi sono nei cronisti del tempo gif accenni ali eventuale aggiunta di strumenti. Tuttavia notammo che anche una trasformazione può giovare alla propaganda culturale, se H pubblico è precisamente avvertito di che ai tratta. E la ragione di questa nota é appunto il chiarimento delta cosa eseguita lersera all'Auditorium. II maestro Valentino Succhi, noto per varie composizioni teatrali e strumentali, ha contesto con le antiche melodie e con le antiche strofe un ciclo naf.alizio-pasqualo. .Alla parte dialogica ha provveduto Giorgio Signorini. L'intonazione è affidata ora a aolisti, ora a cori. Le cantilene sono in massima intatte, mentre parecchie trasposizioni o varianti venivano, diciamo coal, imposte dal desiderio di prolungare la durata della parte musicale, in vista d'una esecuzione anche coreografica, e dalla voluta complessità della composizione. Grave questione, quella deiraggiunta armonistica e strumentalo, tutta ipotetica, o arbitraria, che dir si voglia. Il Bucchi s'è servito, com'era più facile, dell'orchestra d'oggi, scegliendone i timbri, ci è parso, secondo una qualche convenienza col sentimento delle melodie. E le armonie? Quali sarebbero parimente convenienti? Nella dichiarazione preposta alla partitura il Bucchi esclude di aver mirato a una « ricostruzione aircheologtea *r e d'altra parte afferma d'aver « armonizzato secondo i canoni dell'ars antiqua »; e ciò si direbbe archeologico. Ma l'obbiezione più grave è un'altra. Ammesso che dai contrappunti del Duecento si possano dedurre canoni d'armonia, quali esemplari e quali canoni sarebbero utili alle laude umbre, cioè a una espressione nell'origine e nella pratica lontanissima dalle dottrine dei maestri francesi? Di là, scienza e ricerca di costruzioni. Di qua, immediatezza e linearità popolareggianti. Due. mondi, quindi due stili, uno autentico, l'altro artificioso. Cosi accade a chi lavora su d'una materia storicamente definita, e oscilla fra l'evocazione dell'antico e il compiacimento dell'attuale. Per fortuna gli unisoni vocali e strumentali tornano frequenti. Buona, poi, la scelta dei frammenti e la distribuzione dialogica. Il maestro Joseph Keilbert, che ebbe collaboratori Ester Orell, Rina Corsi, Giorgio Àlgorta e il maestro Maghini istruttore del coro, e che fu applaudito insieme col maestro Bucchi, diresse anche (quanta pesantezza e quanta sonorità), il Terso Concerto Brandeburghese di Bach e la Nobilissima visione di Hlndemith. a. d. C.

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