II «Mas'Aniello» di I. Napoli

II «Mas'Aniello» di I. Napoli CONTRASTATA PRIMA ALLA SCALA II «Mas'Aniello» di I. Napoli (t.) tano, Milano, 25 marzo. Jacopo Napoli, napolequarantaduenne, di cui La Scala ha rappresentato stasera Mas'Aniello, « tragedia popolare » in tre atti, segnalata fra e opere concorrenti al Premio Verdi nel '51, è ben stimato per parecchie composizioni orchestrali, camerali e teatrali (Il malato immaginario, Un curioso accidente, Miseria e nobiltà). Vittorio Viviani ha tratto da cronache antiche e moderne alcuni episodi dell'avventura di Masaniello, li ha sceneggiati in otto quadri, e dialogati in un italiano, che sovente si dialettizza, quale oggi è usato a Napoli. L'azione presenta in tre fasi la vita di Masaniello: l'iniziale umiltà e bontà, l'orgoglio smodato e la crudeltà, la misera follia e la tragica fine. Attorno sono la moglie, che, tenerissima, non influisce sull'infatuazione di lui, seguaci mutevoli, nemici dichiarati, nobili e plebei, spagnoli e cittadini, generosi e ribaldi. Non secentesco, dunque, il testo E neanche ricorsi musicali alle stile del tempo. Il linguaggio del maestro Napoli può essert in breve descritto cosi, è tonale; piano e semplice, ma non povero nell'armonia, nel contrappunto, nella ritmica, frequenti i bassi ostinati nella durata d'un pezzo; le voci raramente melodizzano in cantilene formali (canzoni e danze di popolaresco gusto napoletano), per lo più declamano un recitativo vario con l'accento sillabico e patetico; i cori, in massima a quattro parti accordali, scandiscono le parole; l'impasto della vocnlità con la strumentante con¬ sente lo spicco della verbalità. Evidentemente incline al teatro, inteso nè astrattamente, nè volgarmente, e perciò immune tanto di astruserie, quanto di effettacci, il Napoli molto s'affida alla suggestione dell'intreccio, alla blograficità dei personaggi, alla significazione delle parole, Insomma all'efficienza del libretto e dello spettacolo. Ma il suo intervento, il suo contributo, se non riassommano intieramente il dramma, compiono un'attività efficace e pregevole. I caratteri son ben distinti e rilevati, incisi e coloriti, e le reazioni passionali fra i personaggi coerenti e vivaci, sicché un clima drammatico accomuna le diverse persone, solistiche o corali. Senza il predominio di questo o quell'elemento musicale, ma con una concordia di mezzi, si forma il divenire psicologico e Urico di Masaniello, tenore, -di cui i migliori accenti sorgono allorché l'animo di lui, mite e giusto, non è sopraffatto dagli eventi gravi, indomabili, ai quali poi corrisponde una quasi inevitabile enfasi La musica che ne canta i sentimenti è diversa da quelle che esprimono la trepidazione della Moglie, la pomposità e la diplomatica astuzip del Viceré Vi sono poi episodi, diremmo, ambientali, nei quali alcuni tocchi folcloristici s'integrano con l'usato discorso; per esempio, la ninna nanna della Madre ppl bimbo ucciso dai Gabellieri, le tarantelle « travestite » politicamente da Masaniello nell'osteria, o religio"i ient« n»>W pre~'-vrn Mia Ma tonno '•- n°- ■ Ratr ir- lulla miseria d. Napoli e quel la del partigiani di Masaniello, la canzone, su convenzionali frasi, che avverte il Capopopolo d'un imminente contrasto. Pochi, s'è già detto, sono i monologhi o dialoghi cantabili, fra i quali han determinazione e piacevolezza quello del perseguitato Genoino, quello del Banditore, ma non il duetto de) protagonista con la sua Bernardina, una sforzata romanticheria, dissimile dalle maniere d'ogni altra pagina. Salvo qualche scena in cui primeggia l'azione o la parola, e la sonorità non è investita dall'emozione musicale, il melodramma procede destando un vario interesse, sicché può essere accolto nell'attuale momento come un saggio di concretezza teatrale e di sufficienza artistica. Cronaca movimentata di un successo molto contrastato. Quattro chiamate alla fine del primo atto, alle cui due ultime è comparso anche il direttore maestro Sanzogno, che era stato applaudito al suo apparire sul podio. Un tentativo della claque per una quinta chiamata è stato stroncato da zittii. Burrascoso il secondo atto. Il primo quadro è stato applaudito, ma soverchiato poi dalle disapprovazioni. Il secondo quadro è passato sotto silenzio, e un tentativo di applausi è stato soffocato. Il terzo è stato disapprovato. L'atto si è chiuso con tre chiamate, di cui la prima, calda e cordiale, al tenore Bergonzi, protagonista. Il terzo atto ha fatto registrare cinque chiamate, di cui due agl'interpreti. Alle ultime tre hanno partecipato gli au-tor. Contristi e fischi non so- no mancati.

Persone citate: Bergonzi, La Scala, Miseria, Vittorio Viviani

Luoghi citati: Milano, Napoli