I sei raccontano la loro avventura

I sei raccontano la loro avventura L'AEREO FUGGITO DA PRAGA I sei raccontano la loro avventura Lunga preparazione del piano - A volo radente Oltre confine - Quello che gii aviatori non dicono (Nostro servizio speciale) Francoforte, 25 marzo. I sei uomini che hanno effettuato la più recente,, ed una delle più spettacolari, evasioni collettive dalla Cecoslovacchia hanno narrato oggi come siano riusciti < per un soffio » a eludere i <Mlg» comunisti, il Radar e il fuoco della contraerea. Ma su un punto 1 sei non hanno voluto parlare. Si sono cioè rifiutati di raccontare come abbiano ridotto all'impotenza i due uomini d'equipaggio che non erano a parte del loro complotto. E questo per il timore che in tal modo vengano privati della possibilità di fuggire in occidente altri aviatori cecoslovacchi che ne avessero l'intenzione. La conferenza stampa era attesa con vivo interesse e td"rmfamoltissimi erano i giornalisti Ipresenti. Il ventiquattrenne pi Iota del grande apparecchio delle linee nazionali cecoslovacche, Miroslav Slavak, ha narrato come improvvisamente mutasse rotta durante il viaggio Praga-Brno, scendendo a bassissima quota fino a radere quasi il terreno e scivolando» con il grosso bimotore Dakota C-47 al di là della frontiera, nel territorio della Germania occidentale. In un primo momento, ha ammesso Slovak, l'idea era di portare l'apparecchio, con tutte le ventinove persone a bordo, tra cui una donna e una ragazzina, direttamente in Inghilterra. Le informazioni sulle cattive condizioni meteorologiche lo indussero però a mutare programma e a cercare invece rifugio nella Germania occidentale. Alto, magro, nero di capelli. Slovak ha proseguito il rac- roaconto fra la profonda atten- j zione dei giornalisti. < Aveva- |paura di venire intercet-!mo 11111 111m11111111 ■ i r11 r111111111111111111 m11 c I tati dai cecoslovacchi ' — ha detto — avevamo paura dei " Mig ", della contraerea, dei riflettori. Cosi spegnemmo radio e luci di bordo, e volammo alla cieca >. Era un'idea folle.. Ma l'audacia venne ricompensata dal successo. Lo apparecchio non fu intercettato e tutto andò bene. Bohumil Suran è uno del due passeggeri che non sapevano nulla del progetto ma hanno deciso ugualmente di restare in occidente. Ha quarantasei anni, è ingegnere e faceva ritorno alla sua casa di Brno, dove lo attendeva la moglie. < Sono persuaso — ha detto Suran — che il novanta o anche il novantacinque per cento dei cecoslovacchi resterebbe a occidente se avesse la occasione che ho avuto io ». E questa l'opinione comune Idei sei profughi. Essi si dico- no convinti che gli altri ventitré occupanti dell'aereo abbiano deciso di tornare solo per motivi di famiglia e per Umore di ritorsioni a carico dei loro parenti. Nella conferenza stampa di oggi hanno parlato anche gli altri protagonisti dell'impresa. Il ventottenne Hevmut Cermak di Praga fu con la Raf quale osservatore-marconista durante la guerra, poi fece parte delle linee aeree cecoslovacche fino al 1950, allorché ne fu espulso solo « per essere stato in occidente ». Fu Cermak a concepire il piano di evasione, al quale ha preso parte anche sua moglie, Hana Cermakova, di trent'anni. « Dopo due anni di studio della situazione — ha detto — conclusi che l'unico modo di evasione era quello aereo, magari come semplice passeggero ». E ha aggiunto con un j sorriso: < Intanto continuavo |a lavorare come operaio ». Due !anm- fa aVeva fatto un volo a I Brno per constatare se gli avrebbero permesso di salire su un aereo quale passeggero malgrado la sua posizione di aviatore licenziato per sospetto. Il viaggio gli fu permesso, così si mise in contatto con il capitano Slovak delle cui idee era al corrente. La piccola e graziosa Hana Cermakova sorrideva ascoltando le parole del marito. Indossava un abito di gabardine grigia, con camicetta marrone e scarpe a tacco basso, c Io ho fatto solo da segretaria — ha detto — ho messo in contatto la gente, ho comprato i biglietti, facevo io le telefonate, nell'aereo me ne sono rimasta seduta mentre loro agivano ». Delle condizioni di vita in Cecoslovacchia Cermak ha detto che peggiorano continuamente: < Si sta peggio che nel 1948 e nel '49, e credo che fra un anno le cose saranno ancora più difficili ». Suran ha affermato che la morte di Stalin e di Gottwald non ha prodotto agitazione nè grande speranza di liberazione. Con Slovak e i due Cermak faceva parte del complotto il trentatreenne Bozidar Medie, tecnico televisivo jugoslavo che lavorava all'Istituto di ricerche sulle comunicazioni di Praga dal 1951. Il sesto del gruppo è Antonin Volejnicek da Brno. Ha ventotto anni, fu licenziato nel 1949 dalla scuola di scienze economiche di Praga in cui insegnava a causa del suo atteggiamento anti-comunista. Durante il viaggio si era addormentato. Poi si svegliò e si rese conto che stava succedendo qualcosa. Prese il telefondo di bordo e sentì che il pilota parlava in inglese chiedendo istruzioni per l'atterraggio. Riconobbe Francoforte e quando l'aereo prese terra sentì qualcuno che gli gridava se voleva tornare in Cecoslovacchia o restare. <Ho deciso ! di restare », ha sorriso, ma |non ha voluto spiegare oltre Lascia a Brno la moglie, i. g.

Persone citate: Bozidar Medie, Cermak, Gottwald, Hana Cermakova, Miroslav Slavak, Raf, Stalin