I fiordi liberi dai ghiacci che farebbero gola ai russi di Enrico Altavilla

I fiordi liberi dai ghiacci che farebbero gola ai russi VIAGGIO ALLA FRONTIERA TRA NORVEGIA E URSS I fiordi liberi dai ghiacci che farebbero gola ai russi Importanza di queste zone strategiche - Qui i tedeschi avevano le basi per i sommergibili e per le navi corsare Le carcasse degli "U.Boot,, immobilizzati dalle bombe inglesi - Quattrocento bandiere con la falce e il martello oltre 11 circolo polare -1 sovietici praticamente padroni dello Spitzberg - Le ombre della notte sulla tundra... (Dai nostro inviato speciale) Klrkenes, marzo. Ancora abbrunate con una fascia nera per la morte di Stalin, quattrocento bandiere con la falce e il martello segnano a molte centinaia di chilometri oltre 11 circolo polare artico la frontiera fra la Norvegia e l'Unione Sovietica; una delle due sole frontiere (l'altra si trova in Turchia) comune alla Russia e alle Nazioni del patto atlantico. Breve, ma importante frontiera. Mi sono convinto della sua importanza durante il lungo e complicato viaggio per raggiungerla, percorrendo in aereo e in autobus una distanza pari a quella fra Oslo e Palermo. E', nella sua prima parte, un viaggio compiuto a ritroso nel tempo1 e il trimotore sembra trasformarsi nella fantastica macchina ideata da Wells per volare all'indietro nel secoli. Le pianure dal blandi co¬ iliiii iiiiiimiiimmmiHimiiiiiiiiimiiiiiiii lori, dove la precoce primavera già fa verzicare le piante, e 1 campi morbidi e composti intorno a Oslo cedono il posto, a mano a mano che le eliche divorano chilometri verso settentrione, a selve spesse e selvagge dove le chiome verdechiaro delle betulle spiccano sul verde più cupo dei pini e del larici spruzzati di neve. A poco a poco la fioritura scompare come in un film documentario girato al contrario; gii alberi perdono altezza; la foresta si fa sempre più ingombra di neve fin quando muore a occidente nello squallore della tundra tutta bianca e a oriente In grandi, inaccessibili catene di montagne. Il trimotore si ferma a Bodoe dove, con l'aiuto degli americani, i norvegesi stanno portando a termine la costruzione d'uno del più grandi aeroporti militari d'Europa. VI potranno atterrare e decollare iiiiiiiiimiiin iiiiiiiiiiimimiiiiiiiiiiiiiiiihj anche 1 più giganteschi esamotori; quelli, per intenderci, che portano le bombe atomiche. Questo enorme aeroporto, molto vicino a Mosca e a Leningrado e a Murmansk e alle basi per proiettili razzo create dai russi lungo le coste estoni, è la prima ragione della grande importanza della piccola frontiera segnata da quattrocento bandiere rosse lungo le gelide tundre della Lappo nia. A Bodoe, che è già oltre il circolo polare artico, muore anche la ferrovia. Fra un mese, quando i laghi iperborei si scrolleranno di dosso il manto di "hisx-fio si potrà andare da fciodoe a Kirkenes in circa dieci ore di volo con gl'idrovolanti della SAS; adesso occorre affidarsi a tarchiati e ciabattoni autobus postali che impiegano tre giorni da Bodoe a Narvik, da Narvik a Troinsoe, da Tromsoe ad Alta, da Alta a Tana, da Tana a Kirkenes, costeggiando l'arcipelago di isole e di fiordi (ci sono, soltanto lungo quest'ultimo tratto della Norvegia settentrionale, 75.000 isole e 6.000 fiordi) che appena pochi giorni fa, dopo la fine del lungo inverno polare, hanno nuovamente rivisto la luce del sole. Un sole ancor pigro, che.soltanto verso le dieci e mezzo si decide a spuntare all'orizzonte e si corica un po' dopo le tre del pomeriggio. Ma le giornate s'allungano rapidamente; alla fine di maggio alba, aurora, crepuscolo, imbrunire, tramonto, notte, saranno concetti di cui si sarà quasi dimenticato il significato; e per tre mesi alto grandioso superbo 11 sole rimarrà in cielo per ventiquattr'ore il giorno; e le renne gli orsi i lupi i lapponi vivranno nella luce perpetua dell'estate polare. Già ora — ed è questa la seconda ragione della grande importanza della piccola frontiera segnata dalle bandiere con la falce e 11 martello — 1 raggi del sole fanno gibigianna sulle acque libere dai ghiacci dei seimila fiordi dove s'insinua con seimila lingue calde e talvolta addirittura bollenti la corrente del Golfo. Ma quando da « quota 96 », la cima più alta delle montagnole intorno a Kirkenes, scruteremo con un cannocchiale da marina le coste russe lungo il Mar Bianco e 11 Mar di Barents, le vedremo ancor tutte ingombre dai ghiacci che per sei mesi l'anno impediscono completamente, o permettono soltanto con l'aiuto dei rompighiaccio, l'usò dei porti nella penisola di Kola; così di quello di Murmansk. Cose del passato Nei labirinto dei seimila fiordi della Norvegia settentrionale i tedeschi avevano installato le basi per i sommergibili e per le navi corsare che tanto fastidio dettero ai convogli alleati; e mentre l'autobus ciabattone ansimando si arrampica fra le montagne intorno ai fiordi lungo la strada sdrucciolevole per il gelo, vedo emergere dalle acque come balene o delfini arenati sulla spiaggia, le nere carcasse degli « U. Boot. » immobilizzati dalle bombe inglesi o dagli attacchi dei partigiani. « Quello — mi dice un ufficiale di marina che si reca i Hammerfest — è il fiordo della nebbia»; e indica dal finestrino dell'autobus una stretta e lunga lingua di mare che, contorcendosi e aggomitolandosi come un verme, s'insinua nel mezzo delle mon'agne dove s'apre a formare un piccolo lago. « E' il fiordo di Kaa, dove i tedeschi avevano la base per la flotta corsara: lo Srharnhor.it, il Prinz Eugen. la Tirpitz che ogni notte venivano coperti da uno spesso velo di nebbia artificiale per proteggerli dagli attacchi della Rovai Air Force; ma senza successo » In fondo al Kaa fiord, simile a un gigan'esco cetaceo, riposa, la chl""lia impudicamente all'aria, la "orazzata Tirpitz; e la sera, luando facciamo tappa nella 'ocanda d'un villaggio, l'ufficiale invitandomi a tracannare d'un fiato solo un blcchierone d'acquavite non dice: « Skaal », li brindisi dì rigore in tutta la Norvegia, ma «Tirpitz ». che qui equivale all'in <?lese « bottoni up ». e cioè bicchier» rovesciato (come rove sciata è la Tirpit*;, per mostrare che non è rimasta una sola goccia di liquore nel calice. La locanda è molto moder- na, e moderne e di nuova costruzione sono le case dei villaggi della Norvegia settentrionale che furono tutte bruciate dai tedeschi durante l'ul-_ Urna fase della guerra e sono" poi state ricostruite. * Per punire i partigiani — dice l'ufficiale — I nazisti adottarono la tattica della terra bruciata, esasperandola con irridente sadismo: in ogni villaggio risparmiarono soltanto le latrine pubbliche, a Hammerfest anche una casa per appuntamenti » « Cose del passato — dice un altro viaggiatore. — ciò che preoccupa è ora l'avvenire: non è piacevole avere in co- mune una frontiera con la Russia, senza neanche uno Stato cuscinetto o neutrale nel mezzo. Specialmente pensando che poche decine di miglia dietro questa frontiera cominciano i fiordi liberi dai ghiacci il cui possesso farebbe più gola ai russi, nel caso di guerra, del controllo dei Dardanelli. I sommergibili sovietici — e si dice che la Russia ne abbia 400, quasi tutti Schnorkel — che dal Mar Bianco potessero venire ad annidarsi nel Kaafjord o neWAltafford rappresenterebbero un grave e continuo pericolo per i convogli fra gli Stati Uniti e l'Europa Fino all'ultimo giorno della guerra: perchè da terra i fiordi possono essere occupati in un paio di giorni, con molta facilità; dal mare sono imprendibili: gli sbarramenti di mine all'entrata, le artiglierie costiere lungo fianchi lulle montagne, la stessa forma ad imbuto di questi fiumi marini scoraggerebbero ogni attaccante. Gl'inglesi provarono una volta sola ad entrare con la flotta in un fiordo difeso dai tedeschi; e le perdite che subirono furono così gravi da toglier loro per sempre 11 desiderio di ritentare ». Soldati camuffati Dopo tre giorni di viaggio in un paesaggio quasi tutto verticale (ì contadini norvegesi, che coltivano i campi con lo stesso accanimento dei liguri delle Cinque Terre, si fanno calare con le corde nelle valli per tagliarvi il fieno), arriviamo a Kirkenes dove prendiamo commiato dai compagni con 1 quali abbiamo diviso l soffici letti delle locande e le dure panchine dell'autobus: minatori, mercanti di pellicce e un paio di lapponi che portano larghe brache adorne di pelli di volpe e casacche alla russa, e dalle caviglie fino a tre quarti di gamba due attillàtissimi tubi di pelle di renna, rinforzati ai polpacci da gambali della stessa pelle. Sono stati In città a far provviste, per conto di tutta la tribù, in previsione dei lunghi mesi estivi che trascorreranno nella tundra o sulle montagne seguendo le loro centomila renne alla ricerca d'ombra e di fresco. I mercanti proseguono per la zona di Capo Nord, dove vanno a far incetta di pelli pregiate, specialmente di foche e di volpi. I minatori s'imbarcano per lo Spitzberg, le cui miniere di carbone sono sfruttate da norvegesi e russi. Questi si sono praticamente impadroniti dell'isola, che il governo di Oslo s'impegnò trent'anni or sono a non fortificare; e vi hanno inviato migliaia di soldati camuffati da minatori ingegneri tecnici eccetera. In caso di conflitto le basi aeree dell'isola, che sono quasi equidistanti da Londra, da Mosca e dal grande aeroporto americano di Thule in Groenlandia, cadrebbero nelle mani dei russi come pere mature Kirkenes è già nella regione di confine; a poche miglia dalla città sventola, mossa da un fiato di vento, la prima delle quattrocento bandiere abbrunate con la falce e il martello. Il capo della polizia di Kirkenes. Jonas Madsoe, ci affida a una pattuglia di sciatori della guardia alla frontiera insieme ai quali, mentre le ombre della notte già scendono sulla tundra nelle prime ore del pomeriggio, ci avviamo lungo le sponde del Pasvikelv, il fiume — ora ghiacciaro — che per oltre duecento chilometri fa da confine tra la Norvegia e l'Unione Sovietica. Enrico Altavilla KRISTIANSAND

Persone citate: Boot, Jonas Madsoe, Kola, Prinz Eugen, Stalin, Wells