Le reliquie di Tifo Speri ira una mostra a Brescia

Le reliquie di Tifo Speri ira una mostra a Brescia LmJB ONORANZE Al MARTIRI ni BEImFlORE Le reliquie di Tifo Speri ira una mostra a Brescia Le pagelle di scuola, i libri, i primi saggi poetici - La preparazione della rivolta e la lotta sulle barricate contro Haynau - Le ultime lettere dal carcere prima del supremo sacrificio (Dal nostro inviato speciale) Brescia. 17 marzo. Mantova e Verona e Brescia hanno degnamente ricordato quest'anno gli uomini che donarono i loro ultimi pensieri alla liberazione dell'Italia, dallo straniero; quei loro concittadini, che. dopo la grande crisi storica degli anni 1848 e '49, non disperarono della patria, e credettero, con Giuseppe Mazzini, che l'Italia fosse una realtà umana e civile che non poteva essere annientata dalla, forza vittoriosa di una soldatesca prepotente o crudele. Brescia, in particolar modo, volle ricordare in Tito Speri, uno degli undici mandati a morire sul patibolo austriaco di Belfiore e di fuori Porta San Giorgio, il combattente delle Dieci giornate, che giustamente fecero di questa città fiera e gagliarda la Leonessa d'Italia. E celebrò questo suo generoso concittadino con una mostra storica ordinata dal prof. Ugo Baroncelli, in una grande sala del Palazzo Municipale, mostra che fu suddivisa in sezioni corrispondenti ai diversi momenti ■vissuti da questo suo giovane eroe, che stette saldo sulle barricate erette nel marzo 1848 contro la dura stretta di Haynau, e che continuò, dopo quella grande prova di valor collettivo, a preparare nel segreto delle congiure la redenzione d'Italia. Uno studente scrupoloso Come appare dai documenti qui raccolti con amorosa diligenza dall'ordinatore della mostra, lo Speri fu uno studente scrupoloso e disciplinato. Le votazioni che gli furono conferite dai suoi insegnanti, i libri che ottenne in premio alla fine di ogni anno scolastico, lo dicono « eminente » nello studio e nella condotta. Studiava, amava la poesia, ed alcuni suol saggi poetici autografi figurano nelle ordinate vetrine di questa sala, che vuole risvegliare, col ricordo degli uomini, a sapore della vita ottocentesca, la quale rivive nelle stampe del tempo, e nei dipinti dell'Inganni e del Renica, e nei mobili e nelle miniature che parlano col linguaggio di un passato che non è più. Tito Speri avrà certo sentito parlare, nella sua età giovanile, e i e e i o , M a i i. o a e d ohi nè Il a e o onie loe le aae, oifertile di immagini, calde e generose, di Federico Gonfalonieri, di Giacinto Mompiani, di Luigi Lechi; e di questi precursori delle patriottiche cospirazioni lombarde e bresciane sono qui raccolte le immagini, gitasi a significare che le dieci giornate ed i processi di Mantova germogliarono su di un terreno, che altri volenterosi avevano arato e seminato Peccato che in questa così nobile mostra manchi un ricordo di BttvU) Moretti, il più audace, il più risoluto fra i cospiratori del 1811, fra i carcerati lombardi dello Spielberg. Poi, ecco , i documenti del 1848. Sublimi illusioni, preparate in un primo tempo dalla perseverante cospirazione maz ziniana, ed infine dall'Imma gtnosa dialettica giohertiana, che tanto contribuirono a posare in maniera irrevocabile il problema dell'Italia indipen dente ed unita. Tito Speri, che nel 1848 non ha che ventitré anni, si trova a Milano quando, il s gennaio, la soldatesca austriaca infierisce contro la popolazione della capitale lombarda impegnata nello sciopero del fumo, e ne- riporta una impressione penosa, che s'affretta a rivelare in una lettera di qualche giorno dopo, inviata al suo tutore Giuseppe Pilati. Ma nel 1848 la partecipazione dello Speri agli avvenimenti politici e militari di quella prima fase della rivoluzione nazionale è limitata. Forse le delusioni, gli sconforti, i rovesci del 1848 suscitarono in lui quel fervore d'azione, 'che lo fecero primo fra i primi nell'anno seguente, il 1849, quando gii italiani tentarono di riparare alle sventure dell'anno precedente, ed a Novara, a Brescia, a Venezia, a Roma mostrarono che, se non erano in grado di vincere, sapevano almeno preparare l'avvenire. Si prepara la rivolta L'insurrezione di Brescia era stata lungamente organizzata, d'accordo con il Governo e con il Comando dell'esercito regio di Torino. La ripresa della guerra nel 1849 doveva essere, infatti, fiancheggiata dall'insurrezione popolare lombarda, e Bergamo e Brescia e Milano erano chiamate a rinnovare i prodigi del marzo dell'anno prima, onde rendere più rapida e decisiva la vittoria delle armi regolari. Qui in Brescia, un dottore, Bartolomeo Guaita, che a tut ti teneva celato, anche a sua moglie, il suo attivo carteggio con i fuorusciti lombardi riparati a Torino, preparava con quotidiana scaltrezza l'insurrezione di questa città: le valli vicine ave vailo celato gran numero di bresciani disertori dell'esercito austriaco, i quali IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII1IIIIIIIIIMIIIMHIIII aaciapBg , , , , a o n i n i i I aspettavano un segnale per accorrere nel capoluogo, e combattere, e vincere. Quando il 10 marzo '49, denunciato lo armistizio Salasco dell'anno prima, la guerra ricominciò, Brescia era pronta alla rivolta ed alla lotta. Le notizie precise della guerra mancavano. Circolavano, anziché le notizie veritiere, informazioni varie e diverse, che narravano d'una grande vittoria dell'esercito regio e di un armistizio che avrebbe costretto l'esercito austriaco a sgomberare il suolo piemontese, e a retrocedere al di qua del Ticino. Brescia, all'infuori del castello dominante la città, che era fortificato, ed in mano di un presidio austriaco, era sgombra di truppe nemiche, le quali erano state chiamate ad unirsi all'esercito di Radetzky mandato a combattere in Piemonte. Perciò i bresciani non tardavano a prendere le armi, ed a sfidare la minaccia del cannone nemico, che dal castello fu pronto a seminar distruzione e morte sulla sotto stante città. Un messaggero austriaco riuscì a sfuggire alle sentinelle bresciane appostate intorno alla- città, ■ ed a rag giungere Mantova, per invocare soccorso: ed il soccorso non tardò a venire, guidato dal generale Nugent. Non guerra, ma macello I bresciani non tremarono per questo. La lotta infuriò a Sant'Eufemia della Fonte fuori d\ città ed a Porta Torrelunga sulle mura cittadine, con estremo furore: Tito Speri era sempre in prima fila, soldato e capitano. Lo stesso Nugent cadde ferito e, finché non sopraggiunse il generale Haynau con buon nerbo di truppa, la epica lotta restò incerta; ma quando Haynau potè aggirare Brescia e raggiungere il castello, che continuava a vomì tare ferro e fuoco sulla dilaniata città, la lotta cessò di essere guerra e rivoluzione, divene macello e distruzione. Cesare Correnti ha narrato in un libriccino, che corse l'Italia e l'Europa, e che tanto contri bui a suggerire agli operai inglesi un gesto di vituperio per la persona dell'Haynau, quando questi qualche anno dopo pose piede in Inghilterra, ha narrato con parola commossa, che forse Tito Speri contribuì a rendere più calda e veritiera, gli orrori di questa mischia feroce che ebbe fine solo il 2 aprile. Tito Speri, riparato all'estero dopo le dieci giornate, fece ritorno a Brescia quando l'imperatore d'Austria ebbe concessa un'ampia amnistia per gli insorti del '49. Riprese subito a cospirare, partecipò a quella generale cospirazione che era diffusa in tutta Italia e che nel Lombardo-Veneto si conchiuse con i processi mantovani e còl martirio dei patrioti spenti a Belfiore. Le sue lettere, i suoi estremi sospiri, le reliquie della sua dolorosa prigionia sono qui raccolti in questa mostra bresciana, destinata a perpetuare il culto delle patrie memorie, a ricordare alle giovani generazioni il sublime sacrificio dei precur. «ori del moto unitario nazionale. ctmimnsdugm