I prodigi dei restauri in una mostra romana

I prodigi dei restauri in una mostra romana DIECI CAPOLAVORI A PALAZZO VENEZIA I prodigi dei restauri in una mostra romana II "miracolo,, della "Flagellazione,, - la trasformazione subila da un minuscolo Antonello da Messina Roma, 6 marzo. Ce" da stamane a Palazzo Venezia,, in un salone appartato del museo, un quadro come- un miracolo; una tavola di pioppo, poco più larga di sessanta centimetri, alta meno d'un metro: uno di quei quadri che basterebbero da soli a trasmetterci il messaggio di ttròta un'epoca, a svelarcene il fiore segreto. I suoi ori e i suoii rosa splendono quasi « sullo sfondo d'un abisso », eterni; con smarrimento cercammo invano questa tavola l'anno scorso al museo di Urbino, che era il suo luogo da secoli; la credemmo perduta: oggi la ritroviamo qui, la < Flagellazione » di Piero della Francesca, con ano smalto di toni arcanamente più terso e più giova- miimirmniiHmmumimmiMimmmiiniwn i e , , , , , i è l , ne. L'istituto del restauro ce l'ha restituita. La «Flagellazione» è probabilmente la vetta d'una mostra singolare, 1 cui criteri sono in primo luogo tecnici o didascalici e che offre un manìpolo ristrettissimo ma insigne di capolavori, suffragato da un corredo cospicuo di grafici, di « prove », di fotografie, di testi metodici. Siamo di fronte a un'esposizione di virtuosismo non priva d'una punta polemica: l'Istituto Italiano del restauro, considerato da molti anni il più efficiente d'Europa, è giunto al livello della perfezione scientifica; da molti anni accusato di «snobismo» (nel senso che dedicherebbe lo proprie cure a pochi quadri ben scelti non impegnandosi che nell'arduo) vara in Palazzo Venezia una « rassegna » imperniata solo su dieci tavole. Ma quali tavole! E Cesare Brandi, il critico-esteta che dirige il Centro romano, sorrideva con compiaciuta svagatezza, fra giornalisti e signore del bel mondo, al vernissage di stamattina. Di Piero della Francesca, dunque, gli allievi di Brand) hanno ridato vita alla stupenda policromia di Urbino (non è immaginabile il nuovo risalto del robone damascato che ammanta la figura di destra, ni il fulgore grigio-roseo, di opaco corallo, della « fuga » architettonica scandita dalle colonne del tempio); hanno risuscitato l'incanto notturno del grande trittico della Galleria Nazionale di Perugia che affianca I santi Antonio, Francesco, Giovan Battista ed Elisabetta a una tenerissima figura della Vergine, ed ha sulla cimasa un'Annunciazione pensosa di mistero liturgico mentre, nella umile predella sagomata di noce oscuro, San Francesco riceve le stimmate: è buio, paiono respirare 1 sassi della montagna, il fuoco di Cristo dardeggia nel cielo, da oriente, simile a una cometa d'oro. Tutta una serie di accorgimenti, di tentativi, di dispositivi fisico-chimici sono valsi a ritrovare nelle tavole «curate » (spesso con lavoro di anni) il tono esatto delle tinte come delle proporzioni smarrite. L'apparecchio per le radiografie stratigrafiche e stereoscopiche di cui dispone il Centro di San Pietro in Vincoli è unico al mondo, costrutto sul progetto di Augusto Vermeheren; si ricorre ai raggi ultravioletti come a un normale strumento d'indagine; le fotografie in agfacolor, delle quali ci si serve durante 11 restauro per un tenace controllo, vengono eseguite ormai nei laboratori dell'Istituto; fra breve uno speciale spettrofotometro consentirà di «definire» 1 colori attraverso la rispettiva lunghezza d'onda, «col che sarà possibile determinare sia lo scadimento cromatico che 1 metodi per diminuirlo al massimo»: si combatte contro il tempo, minuziosa e pacifica guerra. E non si tratta soltanto di questo. «La Pietà» del Beato Angelico, che il museo fiorentino di San Marco ricevè due secoli or sono dalla chiesa di S. Maria della Croce, ha rilevato, accanto agli effetti d'un incendio, le tracce d'un restauro neo-classico, empirico insieme e stranamente abile: giun¬ gedeml'IsopredscdepivetezitogrliCrMrvtnmlmcdadcfdelm«mvladntsszmlegtntd'mnmniininiiinniiinifiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii e i » e o o a , d a a , l l gere alla « materia » originale del dipinto è stata forse la maggior fatica dei tecnici dell'Istituto: adesso «La tavola soave » di Fra Giovanni impreziosisce la mostra romano, ed è veramente come se le riscoprissimo, col rosa fiabesco del volti acceso in un altro rosa più intenso, e 1 panneggi delle vesti scarlatte o turchine atteggiati a un'imprevedìbile grazia, e più sonore le aureole attorno al capo dei santi, più gracile la purezza del cielo. Un'altra tavoletta dell'Angelico, «La sepoltura del martiri Cosma e Damiano », anch'essa ridestinata al convento di San Marco, ci commuove, dopo 11 restauro, per motivi ben diversi da quelli che formavano, tradizionalmente, li suo fascino basato sul nitore delle immagini quasi miniate e su quel la famosa, improbabile sagoma di cammello mansueto che campeggia nel gruppo del fé deli: il restauro ha ridonato alle case, ai templi dello sfondo una vibrazione carica compatta, esaltata da una luce fermissima Ma forse nulla, nel « Saggio » di Palazzo Venezia merita di esser chiamato prodigio come la trasformazione di un mi miscelo Antonello da Messina, « I tre angeli davanti ad Abramo », che appartiene alla sovraintendenza di Reggio Calabria e non era, prima che lo affidassero agli uomini di Brandi, se non un ovattato, cupo notturno in cui dominavano toni d'un marrone spento. Lo sfondo primitivo è emerso: vi si sviluppa, con delicata paziente poesia, un paesaggio luminoso e netto, irradiato dalla luna, dolci alberi sulle colline, e fontane, e cespugli, e un gregge come visto in sogno tutto tace. nell'Innocenza della notte: non diversamente c'in tenerisce la Bibbia nell'idillio di Booz. Carlo Laurenzi bdSme

Persone citate: Antonello Da Messina, Brand, Carlo Laurenzi, Cesare Brandi, Giovan Battista, Piero Della Francesca

Luoghi citati: Europa, Perugia, Reggio Calabria, Roma, Urbino, Venezia