Tutti "innocenti" gli accusati dell'eccidio dei conti Manzoni

Tutti "innocenti" gli accusati dell'eccidio dei conti Manzoni Tutti "innocenti" gli accusati dell'eccidio dei conti Manzoni Singolare interrogatorio del "francese,, che si difende ammettendo imbarazzanti particolari (Dal nostro inviato speciale) Macerata, 3 marzo. Colombo Tasselli, detto 11 « francese >, rappresenta nel processo Manzoni una parte che non manca mal negli intricatissimi drammoni a sfondo politico-sociale, con morti feriti, arrestati e latitanti, che scoppiano in Romagna nelle ore più incandescenti e più confuse della sua storia, quando l'aria sa di polvere da sparo e il sangue ribolle come 11 sangiovese. E' la parte del romagnolo che ha vissuto all'estero e che ritornò al paese, giusto In tempo per compromettersi e per finire fra le braccia dei fratelli cBranca», vulgo carabinieri. La storia del coprifuoco «MI hanno accusato, ma sor no innocente », ha cominciato stamane Tasselli, ripetendo al Presidente, dott. De Marco, press'a poco ciò che egli aveva detto al dibattito del 1951: l'arresto Inaspettato, l'interrogatorio del maresciallo Doro e poi le percosse, le « torture » per fargli confessare di avere partecipato all'eccidio. «Negai — riprenda l'Imputato — ma mi misero persino le catene ai piedi, mi picchiarono violentemente, mi torturarono dalla notte del 26 luglio fino al 1° agosto, mentre il brigadiere Sasselli, seduto davanti alla macchina da scrivere, incalzava: " Devi dire che c'eri " ». Dopo l'interrogatorio incominciano 1 confronti. Tasselli — Venlerl aveva una escoriazione sulla fronte e un occhio tumefatto. Presidente — Venlerl non lo ha mai detto al giudice Istruttore. Quanto a voi, il giudice parla dell'orgasmo da cui eravate preso, senza accennare alle sevizie. Tasselli — Io non ce l'ho col giudice, ma coi carabinieri. Avevo la coscienza di essere caduto in un tranello. Alla fine, per salvarmi, • accettai alcuni particolari del memoriale di Cassani, pur sapendo che era falso. Presidente — Ma voi non avete mal accettato niente, e vi siete sempre protestato innocente! Questa ammissione di Tasselli contraddice in parte le vecchie deposizioni, e gli avvocati corrono in aiuto dell'exseminarlsta che, in verità, si spiega male e interrompe il suo lungo racconto con slnghlo'zzl e sospiri. «Voglio dire — prosegue il Tasselli — che mi misi ad Imbastire con calma sul particolari riferiti dal Cassani e ammisi di essere andato in giro, quella sera, Insieme con Tozzi, Bagnaresl e Salami, ad Intimare il coprifuoco. E' una storia che inventai per ridurre al minimo le accuse» Presidente — Non dovevate dirlo. VI compromettevate lo stesso. Tasselli — E' infatti la cosa iiiiiiiiiiiiiiiiiiiinniiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiin o che mi ha angosciato in tutti questi anni. Pubblico Aflnlsrero ViUacci — Se è vero, come voi affermate, che dovevate adattare la vostra versione alle Invenzioni altrui, quale motivo adduceste per ordinare il coprifuoco? Tasselli — Dissi che stavano per passare dei fascisti, e ciò era pericoloso per la popolazione. Pubblico Ministero — Pericolosi fascisti nel luglio 1945? Ma a chi la vuole dare ad intendere? Tasselli nega di avere impugnato una pistola la sera del 7 luglio, nega di essere stato con Cassani nel primi tre mesi di carcere e piangendo al scaglia contro Baroni, il vecchio contadino che due anni fa confermò di avere veduto il «francese» alla Frascata. < Quando venne qui e mi riconobbe senza esitare — prosegue l'Imputato — capii che il Baroni era un porco e un venduto. Quando ero libero mi aveva sempre scambiato con mio fratello, anche lui partigiano nella zona di Giovecca», Anche Novello Tozzi e Gianprimo Bagnaresl fanno parte del gruppetto che si presentò alla Frascata. «Nego come ho sempre negato. Non ho parte cipato nemmeno al coprifuoco » afferma Tozzi, e ripete il suo alibi: in quel tempo egli ebbe un piede schiacciato per un infortunio sul lavoro, e non potè muoversi di casa. Presidente — Però il 2 luglio tornaste al lavoro. Tozzi — Avevo il piede fasciato, e mi movevo malamente. Faccio 11 muratore, e dal 2 al 10 luglio lavorai in una casa che distava dalla mia non più di cento metri. L'aw. Carli, di parte civile, rileva che non furono fatte de nunce nè pratiche assicurative per quell'infortunio; interviene l'aw. Amadei della difesa e Tozzi Insiste nella sua deposizione: «Stetti a casa quindici giorni ». Un fatto nuovo Anche Bagnaresl, un giovanotto ben vestito, che si espri me con proprietà, nega, come già nel 1951, ogni addebito. Faceva l'impiegato a Milano, quando i carabinieri vennero a prenderlo. Prima di trasfa rirsi In Lombardia, Bagnaresi abitava a Belrlccetto, un pae se di là dal Santerno, e si era occupato, oltre che di questioni politiche organizzative, della sala da ballo gestita dall'ANPI. Il 7 luglio 1945 cadeva di sabato, e Bagnaresl, di sabato e di domenica, non lasciava mai il locale affidatogli. E Inoltre le comunicazioni per Giovecca e la Frascata erano ancora interrotte dal tempo di guerra, e 1 ponti sul Santerno distrutti. Improvvisamente Bagnaresi mette una pulce negli orecchi dei giudici: «So che il maresciallo Doro, che ha sposato una lontana parente di mia madre, si trovava sbandato nella mia zona durante l'occupazione tedesca. Dopo la Liberazione egli richiese al C.L.N. di Belriccetto un attestato di partigiano. Fui incaricato Io delle indagini relative, ma poiché risultò che egli non aveva partecipato ad alcuna azione di guerra (erano necessarie almeno tre azioni a fuoco) non gli rilasciai l'attestato. Non so se il suo astio contro di me sia stato causato da quel rifiuto. Pubblico Ministero: — E' un fatto nuovo. Perchè viene fuori soltanto adesso, nel 1953? Bagnaresi: — Non sapevo se potevo dirlo prima. Poi l'interrogatorio si chiude a tarda sera con Mino Martini e con Secondo Guerra. Negativi su tutta la linea. Anche oggi, lodi aperte a Silvio Pasi, parole più generose per 1 conti Manzoni, critiche più aspre per i carabinieri ravennati; sono le nuove sfumature che ■1 avvertono nel processo, edizione 1953 Giorgio Vecchietti

Luoghi citati: Lombardia, Macerata, Milano, Romagna