Il Valente narra la storia del suo amore per Concettina
Il Valente narra la storia del suo amore per Concettina ML PROCESSO XASSO A SANREMO Il Valente narra la storia del suo amore per Concettina Un teste accusa il giovane di averlo visto abbracciato con fa ragazza - Il tentativo di "perdonanza,, a n l , a , , a e n a e e l e e à n o r i - (Dal nostro inviato speciale) Sanremo, 2 marzo. « Io non appartengo all'onorato società — ha esclamato con sarcasmo il giovane Antonio Valente al processo contro Giuseppe Nasso — non sono riè malandrino, nè picciotto, nè sbarrista». La vecchia Calabria tradizionalista, che ascoltava dietro le transenne col flato sospeso — volti abbronzati, capelli corvini, uomini e donne che rinunciano alla misera paga di una giornata per seguire qui, in quest'aula di Corte d'Assise, la sorte dì Giuseppe Nasso e di tutto un modo primordiale di sentire e di vivere — ha commentato con un grave silenzio. Più tardi, quando un imputato minore, certo Corso, si liberò di un grosso peso e gridò di avere, In un canneto, sorpreso Concettina Nasso e il Valente abbracciati, un applauso scrosciò unanime dalla folla dei vecchi calabresi. Il presidente tolse l'udienza, richiamò all'ordine pubblico, patroni, testi ed imputati. Ma s'era già capito da quale parte piegava 11 favore della fnltn oscura e indistinta. Crogiolo di passioni A Sanremo c'è un imputato ufficiale, il Nasso, che uccide la figlia, ne scavalca 11 cadavere e rincorre per i campi il « traditore ». E c'è una vittima, l'Antonio Valente. Ebbene, se il giudizio dovesse farlo il pubblico, le parti probabilmente sarebbero scambiate. Tutta l'udienza è dedicata a ricercare nell'agitato crogiolo delle passioni il filo conduttore del delitto. In mattinata alcuni sottufficiali del carabinieri hanno riferito sullo svolgersi delle indagini, sulla condotta del Nasso in cella di sicurezza, sull'attività degli imputati minori e su altre circostanze. Tra esse, delicatissima, la vera natura dei rapporti tra l\ padre omicida e la figlia, che fu vittima della sua ira. « Concettina conduceva vita 11111 ! ; ! 11111 [ 11111111111S1111111M ! 111111111111111111M : M lt ritìratissima, al cinema, al ballo, al lavoro non andava se non accompagnata dai genitori », hanno detto i testi. Sulla presunta morbosa passione del Nasso per la ragaz^ za, 1 carabinieri hanno raccolto soltanto voci di confidenti. «Non potete, — è scattato vivacemente 11 difensore aw. Monteverde — non potete far entrare dei fantasmi in quest'aula. Se ci sono testimoni, vengano avanti. Se soltanto delle voci avete raccolto, esse siano disperse. L'ergastolo è in gioco ». La battaglia si è accesa cosi con questo primo -guizzo. Quando poi entrò in aula la parte lesa, Antonio Valente, — un bel ragazzo dai folti capelli scuri, dall'occhio attento — sembrò che nella sua gabbia Giuseppe Nasso vacillasse sotto la sferza di un odio lacerante: pallidissimo, fulminò il rivale con uno sguardo rabbioso, si afferrò con le dita tremanti alle sbarre, si morse le labbra e le unghie, poi si rincantucciò accasciato, sulla sua panca. Copiose lacrime .gli scendevano sul volto, quando Antonio Valente cominciò a parlare. < Conobbi Concettina nella estate del 1948; lavoravamo sotto lo stesso padrone. Ci scambiammo parole di simpatia, ma quando le proposi di corteggiarla, mi avverti che bisognava chiederne il permesso a suo padre. Appena una settimana dopo — ha narrato il Valente — mi invaghii di Annunziata Laganà, calabrese anch'essa, che lo avevo vista per la prima volta Dimenticai Concettina, non l'incontrai che raramente poi, durante il mio fidanzamento con Annunziata. Ci salutavamo senza rancore. Fu sua madre che un giorno mi affrontò rinfacciandomi di avere baciato la sua tigliola. Ne gai, chiesi un confronto con la ragazza. Concettina era in casa, emozionatissima. Nel ve dermi entrare, lasciò cadere a terra specchio e rossetto ». Giuseppe Nasso, con voce gutturale, interrompe dalla gabbia: < Disgraziato, mia li glia non ha mal usato ros setto! ». * Il teste prosegue: «Concettina, alle mie domande ci pensò sopra molto a lungo, poi rispose: "Si, è vero, mi hai baciata sulla strada di Porta Canarda". Io allora uscii sdegnato, ma sua madre mi avvertì minacciosamente: " Ricordati che hai baciato la figlia di Giuseppe Nasso. Ti farò ammazzare " ». Antonio Valente prosegue descrivendo la spaventosa vendetta tentata dal Nasso per due volte. Egli nega che vi- fosse un appuntamento segreto, quella sera d'ottobre, tra lui e Concettina. Nega pure che fossero abbracciati quando l'omicida sparò. Egli stava invece scendendo, ignaro di tutto, per un sentiero tra le fasce di terra, recando in mano alcuni frutti maturi. Vide e riconobbe lo sparatore, Giuseppe Nasso, lo stesso che, otto mesi più tardi, ricomparve con II mitra spianato sul ciglio del terrapieno dove 11 Valente con la moglie e 11 cognato stavano lavorando. Battaglia fra le parti Tra i due episodi c'è un intermezzo importantissimo: la « camorra » calabrese in Riviera tenta di evitare scandali e processi. Un < messo di perdonanza » si muove nell'ombra, tra 11 latitante Giuseppe Nasso e l'Antonio Valente «Chi ebbe l'iniziativa di chiedere la perdonanza? » domanda il presidente. Accusa tori e difensori si battono su questo particolare: tutto il racconto di Antonio Valente si regge sull'affermazione che i rapporti' tra lui e Concettina furono del tutto innocenti Al contrario 1 difensori del Nasso sostengono che la relazione fu intima, la provoca- zione gravissima. E' la < cau sa d'onore » che riaffiora Insistentemente. « Perchè vi odiava tanto 11 Nasso? Rispondete Antonio Valente », incalza l'aw. Monteverde della difesa. « La procedura vieta questa domanda », s'alza a dire il Procuratore generale. In breve gli avvocati delle parti avverse si scontrano clamorosamente, Nasso interviene dalla gabbia e anche uno degli imputati minori, il Corso, scatta in piedi dalla sua panca presso la gabbia: «Io vi ho visto, Valente — esclama il. Corso con l'indice puntato sul' teste — vi ho visto uscire dal canneto con Concettina! ». Ed è a questo punto che scoppia l'applauso di cui si parlato in principio, applauso che sottolinea l'adesione pubblica al « motivi d'onore ». Ma nulla di positivo si riesce a chiarire. Di positivo c'è soltanto che il Valente rifiutò di patteggiare la perdonanza sulla cifra offerta dal Nasso. Poi, sulla pedana, è salita Carmela Nasso, moglie dell'imputato, principale, un tragico testimone in cui l'angoscia per la figlia perduta tumultua In sieme all'odio per colui che la insidiò e con l'affetto per 11 marito che la vendicò ucci dendola. E' sembrato davvero che il senso dell'onore soverchiasse, in questa disperata donna, la sua pena di madre, ed ogni altro sentimento. Gigi Ghirottì IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII
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