La folla si solleva per Impedire che lo Scià abbandoni il Paese

La folla si solleva per Impedire che lo Scià abbandoni il Paese Ore drammatiche in Persia per il contrastò tra l'Imperatore e Mossadeq La folla si solleva per Impedire che lo Scià abbandoni il Paese 11 palazzo reale presidiato dal popolo - La casa del Primo .Ministro assalita dai dimostranti -1 soldati sparano: un morto e 14 feriti - Anticipato il coprifuoco - Il leader religioso Kashani si schiera col Sovrano Mossadeq in pigiama si rifugia in Parlamento dopo un colloquio con lo Stato Maggiore dell'Esercito (Nostro servizio speciale) Teheran, 28 febbraio. La situazione nella capitale sta diventando grave dopo la minaccia dello Scià di lasciare il paese per contrasti con il premier Mossadeq. L'ira della folla è esplosa contro il vecchio uomo politico. Schierati su quattro file, baionetta in canna e con l'appoggio dei carri armati, i soldati hanno atteso l'urto della folla. Hanno sparato, e mentre le bombe lagrimogene esplodevano sui dimostranti in tumultuosa ritirata si levavano le grida acute dei feriti. Un morto, quattordici feriti gravt ed altri meno seriamente. Il premier che cerca rifugio in Parlamento ed il Sovrano che si stava allontanando indotto à mutar parere dalla protesta di devozione del popolo. Questi i punti salienti della turbinosa giornata di Teheran. Stanotte nella capitale vige, come di consueto, il coprifuoco, anzi il suo inizio IIII(ltllll[ll(l!fltl1IIIMIIIIII[llll IIIIIIIIIIIMItS è stato anticipato alle ventitré, mentre l'ora normale è la mezzanotte.. I portavoce della folla che per tutta la giornata è rimasta davanti a palazzo reato — sono più di cinquemila persone — hanno fatto sapere che nessuno intende muoversi di lì. Vogliono evitare, hanno detto, che Reza Pahlevi, lo Scià, muti ancora decisione. II trentatteenne sovrano aveva annunciato stamane che si accingeva a lasciare il Paese « per ragioni di salute ». Afa questa motivazione non convinceva i fedeli sudditi, perchè tutti sapevano a Teheran della tensione esistente fra lo Scià e il premier Mossadeq. E una folla urlante si radunava davanti a Palazzo Reale gridando a Reza Pahlevi: « Non lasciarci orfani ». La situazione precipitava rapidamente nel drammatico, e doveva sfociare nello spargimento di sangue. Mentre la folla continuava a tumultuare e le donne piangevano e gli oratori improvvisati percorrevano la città esortando dall'alto degli autocarri il popolo a intervenire per trattenere il sovrano, gli studenti sventolavano bandiere nazionali; mentre gli osservatori si chiedevano se lo Scià intendesse andare in Isvizzera, in Italia o in Spagna; mentre la polizia si preparava a intervenire in caso di disordini. Mentre tutto questo accadeva, anche i dirigenti politici del Paese si mettevano in movimento. La questione prendeva subito un aspetto di dilemma: Reza Pahlevi o Mohammed Mossadeq. L'annuncio di partenza del sovrano diceva che questi si sarebbe allontanato (alle l"t, si apprendeva poco dopo) per un periodo indefinito, lasciando 4 poteri delia' Corona a un consiglio di reggenza, composto del fratello, di.Reza, Gholam,' del ministro di' Corte Hessein Ala e di Mossadeq. Ma il comunicato non precisava se la partenza avesse carattere definitivo, implicasse cioè abdicazione. Questa incertezza veniva interpretata in seìiso sfavorevole, nel senso cioè che lo Scià stesse per andarsene per sempre. E comunque la reazione dei leaders politici contrastava subito con la tesi dei motivi di salute. Il Majlis (Parlamento) si riuniva in seduta di emergenza, e decideva di far chiedere al suo Presidium un'udienza allo Scià per indurlo a recedere dalla decisione. E il mullah Kashani, il potente capo reli- flioso che fu un tempo braccio destro di Mossadeq ed è ora al Parlamento avversario del premier gettava il peso dei suoi seguaci dietro lo Scià. Negli ultimi giorni le divergenze fra Reza e Mossadeq si erano fatte più acute, culminando in un colloquio durato quattro ore, al termine del quale veniva comunicato che si erano evitati seri svilupp' della situazione e che lo Scià dava ora pieno appoggio al premier. Ma si era al corrente dello stato di tensione esistente fra i due uomini, sia in merito agli <.intrtghi> dei quali i circoli di Mossadeq- accusavano là Scià, accennando anche ad intromissioni inglesi a dimostrare la debolezza del Governo, sia in relazione alle finanze personali del sovrano. A quan- tó si* diceva ii premier chiedeva precisazioni a Reza- Pahlevi sull'amministrazione del bilancio reale. Nel primo pomeriggio, l'influente leader religioso Kashani conferiva con lo Scià e faceva poi sapere che vi era speranza che questi mutasse idea e restasse nel Paese. Poco dopo dagli altoparlanti installati sulla piazza si, annunciava che lo . Scià stava per parlare. Nel silenzio della folla, Reza Pahlevi diceva con voce soffocata dalla commozione che, poiché i sudditi gli < impedivano > di partire, egli aveva deciso, nonostante i medici- gli avessero consigliato di andare all'estero per curarsi, di rimanere in patria. Un paio di volte, nel corso della pur breve dichiarazione, il soviano è stato interrotto dalle lacrime. Il suo annuncio veniva accolto con enorme entusiasmo dalla folla. E subito questa pensava di prendersi la rivincita su Mossadeq. La distanza da palazzo reale alla casa del vecchio premier è breve. La copriva in pochi minuti la massr. dei dimostranti, che con una jeep sfondava le cancellate. Sulla marea irrompente sparavano i soldati di guardia, e due dimostranti restavano feriti. I dimostranti ripiegavano precipitosamente, e tornavano davanti a palazzo reale. Ma poi si facevano sotto, più minacciosi che mai. Ed è stato al- lora che i gas lacrimogeni e le baionette si sono uniti alla fucileria. Si apprendeva in serata che tra i feriti è Shabun' Bimolt, principale collaboratore di Ayatollah Kashani. Il presidente del Majlis e capo religioso diramava un comunicato per esortare il popolo alla calma e all'ordine, e lo stesso Scià parlava più tardi alla radio, invitando la nazione a mantenere pace, sicurezza ed ordine. Autocarri di truppe e carri armati guardavano stasera la casa di Mossadeq. Ma al malaticcio premier questo non bastava. A tarda sera comunicava infatti di- aver deciso di ri fugiarst nella sede del Parlamento, tradizionale ricovero dei leaders politici persiani net momenti di pericolo. In pigiama, il premier conferiva con lo Stato Maggiore dell'esercito. Poi guidava il Gabinetto nel palazzo del Majlis. Poco dopo venivano trasportati nell'edificio i cuscini del premier. E' questa la seconda volta che Mossadeq si rifugia presso il Majlis. La prima fu nel maggio 1051, allorchè asserì che la fanatica setta islamica del Fadayan intendeva assassinarlo e si rifiutò di lasciare il Parlamento. Questa sera il Fronte Nazionale, il partito di Mossadeq che conta £9 deputati, ha diramato un comunicato nel quale afferma che la partenza del re era un normale viaggio, predisposto da tempo. Ma gli avversari del governo ed altri mestatori, aggiunge il comunicato, ne hanno approfittato per fomentare disordini. y. m. Lo scià di Persia, Mohamed Reza Pahlevi e la giovane consorte Soraya Il primo ministro persiano Mohammed Mossadeq che domina la situazione politica a Teheran da molti mesi. Egli ha patrocinato la nazionalizzazione del petroli persiani ed ha imposto l'allontanamento degli Inglesi da Abadan. Malgrado l'incerta salute - celebri sono 1 suol svenimenti ed i suol pianti - è un quasi dittatore!

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