Una partita di caldo in esametri latini

Una partita di caldo in esametri latini Impresa poetica di un sacerdote Una partita di caldo in esametri latini In tempi cosi scombinati per la scuola — con professori sul banco degli imputati, studenti che sparano ed altri che cercano disperatamente la morte — è confortante ritrovare una figura serena di maestro, che si richiama ai modelli più classici dell'insegnamento e tuttavia non perde di vista il tumultuoso vibrare delle passioni contemporanee. Il prossimo fascicolo di * Latinitas » — un periodico trimestrale tutto in lingua latina, èdito nella città del Vaticano sotto la direzione di mons. Antonio Bocci, il latinista di fiducia del Pontefice — porterà un singolare saggio dovuto alla penna e alla fantasia d'un sacerdote piemontese; la descrizione di una partita di calcio. iihiiiiiiiiiii i imi unum in esametri latini. Autore, il padre Olindo Pasqualetti delle Missioni della Consolata; piemontese non è per nascita, ma per elezione. Padre Olindo è nato trentasei anni fa ad Ascoli Piceno: ha compiuto a Torino i suoi studi e marnila attualmente al Liceo della Consolata di Varallo. Già il suo nome è noto nella ristretta ed accademica cerchia dei latinisti: ha tradotto in latino la poesia del Leopardi e del Manzoni. Recentemente ha spedito ad una rivista d'alta cultura columbiana una sua lirica in lingua greca, in cui canta il sacrificio dei primi missionari cattolici in America. Ma il suo saggio più et./toso a indubbiamente il poemetto che vedrà la luce ora su « Latinitas ». Nel mese di novembre, padre Olindo, trovatosi a Milano in visita ad un cugino, fu da questi trascinato alln partita domenicale: erano in campo la squadra dell'* Inter » e della « Fiorentina ». Quando il fischietto dell'arbitro decretò la fine della partita (uno a unoj una fresca ispirazione già fiottava nella fantasia del dotto sacerdote, che si accinse a trasferire l'impetuosa vivacità dell' avvenimento sportivo nell'aulico linguaggio dell'epica latina, Viroilio, Lucano. Silio Italico, furono chiamati a raccolta attorno alla silenziosa scrivania di don Pasqualetti, a prestare Immagini grandiose di battaglie sonanti e corrusche. Come tradurre il « tifo », ti « goal », il « rinfilare », il disporsi degli attaccanti e dei difensori nel rettangolo di giocof Problemi imponenti dal punto di vista lessicologico ed anche storico, poiché l'agone sportivo è tutto moderno, pervaso del nervosismo tipico della nostra età. Il pallone è chiamato « follis », e descritto come un saltellante otre rigonfio dei venti di Eolo. Gh attaccanti, secondo la terminologia militare romana, vengono indicati rome i « principe* »; « trtarii » sono i terzini, < janitor » è il portiere. Segnare il goalf « Pertundere rete », traduce don Pasqualetti. Non è impresa facile giocare con decimazioni, coniuaazioni e <consecutio temporum* al ritmo serrato d'una partita di calcio; e può darsi che il grazioso poemetto appaia, agli orecchi piti addestrati, troppo solenne e grave. E ai inori»' tii. se lo leggeranno, è probabile che la fatica di don Pasqualetti sembri assai meno avvincente d'un resoconto del lunedi. Lo stesso poeta, del resto, ha avvertito il limite invalicabile al proprio canto. E il poemetto si chiude con un'immagine sorridente: le Muse che scappano verso il silenzioso monte Elicona, infastidite per l'eccessivo vociare dei tifosi sul campo.

Persone citate: Antonio Bocci, Lucano, Manzoni, Padre Olindo, Silio

Luoghi citati: America, Ascoli Piceno, Milano, Torino, Varallo