La situazione del Casinò dopo la morte di Pier Busse ti di Francesco Argenta

La situazione del Casinò dopo la morte di Pier Busse ti INCERTEZZE, TIMORI E DISSENSI A SANREMO La situazione del Casinò dopo la morte di Pier Busse ti (Dal nostro inviato speciale) Sanremo, 26 febbraio. Il « giallo » domina nelle po lemiche e nelle discussioni che hanno per oggetto la sorte del Casinò, dopo la Improvvisa scomparsa del concessionario, 11 grand'ufficiale Pier Busseti. Ma se è pacifico che la sorte del Casinò non ha da essere compromessa nè da questo nè da altri eventi, poiché alla Bor te del Casinò sono legate strettamente le sorti e il divenire della città, la cui economia è condizionata alla esistenza e alla prosperità della casa da gioco, sia per la concorrenza che essa può opporre alle analoghe case di oltre confine, sia per 11 concomitante richiamo che eBsa è capace di esercitare nel quadro delle attrazioni da cui è sollecitato ti flusso delle correnti turistiche che qui fanno capo, è chiaro che la situazione, gravida d'incertezze di timori e di dissensi, che si è determinata* in seguito alla repentina scomparsa del concessionario del Casinò, va ri¬ glcdsanapscsdcuogcgizfasttbcttirilTIIlllIIIMIIIIIIMiM MlFlIMMIIItlllllIMlMI Gli eredi pronti a proseguire l'esercizio -1 giuristi considerano ia concessione caduta e l'investitura per la gestione di diritto tornata al Comune -1 soci di tatto Masseroni e Spinelli si offrono di sostituire il gestore scomparso guardata freddamente, alla luce delle conseguenze giuridiche che ne scaturiscono, fuori di ogni assurda ampliazione, e soprattutto di ogni romanze aca induzione od interpretazio ne della soluzione che potrà avere la crisi, latente da tem-' po, ed oggi aperta e manifesta per tutti. Ora, non è inutile ricordare che il grand'ufficiale Pier Busseti riuscendo nel novembre del '49 ad aggiudicarsi la con cessione del Casinò mediante una offerta che travalicava obiettivamente e di gran lun ga quelle di tutti gli altri con correnti d'81,70 per cento degli introiti) non si Inabissava in una impresa rovinosa o pazzesca, come concordemente affermavano i suoi rivali, ma si avventurava in una impresa speculativa la cui portata era tale da trascendere largamente le concrete e attive possibilità di ogni altra impresa a carattere speculativo. Con un minimo di awedu tezza, di normale avvedutezza, MllllllIIIIIIKIlllMIMtlIIIMMl 1IITII1MIM1 la gestione del Casinò, ad onta delle condizioni imposte al concessionario che le aveva accettate e che in tanti ambienti non si esitava a giudicare leonine, avrebbe potuto fruttare fior di milioni, centinaia di milioni Basti considerare che Pier Busseti a norma della convenzione stipulata con il Comune partecipava in ragione della metà alla «partizione delle ">ancp che i giocatori lasciano alla bolle in caso di vincita (duecenlocinquanta milioni all'anno) e che ad integrazione dell'attivo della gestione egli poteva contare sui proventi del guardaroba, del ristorante, dei bar installati ai vari piani in cui ha sede il Casinò sul ricavato degli spettacoli e delle manifestazioni e, infine, sul gettito offerto dalla tassa d'ingresso che il Comune aveva consentito ad elevare, sia per le sale comuni che per le sale private, riservando al concessionario la maggiorazione, il che confluiva a determinare per lui un ulteriore beneficio di 50-60 milioni all'anno. Un collegio arbitrale A dispetto di tutto ciò si è dovuto ben presto constatare che la . gestione assunta dal grand'ufflcial Busseti era lontana dall'adeguare il tono delle concessioni precedenti. Spettacoli radi e scadenti e mai nel numero previsto dalla convenzione di appalto, un insieme di deficienze e manchevolezze che finirono per indurre il Comune, sotto la spinta delle proteste elevatesi in seno allo stesso Consiglio comunale nonché all'esterno da parte degli albergatori e dei commercianti, a promuovere un giudizio arbitrale che mirava a far dichiarare decaduto il Busseti dalla concessione « per persistente inadempienza » delle condizioni contemplate dalla convenzione onde il Busseti si era assunta, senza sborsare un ■-oldo. servendosi soltanto di ftdejussioni ottenute mediante l'esborso di interessi gravosi, la concessione della casa da gioco. E' da notare che nel frattempo il Busseti minacciando di licenziamento una quota del personale ritenuto esuberante (il che era discutibile a norma della prassi in atto) aveva ottenuto che il Comune si accollasse l'onere per il mantenimento in servizio dei licenziandi. 11 che voleva dire per il Comune un sacrificio di ottanta milioni all'anno, saliti poi, a centodieci milioni. Ma mentre il Consiglio discuteva intorno alle modalità cui avrebbe dovuto obbedire il giudizio del collegio arbitrale ed attendeva dall'autorità tutoria l'approvazione della sua iniziativa, ecco che II Busseti affilava le armi e passava decisamente alla controffensiva. Egli promuoveva la costituzione di un collegio arbitrale presieduto dal presidente della Corte d'Appello di Genova, comm. Verde, eccependo che il contratto da lui stipulato con il Comune era eccessivamente oneroso e che essendo venuta a mancare l'equivalenza economica fra gli oneri assunti nel '49 ed i costi registrati negli anni seguenti, venivano fatalmente a cadere i presupposti sulla cui base era addivenuto alla stipulazione della convenzione. Il collegio arbitrale si è riunito più volte ed ha emanalo una ordinanza che il Comune ha impugnato per vizi di forma e per ragioni sostanziali. Ma ecco, intervenire, nel frattempo, la scomparsa di Pier Busseti e con la scomparsa del protagonista della vicenda, intorno alla cui attività tante discussioni vanno divampando, determinarsi una situazione giuridica del tutto nuova e che lascia pensosi e perplessi non solo gli amministratori del Comune ma anche lo stuolo del giuristi che sono stati chiamati per dipanarla. Gli eredi del de cuius pretendono che la scomparsa del concessionario non debba invalidare o distruggere gli effetti della concessione e si dichiarano pronti a proseguirla in nome proprio. Senonchè è apodittico che trattandosi di una concessione amministrativa il diritto che nasce da essa non è trasmissibile nè per volontà di parte nè per successione ereditaria, in quanto la concessione è ad personam, anzi personalissima, senza possibilità di equivoci, di infingimenti o di sotterfugi. D'altra parte non occorre perdere di vista le conseguenze pratiche che nascono dalla considerazione delle passività accumulate nel corso della gestione. E il complesso delle passività è grosso. Basta riferirsi agli oneri tributari che assommano a centinaia dj milioni fra Ricchezza Mobile, imposta sull'entrata, soccorso invernale, eccetera e a cui si aggiungono gli oneri sindacali che sono evidentemente cospicui, ascendendo a più di cinquecento unità la massa degli impiegati. Ora Pier Busseti al di fuori dei centocinquanta milioni versati all'atto della stipulazione della convenzione che lo ha immesso nella gestione del Casinò e della fldejussione di cento milioni che ha dovuto offrire per entrare in possesso dei mobili arredanti la casa da gioco, non ha lasciato altre partite attive. Caso unico In Italia, dovuto ad una condiscendenza che non si spiega, egli ha avuto la facoltà di trattenere le somme percepite per il soccorso invernale (duemila lire a persona ogni giorno) versandole agli organi competenti a rate, con estremo comodo. t , d a e i e a i e n o l i i e d o l o a l t d a e o è e e al e. o a. a ail à ia l ni a I soci di fatto Tutto questo legittima la tesi che prevale in seno alla commissione di giuristi che il Consiglio comunale ha delegato per delibare la questione (e si tratta di giuristi taluni dei quali di chiara e vasta fama, che fanno parte tutti del Consiglio comunale: col senatore Anfossl, gli avvocati Bensa, Carbone, Fusaro, Pirro, Ricci e Ruggero) e secondo cui la concessione accordata a Pier Busseti ha da ritenersi caduta e l'investitura per la gestione del Casinò ha da ritornare per forza di cose, ma anche per ragioni ineccepibili di diritto, al Comune. Senonchè a questa tesi si oppongono delle ragioni pratiche. Allorché il Busseti aveva constatato di non poter far fronte con mezzi propri o col credito che gli veniva accordato alla iniziativa che aveva assunto, egli aveva costituito in barba alla legge e ai vincoli imposti dalla convenzione stipulata col Comune, una società (la scrittura è stata registrata a Roma) in cui al suo fianco, per la gestione della casa da gioco intervenivano il comm. Masseroni per il cinquanta per cento ed il comm. Spinelli per 11 venticinque per cento. Con una successiva scriteura privata, non registrata, Pier Busseti rinunciava alla sua partecipazione del venticinque per cento. Ora gli esponenti di questa società, diciamo cosi di fatto, offrono di sostituirsi a Pier Busseti nella gestione del Casinò accollandosi in pieno la sua posizione debitoria, rinunciando al giudizio arbitrale, qualunque possano esserne le decisioni, che il Busseti aveva promosso e dichiarando di accettare la prosecuzione della gestione alle stesse condizioni che lo scomparso aveva inizialmente accettato. Quale premio per il sacrificio eventuale cui vanno incontro, essi chiedono soltanto di essere preferiti ad ogni altro aspirante, a parità di condizioni, allorché il 10 aprile dell'anno prossimo verrà a scadere la concessione e si dovrà rinnovare l'appalto. La proposta non è respinta a priori dalla commissione di giuristi che il Consiglio comunale ha incaricato di esaminare la questione in concorso con la commissione di vigilanza del Casinò. La commissione si è riunita questa sera alle 18 senza concludere nulla e si è aggiornata a lunedi mattina. Ma uno degli esponenti al essa, l'avv. Bensa, ha proposto che gli aspiranti alla prosecuzione della gestione assunta dal Busseti versino al Comune una cauzione di cinquecento milioni di lire e si impegnino, solidalmente, con una responsabilità personale. E' la soluzione più tranquillante e più equa che possa essere proposta dopo tutte le vicissitudini che hanno accompagnato le vicende della gestione del Casinò e che possa salvaguardare 11 Comune su cui incombe un ginepraio di cause terribilmente costose e di esito purtroppo Incerto. Francesco Argenta

Luoghi citati: Genova, Italia, Roma, Sanremo