II processo all'assassino dell 'ex-Ministro dell'istruzione

II processo all'assassino dell 'ex-Ministro dell'istruzione AL TRIBUNALE MILITARE DI LIONE II processo all'assassino dell 'ex-Ministro dell'istruzione Come un gruppo di collaborazionisti ha ucciso Jean Zay - Prelevato dal carcere - La scarica di mitra mentre la vittima grida: « Viva la Francia » (Nostro servizio speciale) Parigi, 23 febbraio. Più di otto anni dopo la fine dell'occupazione, un altro processo che appassiona l'opinione pubblica quasi come quello degli assassini di Oradour, sebbene non sollevi le stesse aspre ' polemiche, si svolge dinanzi al Tribunale militare di Lione: è il processo del miliziano Charles Develle che assassinò l'ex-ministro dell'Educazione nazionale Jean Zay, il 20 giugno 1944. Charles Develle era barbiere quando i tedeschi occuparono la Francia, e fu subito favorevole alla politica detta < di collaborazione >. Nel 1943 egli entrava, dunque, nella milizia di Vichy, comandata da Darnand, e con essa partecipò a molte azioni contro i partigiani. Alla liberazione fuggi, con tanti altri, in America del Sud e si rifugiò nel Venezuela. Nel 1948 il Governo trance se riusciva tuttavia ad ottenere la sua estradizione, pur ignorando ancora che egli fosse l'assassino di Jean Zay. Crerendo invece che la sua estradizione fosse stata chiesta appunto per quel motivo, il Develle, al primo interrogatorio, si accusò senz'altro del delitto e riferi i particolari di esso. Jean Zay era tenuto nel la prigione di Riom, essendo stato condannato per diserzione dal Tribunale militare di Clermont Ferrant. Infatti, il ministro si era dimesso dalla sua carica all'inizio della guer- Ira - per andare al fronte, ed jera sottotenente di Stato Maggiore nel 1940, quando la Francia venne invasa. Abbandonando il suo posto, egli si recò a Bordeaux e si imbarcò sul piroscafo Masailia assieme ad un altro centinaio di deputati, per tentare di riparare nell'Africa Settentrionale. Ma il < Massilia > non andò lontano e Jean Zay venne incarcerato. Il 20 giugno 1944 tre mili¬ ziani si presentarono alle prigioni di Riom: erano certi Milton, attualmente latitante, Corbier, che mori poco dopo ucciso dai partigiani, e Charles Develle. Essi avevano un ordine firmato da tale Marret, vice-direttore dell'amministrazione penitenziaria, ugualmente latitante, che diceva di consegnare il prigioniero Jean Zay ai tre uomini, affinchè lo trasferissero nella prigione di Melun. L'ex-ministro fu costretto a salire su una automobile e, scortato dai tre miliziani, fu portato via. A cinque chilometri dal piccolo centro di Casset l'automobile si fermò in piena campagna, il prigioniero venne fatto scendere in un luogo detto < Les Mallavaux >, e il Develle gli sparò a bruciapelo una scarica di mitra, mentre la vittima gridava < Evviva la Francia >. Poi i tre spogliarono il cadavere e lo gettarono in un baratro poco distante, detto < Il pozzo del diavolo >. Il cadavere venne trovato nel 1949 in seguito alle indicazioni precise fornite dall'assassino. L'imputato si difende invocando gli ordini ricevuti, ma non è stato possibile stabilire chi li abbia dati. L'ambasciatore di Germania a Parigi durante l'occupazione e molti altri uomini, compreso il maresciallo Pétain, vennero interrogati, ma nessuno seppe fornire precisazioni. Questo processo supera per importanza la personalità dell'assassino Charles Develle: è il processo di tutta la milizicreata dal Governo di Vichy, polche dall'atto di accusa emergono tutte le torture Inflitte dai miliziani ai partigiani che cadevano nelle loro mani e le spedizioni punitive contro i partigiani nelle regioni dell'A)lier e del Cantal. Ma Develle nega di avere < collaborato > con i tedeschi. <I nostri capi erano francesi, ed il primo di tutti era Pé¬ tain », ha detto. E' questo l'equivoco che indusse appunto moltissimi francesi ad approvare una politica che li portò poi sul banchi del Tribunale. Ventiquattro testimoni sono stati citati, e fra essi si notano 1 nomi dei presidenti della Camera e del Senato: Eduard Herriot e Gaston Monnerville, che hanno tessuto in Tribunale un lungo elogio della vittima: < Coloro che commettono un delitto politico — ha detto Monnerville — agiscono alla luce del giorno. Invece Jean Zay venne rapito con documenti falsi e gli fu fatto credere che bì trovava con degli amici. Metodi simili sono quelli impiegati dai sicari >. Dopo l'escussione odierna dei testi, ne rimangono da sentire soltanto più cinque, che. deporranno domattina; poi il Commissario del Governo pronuncerà la requisitoria. Si prevede che 11 verdetto verrà emesso fra un palo di giorni. 1. m-