La notte stessa del tradimento Pisciotta doveva essere ucciso

La notte stessa del tradimento Pisciotta doveva essere ucciso COME SI RIC9CÌ AD ANNIENTARE LA RANDA «113LIANO La notte stessa del tradimento Pisciotta doveva essere ucciso Astuzia e spregiudicatezza ■ Una trovata psicologica - Conquistato il luogotenente, i carabinieri fanno sapere al capo-bandito: "Gaspare ti ammazzerà!,, - Atroce dubbio nel cuore di Giuliano - Soppresso il compare, Pisciotta si salva miracolosamente dall'agguato tesogli (Dal nostro inviato speciale) cPalermo, 14 febbraio, lEntro la grande gabbia ar- dgentea e spettacolare della Corte d'Assise di Palermo, Ga- èspare Pisciotta è solo. Legato valla stessa catena con gli altri bdetenuti, è tuttavia solo, nes- psuno gli rivolge la parola. Nel carcere dell'Ucciardone attorno a lui è il vuoto; il deserto circonda la sua casa di Montelepre. Dal 5 luglio 1950 Gaspare Pisciotta è solo. I parenti, gli amici, i compaesani, hanno cancellato il suo nome e la sua figura dal loro cuore. Gaspare Pisciotta ha ucciso l'amico mentre fiducioso e indifeso dormiva. Lo ha ucciso non per liberarsi d'un avversario, non perchè fosse in pericolo; ma per inserire una carta nel suo gioco che aveva per posta l'impunità e un certo numero di milioni. / segnali con la lace Maria Lo Cullo, la sua bionda fidanzata sveva, che ha i polmoni ammalati come lui, che per lui affrontò ansie e disagi e il confino, piangendo disse la sua disperazione all'avv. Aldo De Lisi, uno dei difensori di Pisciotta: < Ma è proprio vero? E' stato proprio Gaspare a uccidere Turiddu? Non posso crederlo, mi rifiuto. Tutti lo accusano. Ma è proprio cosi? Faccia lei delle ricerche, avvocato, mi dica qual è la verità. Perchè io non mi sento di amarlo ancora, se veramente ha ucciso Giuliano >. Non esistono mezzi termini nella guerriglia, che ha per codice l'insidia e la trappola. Il fenomeno Giuliano, nato dalla stessa follia della guerra, doveva esser soffocato a ogni costo, con la forza o con l'astuzia L'allora colonnello Luca si servì degli stessi metodi dell'avversario. Alla guerriglia dei banditi contrappose la guerriglia dei carabinieri Giuliano era così forte e sicuro di sè da fare praticamente ciò che voleva. Si recava a Plermo quando ne aveva vog ia. ospite d'un barone palermitano. Passeggiava per la città, andava a fare i bagni a Mondello, a pranzare in un ristorante nei pressi di via Rug. gero Settimo. Era così affasci nante che seduceva non soltanto le giornaliste svedesi ma an. che le principesse siciliane Era così forte e agguerrito che ogni volta che gli autocarri carichi di carabinieri partivano da Palermo per la zona di Montelepre, egli puntualmente ne era informato pochi minuti dopo. La segnalazione era sicura, la partenza era segretissima, I telefoni erano bloccati; e tuttavia la sorpresa non riusciva, Giuliano non veniva trovato. Non fu facile svelare 11 mistero, ma finalmente vi si riuscì. Fu scoperto chp al passaggio degli autocarri gli addetti alle cabine elettriche alla periferia di Palermo interrompevano la corrente secondo un codice convenuto. Una idea da grande regista cinematografico : luce-buio ; luce-buioluce; l'allarme vibrava nella notte come i palpiti d'un cuore spaventato. A Montelepre il buio intermittente significava arrivo di carabinieri. Giuliano aveva il tempo di mettersi al sicuro. Luca mandò a piedi i carabi nieri. Andò senza scorta nel territorio infestato dalla ban da. Tese agguati in montagna a coloro che lo aspettavano in agguato. Furono parecchi gli elementi che concorsero alla fine di Giuliano. Ma certamen te il coraggio di Luca e dei pspssugsCEpgDmqcirtticlvnfctdmmisnnPgamnilddaznclqtmgqbtcvpcsuoi carabinieri, più che la suaìastuzia guerrigliera. Sospinto!da quest'ondata di forza e di ardimento, Turiddu si ritirò sempre più in mezzo alle rocce. Tutto questo forse non sarebbe bastato a condurre a quel rapido epilogo che la situazione stessa imponeva. Sulla fine di Giuliano una parte notevole spetta anche alla màfia locale. La màfia era irritata dalla concorrenza di Giuliano. Ne aveva già intralciato le nzioni sequestrando e uccidendo per proprio conto ma a nome suo. Quando lo sentì indebolito, die de l'ordine della non-collabora- zione; affiliati e non affiliati obbedirono rispettosamente. Al lora Giuliano fu veramente solo. Non ebbe più informatori, non ebbe segnalazioni e aiuti. La giungla di rocce si fece deserta e ostile. // dubbio di Giuliano Carabinieri e màfia ricorsero anche alla guerra psicologica. Cominciava la fase dell'astuzia diabolica. Conquistato Gaspare Pisciotta, la. notizia fu fatta giungere a Giuliano. Se avesse creduto, egli avrebbe ucciso il luogotenente risultandone un indebolimento della banda e la sua fine a breve scadenza. Se non avesse creduto, il dubbio non avrebbe mancato di torturarlo, gli avrebbe fatto commettere degli errori. Questo fu appunto il dramma di Giuliano: Gaspare ti tradisce, è d'accordo cor i carabinieri, ti ucciderà. A Monte-lepre, a Castelvetrano, a Monreale, a Partinico, anche le pietre conoscono la vicenda Giuliano-Pisciotta. Le pietre hanno parlalo. E non soltanto le pietre. Mezze frasi, aorrisetti; quelle eloquentissime strizzatine d'occhio siciliane. Per due giorni sono andato' alla ricerca d'una più profonda rerità sulla fine di Giuliano. Non è stato facile ricomporre 1 pezzi di questo convulso mosaico. L'inchiesta ha origine appunto da questa notizia: Pisciotta doveva morire la stessa notte in cui morì Giuliano. E lla ricostruzione del mosaico comincia da quest'altra: Giù liano sapeva che Gaspare me ditava di ucciderlo, Ma non ci credette. Questo è il dramma umano che ha av velenato gli ultimi giorni del bandito. < Ma allora non posso più credere in nessuno? Non posso fidarmi nemmeno di Gaspare? >. Si ribella a un proposito così feroce e vile; per salvare l'amico trova una giustificazione valida: < Questo è un trucco dei carabinieri. Vogliono indurmi a uccidere Gaspare, il mio braccio destro. Che cosa farei senza di lui? ». E' il dubbio. Uno dei risultati previsti. Pisciotta era il solo uomo in grado di sopprimere Giuliano. Di lui si servirono concordemente màfia e carabinieri. Ma questi, con un più vasto e concreto piano d'azione. Gaspare in realtà non era amico di Turiddu, Varie volte si era trovato in disaccordo sui suoi metodi. E infine aveva capito che il ciclo di Giuliano si era concluso. Su questo terreno fertilissimo lavorò la màfia. Vi lavorarono bene anche 1 carabinieri. Superati certi scrupoli, furono stabiliti contatti diretti con Pisciotta. Lentamente maturò 11 piano che doveva condurre all'eliminazione, con ogni mezzo, di quel fenomeno di criminalità e di patologia sociale. H piano dei carabinieri era infatti quello di servirsi di Pisciotta per sopprimere Giuliano, sopprimendo contemporaneamente lo stesso Pisciotta. Privata del capo e del suo luogotenente, la banda sarebbe andata in sfacelo. L'esecuzione del piano cominciò con l'opera di quel Menasole che Pisciotta custodiva in una casa di Monreale. In lunghe conversazioni col bandito, Menasole ; lo convinse a disfarsi del capo. Intervengono a questo punto Luca e Perenze. E l'ordine d'operazione vie ne minuziosamente predisposto. Ai carabinieri interessava anche impadronirsi del memoriale annunziato da Giuliano, nel quale sarebbero state contenti te sconcertanti rivelazioni. Quel memoriale era la sua arma se greta. Era la minaccia alla quale egli ricorreva per tener buona certa gente. Era soprat tutto l'elemento ricattatorio che, nei suoi intendimenti, doveva garantirgli misteriose potenti protezioni il giorno in cui avesse voluto lasciare la Sicilia. Emozionante cattata Oltre ehe uccidere Giuliano, Pisciotta doveva dunque impadronirsi del memoriale, se veramente esisteva. In cambio del duplice servizio gli furono promessi milioni e la fuga dalla Sicilia. Pisciotta accettò. Mai avrebbe potuto sospettare che quella promessa non sarebbe stata mantenuta. Perchè non poteva esser valida, perchè conteneva un impegno segreto. Perchè il piano dei carabinieri era fondato su una duplice eliminazione: quella di Giuliano per mano di Pisciotta, e quella dello stesso Pisciotta per opera dei carabinieri. Due grossi colpi nella medesima ora. L'ordine d'operazione fu reso esecutivo nella notte del 5 luglio. Sulla sua macchina Perenze trasportò Pisciotta da Monreale a Castelvetrano. Gaspare si presentò in casa De Maria, l'A\-vocaticchio, dove si trovava Giuliano. Il luogotenente disse al capo che Menasole era fuggito, e che egli era andato da lui per discutere la cosa. Colloquio drammatico fra 1 due; Giuliano gli lancia l'accusa di traditore. Pisciotta rie- ìsce a rassicurarlo, l'altro si ad!dormenta, lui gli spara due col. pi di pistola. Pisciotta e De Maria trascinano nel cortile il cadavere, sul quale poi :1 capitano , Perenze sparerà quella raffica di mitra. Una inutile raffica per avvalorare un inutile comunicato ufficiale che al. terava sensibilmente e senza ragione la realtà dei fatti. Tutte cose note, ma occorreva ugualmente accennarle. Il piano stabiliva che Pisciotta avrebbe sparato alle tre. Invece egli sparò alle due. Una versione dice che appunto per tale anticipo non si trovavano ancora sul posto 1 carabinieri; ' . e e E essi sarebbero arrivati poco prima delle tre, per ucciderlo insieme con Giuliano. C'è chi dice che egli, a conoscenza del piano dei carabinieri, abbia apposta anticipato la sua azione. Scalzo e stringendo una pistola per mano, Pisciotta dopo aver abbandonato il cadavere si tro vò il campo libero e si perse nella notte. C'è un'altra versione, che sembra più verosimile. La sop pressione di Pisciotta a opera dei carabinieri avrebbe dovuto avvenire al suo rientro a Monreale. Uscito nel cortile egli sale sulla macchina di Perenze. Il carabiniere che era al volante aveva la consegna di ripor tarlo a Monreale, dove sarebbe avvenuto lo scontro che doveva avere per conseguenza l'uccisione del luogotenente. Poco prima del paese Pisciotta impugnando le pistole ordina all'autista di fermare la macchina, scende e fugge. Si sottrae così alla sorte che lo aspettava pochi chilometri più avanti. Perchè la conosceva già? Perchè la sospettava? Per un presentimento? Fatto è, aggiunge chi sostiene di sapere, che, dal momento della sua fuga, Pisciotta per i carabinieri diventa sacro e inviolabile. Può aver parlato con qualcuno, può essersi ìmpadro nito del memoriale da usare come ricatto per la sua salvezza. Bisogna filarlo. Infatti Pe renze lo accoglie in casa sua per qualche giorno; non lo uc cide nè lo arresta, anzi lo fa curare. Poi Pisciotta sparisce. E va a chiudersi dove a nessuno viene in mente di cercarlo: nella sua casa di Montelepre. L'episodio si concluderà alcuni mesi dopo, quando il questore Marzano riceve la notizia sicura del suo rifugio. Invade la casa e la perquisisce. Non c'è che la madre; invitata ad allontanarsi ella si rifiuta di lasciare quell'abitazione che dichiara vuota. Quest'attaccamento dà a Marzano la conferma che Pisciotta è li. E dopo un assedio durato trentasei ore, durante ie quali la donna si è aggirata impotente e inebetita fra le pareti piene di agenti, Gaspare Pisciotta è costretto a uscire dal nascondiglio sotto le tegole del solaio. < n i ' ' i1 ' i r 11 ! 1111 n ! ! 1111111 u 11111 r ì n m 11 [ r 111 n 111 [ i [ 11 Questo è quanto ha potuto anche accertare la madre di Giuliano. Ne ha fatto oggetto della sua denunzia presentata alla fine del 1950 alla Procura della Repubblica di Palermo contro Di Miceli, Menasole, Marotta, De Maria; contro Albano che le fece l'esatta narrazione dei fatti; e contro Perenze per quella raffica di mitra Alcuni particolari potrà fornirli lo stesso Pisciotta, oltre quanto ha già detto a Viterbo. Forse non lo farà al processo che è in corso a Palermo. Ma certamente < parlerà > a suo tempo al processo che seguirà appunto, alla denunzia presentata da Maria Giuliano, e che il giudice Maggio sta attualmente istruendo a Palermo. Giuseppe Faraci a . a e n d i o , è a , o o 11 m u i m 111 m m : 111 ; 111 m 111111 inni n i n 11