La "Miriella,, giunta a Venezia col petrolio caricato in Persia

La "Miriella,, giunta a Venezia col petrolio caricato in Persia La "Miriella,, giunta a Venezia col petrolio caricato in Persia Nugoli di fotografi a Porto Marghera - Le operazioni di scarico sotto controllo della dogana -1 legali della società inglese chiedono il sequestro del combustibile - La sentenza entro 15 giorni (Dal nostro inviato speciale) Venezia, 14 febbraio. Stamane, alle otto e cinque minuti, la Miriella è entrata nelle acque veneziane, si è lasciata prendere docilmente a rimorchio dal Titanus (anche lui merita una citazione, questo povero facchino del mare che non potrà mai maneggiare in Oriente) e ha incominciato a navigare nella laguna. Dalle dighe dì San Nicolò al porto di Marghera.è sjtata una lenta, placida navigazione di un paio di ore, sotto un cielo grigio e in una leggera foschia che conciliavano il sonno. Chi aveva immaginato un arrivo tumultuoso, alla Errol Flynn, è rimasto deluso. La Miriella, questa Primula Rossa del Mediterraneo, si è comportata esattamente come un cargo qualsiasi che torna stanco da un grosso lavoro e quanto ai « pirati del petrolio » che ci stavano sopra, trenta marinai e il comandante, essi sono saliti sul ponte e hanno risposto ai saluti della gente a riva, come i soldati a bordo di una tradotta. Qualcosa fuori ordinanza in verità la Miriella se l'è permesso, arrivando nella laguna, passando fra queste isole e isolette che le annunciavano come imminente l'approdo dopo una corsa ininterrotta di venticinque giorni. Quando è stata davanti a Sant'Elena. la « petroliera fantasma » non si è limitata soltanto a fare 1 segnali di uso con la sirena ma ha alzato il gran pavese; un pavese modesto, da quella vecchia nave da carico che è, nera e perpetuamente unta, una girandola di bandierine piuttosto logore ma che hanno messo un po' di gaiezza nell'aria e hanno dato risalto all'altra, alla bandiera della società armatrice che spicca in cima al pennone: una croce rossa e una stella azzurra. Da Abadan a Venezia Quando poi, alle 9, è passata davanti al palazzo dei Dogi, la Miriella ha fatto sibilare le sue sirene tre volte, per salutare Venezia e i veneziani, mentre sul ponte il comandante Amilcare Maffeo si irrigidiva sull'attenti e portava la mano alla visiera del berretto. Dal campanile' di San Giorgio i fotografi dei giornali, appostati lassù fino dall'alba, erano pronti a far scattare l'obiettivo per fissare lo storico passaggio dei « pirati » sullo sfondo del palazzo dogale e della cupola di San Marco. Alle dieci e un quarto la AflrieHa attraccava alla banchina ovest del porto dei petroli di Marghera e là, davanti ai serbatoi dei « depositi costieri adriati- ci » poteva dirai finalmente conclusa la sua avventura da Abadan a Suez, da Suez a Venezia, attraverso il Mediterraneo e l'Adriatico percorsi instancabilmente senza mai dare segno di vita. Gli unici messaggi che Maffeo ha ricevuto o ha trasmesso durante la navigazione sono stati dei messaggi cifrati, una breve serie di colloqui estremamente concisi tra lui e i suoi padroni, resistendo alla tentazione di dare una qualsiasi risposta agli appelli dei radioamatori, alle furbe domande dei giornalisti. Nemmeno un cenno di saluto all'aeroplano che ieri i giornalisti inglesi noleggiarono a Falconara e col quale esplorarono le acque intorno ad Ancona nella speranza di individuare la « nave traditrice », questa « nave bastarda » che osava sfidare le ire del Regno Unito. Alle dieci e quindici il capitano Maffeo, un trapanese sulla cinquantina che vive da molti anni a Genova e che lavora per la Citmar, aveva finito il suo compito: le 4.500 tonnellate di olio combustibile persiano prelevate ad Abadan erano arrivate in porto, sane e salve. Adesso cominciava la guerra delle carte bollate, una guerra che non lo riguardava. « Ho assai poco da dire — egli ha dichiarato allo sbarco —; sono contento di avere fatto il mio dovere. Quando al di là delle boe che dividono le acque territoriali persiane da quelle iraquene ho visto le motovedette della polizia, confesso che ho avuto un attimo di perplessità. Allora e a Suez ho temuto per il successo della missione affidatami, però ero convinto nell'intimo di riuscirci. Sono un marinaio e resto agli ordini ». Rose al capitano Molta gente e molti autorevoli personaggi si erano affollati subito attorno al capitano della Miriella. Erano i giornalisti e i fotografi che gli davano la caccia da Ancona e da Ravenna, dove egli sarebbe approdato secondo le voci diffuse ieri e ieri l'altro, erano i rappresentanti della società che ha noleggiato la nave, ed era anche una piccola colonia di persiani, grandi e piccoli, ma tutti affascinati dall'impre sa. C'era la consorte dell'am. basciatore dell'Iran (che non ha potuto muoversi da Roma perchè malato), c'erano il primo segretario dell'Ambasciata il console generale in Italia, altri diplomatici pure persiani, nomi difficilissimi da scrivere e che lasciamo nella pen na per il timore che ne venga fuori un groviglio di k di h di y. Ricorderemo soltanto non il nome, ma la sua traduzione in italiano, della figlia dell'ambasciatrice, una bambina di 12 anni, che ha regalato al capitano Maffeo un mazzo di rose: si chiama, la piccola, persiana, c Brillante ». E' un nome che suonerà un poqo sgradito agli orecchi dei petrolieri inglesi, come una malinconica allusione a quelle ricchezze orientali che la Miriella ha cercato di manomettere. c Noi tutti persiani residenti in Italia — ha detto il segretario dell'Ambasciata al comandante Maffeo — siamo grati a lei e ai suoi marinai per l'atto di eroismo compiuto ». E lo ha detto con un accento vibrato, denso di significati. < Non ho fatto che il imio dovere» gli ha risposto Maffeo, schermendosi, e ha concluso il suo incontro diplomatico con un «Viva la Persia! >. ' Mentre i curiosi e gli ammiratori si affollavano intorno alla nave e al suo equipaggio, il dottor Francesco Mortillaro subiva il primo assalto dei cronisti per tutt'altro motivo. Gli inglesi dell'A.I.O.C. sequestreranno il carico della Miriella t Si troverà uh compromesso o ci sarà guerra aperta fra i petrolieri inglesi e i petrolieri italiani? La complicata vertenza Il dott. Mortillaro è direttore del Consorzio carboni di Genova ed è amministratore unico della S.U.P.O.R., la società che è proprietaria del carico della ATirieHa. E' un intraprendente trapanese che vive tra Genova e Venezia e che rappresenta in queste due città e partecipa agli interessi di due noti industriali e finanzieri che lavorano assieme da anni: il genovese Culiolo e il veneziano Bennati. Culiolo, Bennati e Mortillaro hanno iniziato con la Miriella a con altri piroscafi uno scambio di prodotti con vari Stati: petrolio persiano o russo (stamane c'era infatti alla banchina una petroliera sovietica) contro macchinari, tessuti, prodotti chimici italiani. II dott. Mortillaro ha cercato subito di smontare l'avventura della Miriella, di toglierle il molto giallo che le è stato appiccicato in questi giorni, e di ridurla a una normale, anche se spinosa, operazione commerciale. Alludendo al sequestro minacciato dai legali dell'A.I.O.C, Mortillero ha affermato con calma: « Nella vita si è sempre in due. Alle ragioni altrui opporremo le nostre », ed ha espresso i suoi dubbi sulla competenza di un giudice italiano a pronunciarsi in una materia siffatta, dal momento che la stessa Corte dell'Aja si è dichiarata incompetente. Erano i prodromi della sottile, complicata vertenza di diritto internazionale che è stata portata nel pomeriggio davanti al Tribunale di Venezia e al suo Presidente, dott. Enrico Mastrobuono. Nell'ufficio dell'alto magistrato, infatti, alle 15, sono comparse le due parti in causa: l'avvocato londinese Parkes, il prof. Vassalli, gli avvocati Chimienti e Ferri di Roma e l'aw. Levia di Venezia, in difesa dell'< Anglo-Iranian Oil Company», è il dott. Mortillaro, assjstito dall'avv. Gallo di Venezia, che rappresentava pure il professor Carnelutti, in difesa della «SUPOR». L'< A.I.O.C. », che nella mattinata aveva già prelevato dei campioni del carico della Miriella ed era mossa all'attacco con avvocati, notai e ufficiali giudiziari, nel pomeriggio ha chiesto al Presidente del Tribunale il sequestro del petrolio incriminato. Dopo una lunga e dotta schermaglia tra i contendenti, il dott. Mastrobuono ha disposto che il petrolio sia scaricato nel deposito costiero n. 13, originariamente vuoto, e sia controllato dalla dogana. Per quindici giorni nessuno dovrà toccarlo. Le parti in causa potranno presentare al Tribunale, entro il giorno 19, i documenti e le memorie opportune alla precisazione dei loro diritti e il Presidente dott. Mastrobuono si riserva di emettere la sua sentenza entro quindici giorni da oggi. La Miriella ha navicato oggi in acque tranquille, la sua avventura è finita. Non si può dire altrettanto delle tonnellate di petrolio che gli operai veneziani pompano dalle sue stive. E' forse più facile sfuggire alle motovedette della polizia che agli sbarramenti delle leggi e dei grandi affari in'crnazionali. Giorgio Vecchietti Mcmr a n La figlia del ministro iraniano a Roma mazzo di fiori al capitano (a destra) consegna un (Telefoto) La «Minella» a Venezia passa lentamente davanti al Palazzo Ducale (Telefoto)