Drammatico contronto tra due imputati al processo per l'uccisione della levatrice

Drammatico contronto tra due imputati al processo per l'uccisione della levatrice Drammatico contronto tra due imputati al processo per l'uccisione della levatrice L'interrogatorio degli accusati e la requisitoria del P. G. a a a Alcuni affiliati ad una temibile banda di rapinatori, vera schiuma della malavita genovese, che nel 1945 e nei primi mesi de! 1946 commise decine e decine di aggressioni a mano armata in Liguria, nel Tortonese, nelle zone di Alessandria e di Piacenza, sono comparsi Ieri dinanzi alla nostra Corte d'Assise (Pres. Piras, giudice relatore Bersano, cane. Quaglia) per il giudizio di appello. Ben sei processi subirono i componenti di questa banda ed ora se ne discutono quattro j>er differenti crimini in un unico dibattito perchè sia pure indirettamente, esiste un nesso fra di loro. Il fatto più grave, di cui deve rispondere un gruppo di imputati, è l'uccisione per rapina della levatrice Maria Verdobblo di 61 anni, truce delitto consumato e Genova la mattina del 16 febbraio 1946. La donna fu trovata morta nel suo alloggio di via Cesarea dal nipotino di 10 anni quando tornò da scuola. Era stesa a terra con mani e piedi legati; la bocca era chiusa con uno stretto bavaglio. La poveretta era morta, come stabili poi l'autopsia, per soffocamento. Dall'alloggio lllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll» o a a mancavano diversi preziosi e 100.000 lire. Quando 11 30 marzo successivo i carabinieri arrestarono gli autori dell'assalto alla banca di Volpedo, si apri uno spiraglio alle indagini, fino allora infruttuosamente condotte, sull'omicidio della levatrice. Infatti emersero alcuni elementi che giustificarono li sospetto che alcuni di quel banditi avessero preso parte anche al delitto di via Cesarea. Da questo lieve filo conduttore la polizia giunse, in non molto tempo, ad indicare un certo numero di persone quali direttamente o indirettamente responsabili nella soppressione della donna. E la Corte d'Assise di Genova condannò: Giovan Battista Gualco ed Emilio Rossi, detto «Sigaretta», a 26 anni di reclusione ciascuno, Giobatta Minetti e Antonio Buzzuno a 20 anni, Francesco Alibertlni ed Olga Casella Carminati a 9 anni, Ersilia Amadè, nipote della vittima, a 8 anni. Già in istruttoria e poi al processo, si parlò insistentemente di un'altra persona implicata nel delitto; venne indicata sempre, però, con il solo appellativo di « Ingegnere ». In seguito costui, per le indicazioni fornite dal Rossi e per gli elementi raccolti da Un giornalista in una sua lunga indagine, venne ritenuto essere l'ing. Amleto Avogadro, ex dipendente dell'Ansaldo. In un secondo processo, celebrato in sua contumacia, fu condannato a 8 anni di reclusione per concorso in rapina Tranne le due donne le quali ammisero le loro responsabilità, tutti gli altri Imputati respinsero sempre le accuse; e durante Il primo processo avvennero anche scene drammatiche nei confronti fra I vari Imputati; in particolare fra Rossi e Buzzurro, che si proclamavano innocenti, ed il Gualco da essi accusato. Il crimine venne cosi ricostruito. L'Amadè istigò il Gualco, suo pensionante, a commettere la rapina in casa di sua zia. Il Gualco, in una riunione s'accordò con gli altri affiliati alla banda (quelli poi condannati) sulle modalità di esecuzione del crimine. Fu stabilito che la Casella, accompagnata dal Gualco, si sarebbe recata dalla levatrice con la scusa di farsi visitare. Ad un certo mo mento .sarebbero entrati nell'ai loggio l'Alibertinl e 11 Buzzurro, 1 quali, qualificandosi agenti, l'avrebbero accusata di effettuare pratiche illecite e poi l'avrebbero ricattata minacciando di denun ciarla. Il Rossi ed il Buzzurro nei loro interrogatori affermarono che fu tenuta una seconda riunione a cui essi non parteciparono e che il ruolo di falsi agenti fu allora ricoperto da altre pe-sone, fra cui il misterioso « ingegnere ». La Amadè. arrestata, confermò in sostanza questa versione. La Ca¬ iIlIlliltIIIIlIiIIIll11IllllilIlllliatilllllilllillil«Mllltl sella confessò ampiamente ma disse di riconoscere soltanto il Gualco. In un secondo tempo fece il nome del Rossi; ma quando costui le fu messo di fronte fu Incerta nel riconoscerlo. Si è detto, a questo proposito, e si dice che fra « Sigaretta » e l'« Ingegnere » vi sia una certa rassomiglianza fisica. Dopo il racconto dei fatti, il Presidente è passato all'interrogatorio degli imputati. La Casella anche ieri ha ripetuto questa versione ed ha detto di aver potuto riconoscere fra tutti i partecipanti alla rapina, soltanto il Gualco. Costui, a sua volta, ha respinto le accuse e per crearsi un alibi ha detto che, mentre si stava consumando il delitto, egli partecipava ad una riunione in cui si stabiliva di assaltare, per il giorno dopo, la corriera fra Ottone e Bobbio; questa rapina venne effettivamente consumata: tutti 1 passeggeri furono depredati e due carabinieri disarmati. Il Rosso ed 11 Buzzurro hanno ancora riaffermato la loro innocenza. « Non vengo a dirvi, signor Presidente — ha esclamato «Sigaretta» — che sono una colombella perche sono un pregiudicato; ma di que sto delitto sono innocente, e vi dico che è angoscioso pensare di dover morire In carcere innocen te! ». «Devi dire la veritàI — ha poi esclamato rivolgendosi al Gualco. — Ricordi che quando ap presi la notizia della morte di « quella povera donna » venni da te e tu mi dicesti che era stata una disgrazia? ». Ma il Gualco negava e gli rideva in faccia. Il Rossi prima si è messo in ginocchio gridando ancora: «Dite la verità»; ma quel l'altro continuava a sghignazza re. Allora si è messo ad urlare ed i due sarebbero venuti alle mani se 11 Piesldente non avesse fatto allontanare «Sigaretta». Ha iniziato quindi la sua re quisitoria il P. G. Cassina il quale ha demolito l'alibi del Gualco e per Rossi, Buzzurro e Allbertl ni non ha ritenuto esistessero prove sufficienti per dichiarare la loro colpevolezza. Il P. G. concluderà la sua requisitoria stamane. Difendono gli imputati gli avvo cati: Baravalle, Barberi, Balle strerò, Borzone, De Marchi, Filippi, Jovane, Monteverde, Salvarezza, Simonetti, Formtiggia.

Luoghi citati: Alessandria, Genova, Liguria, Ottone, Piacenza