Cagliostro di Pizzetti rappresentato alla Scala

Cagliostro di Pizzetti rappresentato alla Scala '"una nuova opera lirica Cagliostro di Pizzetti rappresentato alla Scala Milano, 24 gennaio. (g. v.) E' la prima volta, questa, nell'orma! numerosa carriera teatrale di Ildebrando Pizzetti, che un soggetto storico e alquanto recente sia preferito a un mito, a un episodio biblico, a un conflitto di genti, senza data o d'un'immaginaria epoca, mosse dal male o dal bene. Che l'artista non dica, e anche non sappia dire, come sia avvenuta la scelta d'un soggetto, è normale, qualunque conoscenza o vista o pensiero o stato d'animo potendo offrire, goethianamente, l'occasione d'un'opera d'arte. E il Pizzetti a chi gli sia intimo confida d'esser stato più volte attratto casualmente da un paesaggio, da una lettura, da un motto, da uno stimolo insom¬ ma fortuito, e di aver intrav veduto nel medesimo istante 10 sviluppo di quel drammatico germe. Ma se nulla dice e sa dire dell'origine di questo suo Cagliostro, chi conosce la mentalità e la spiritualità di lui è certo che un vitale impegno lo sostenne nell'immaginare i personaggi e nel determinare la vicenda scenica; e certo, anche, malgrado il nome equivoco del protagonista, che questo non sarebbe apparso Bulla scena nell'aspetto eroicomico. La tradizione, per cobi dire, pizzettlana esclude la facezia. Cagliostro poteva apparire soltanto nella luce della tragedia. La maggior difficoltà inventiva consisteva indubbiamente nella rappresentazione del carattere di Cagliostro. Che è poi 11 caso di qualsiasi dramma o poema o romanzo * storico >. L'arte non è la biografia, nè la storia Bisogna creare le persone dell'arte. Cagliostro, in questo dramma, è l'infatuato, l'illuso, che, vittima della propria esaltazione, non distingue l'illecito dal lecito, e che, richiamato alla realtà, se ne stupisce, prova ancora un fremito d'amore schietto, poi, travolto dalla megalomania, si ribella, e spasimando si annulla. Il punto cruciale della sua musicale esistenza è forse quello nel quale, atterrito dallo sdegno e dall'abbandono di sua moglie, che egli ha disonorato e tradito, e che ancora può amarlo, si avvince a lei, trepido e focoso, come nelle prime ore felici, e subito se ne stanca, per inseguire una voluttuosa adoratrice della sua magìa. Ma la magia è un assunto, un dato senza prova, un elemento spettacolare. E l'opera è di quelle che più s'affidano all'evidenza dei fatti scenici e alli significazione letterale delle parole. ' I fatti son progressivamente Interessanti Nel Prologo, a Palermo, nella casa nativa, Cagliostro è un giovinotto imbroglione, che s'atteggia a giustiziere e redentore a una corrotta società, e se la Madre Indulge, gli estranei ne prevedono la triste sorte. Nel primo episodio, a Strasburgo, 1780, il c Conte », l'alchimista che trasforma in oro e in gemme le più vili materie, che è riconosciuto dottore dalla Facoltà di medicina, e acclamato dal popolo, ordisce truffe e avvilisce sua moglie. Nel secondo, a Parigi, sei anni dopo, scampa a una condanna, è espulso, e con solennissimo rito massonico profetizza la Rivoluzione e la decapitazione della Regina 1789, nel Forte di Leo, l'epilogo. Condannato all'ergastolo, è pronto a confessare le sue colpe, ma scaccia il Frate che vuole il nome dei massoni suoi seguaci, corrompe il carceriere, ottiene una bottiglia d'acquavite, s'ubbriaca, smania, inveisce, muore. S'odono i canti della Rivoluzione francese La stentorea enfasi musicale del protagonista ora si Inturgidisce, ora s'attenu»-. e s'"roilia, ora s'impenna, ora cede a un che d'irreale, di favoloso. La significazione letterale delle parole spicca nella declamazione e nell'intonazione, che è tipicamente pizzettiana, talvolta interrotta da qualche arioso duetto, che reca il prorompere delle passioni. Il tessuto compositivo annoda uha diecina di temi, ritmici per lo più, che l'orchestra riecheggia in una strumentazione fosca o luminosa, secondo il carattere degli episodi. E si ha cosi alternanza di evanescenze timbriche e di crudezze, mentre la coralità è diversa, ora veristica, ora allusiva. Per tutto ciò Cagliostro, inserendosi nella folta attività del Pizzetti, si distingue per inconsueti atteggiamenti, procedimenti e finalità. Lo spettacolo, s'è detto, contribuisce notevolmente al risultato di questo dramma musicale. E se ne ha la prova convincente nella citata scena del rito massonico, la quale, disegnata da Nicola Benois, rende « evidente » il « presupposto », la magia, la credulità. L'aula nella quale il rito si svolge è quasi del tutto sommersa nell'oscurità, soltanto le fiaccole impugnate dagli adepti mandano sinistri lucori. Sul tripode altissimo, alla cui sommità s'accede con una lunga scala, è la « caraffa magica > di cristallo, colma d'un'acqua portentosa»: chi ha subito la suggestione ipnotica di Cagliostro scorge nel liquido immagini di futuri eventi. « E' una cosa che fa rabbrividire », mormorano 1 soprani e i contralti, mentre una fanciulla, scelta a caso fra gli astanti, osserva ansiosamente la teca, e Cagliostro le ordina di scrutare a fondo Suggestionata, essa vede nella trasparenza la persona di Maria Antonietta, il cui collo è Ingemmato come da un riastro-| di sangue, e una folla popolana urlante feroce... Qui in orchestra radi accordi misteriosi fanno da pedale a spunti della Carmagnola e a frammenti di temi già uditi. L'allucinazione decresce, allorché la fanciulla sviene, e il coro emette paurose esclamazioni digradanti. La regìa di Mario Frlgerlo ha completato le figurazioni del Benois. Il maestro Antonino Votto s'è' giovato nella concertazione dell'esperienza di Vittore Veneziani, istruttore del coro, e della partecipazione attiva del tenore M. Picchi, protagonista, di Clara Petrella, di Vittoria Palombini, di Angela Vercelli di Augusto Beuf, di Marco Stefanoni, e d'un affiatato stuolo di parti minori. La Scala era stasera abbastanza affollata, ma per la prima volta non gremita. Alla fine dell'opera, che ininterrot tamente dura circa due ore, gli applausi non sono stati una Simi. Una parte del pubblico a assunto un atteggiamen to ostentatamente indifferente, l'altra parte applaudiva. Tette chiamate, delle quali tre meno fiacche, all'autore, al direttore e ai cantanti. l

Luoghi citati: Milano, Palermo, Parigi, Strasburgo