Una deposizione interessante

Una deposizione interessante Una deposizione interessante — Lei è stato chiamato — «piega l'uomo della legge — per il tentato uxoricidio commesso da Tauretti Egidio. — Ma io, scusi, che c'entro? — L'appartamento del Tauretti è sotto il suo. Lei udì il colpo di pistola? • — Veramente... Mi svegliai, ecco, con l'impressione di aver sentito un colpo, nja che fosse stato un colpo di pistola, non avrei potuto dirlo. — Prima di coricarsi aveva sentito delle voci? — In quella casa voci se ne sentono sempre: i muri sembrano di cartone. — Volevo dire: voci forti, grida, che potessero far pensare a un litigio tra i coniugi Tauretti. — No. Mi pare, almeno: avevo la radio accesa, ascoltavo un concerto... — E dopo il colpo di pistola non udì nessun grido? — Dopo sì: grida, lamentiMa ero ancora pieno di sonno e sentivo tutto confuso. Mi pareva che il trambusto fosse nella strada. Poi sentii che sulle scale c'era movimento di gente, che la mia cameriera s'era alzata, e mi alzai anch'io. Aprii la porta, mi sporsi dalla ringhiera e vidi che la gente si accalcava sul pianerottolo del piano di sotto. — E andò giù anche lei? — No no: rientrai e dissi alla cameriera di tornare subito a letto. — Perchè? — Perchè... capii che si trattava proprio del Tauretti, e con quel signore non volevo avere a che fare. — Ah sì? E perchè? — C'era stata... una questione — Che questione? — Nulla di grave, una sciocchezza. — Dica, dica tutto. — Si lamentava per i rumori che facevo io. I miei rumori, santo Dio! Non sono un giovinetto, vivo solo, ho una vecchia cameriera che certe volte mi pare un fantasma, tanto è silen«iosa... Ma lui andava a letto alle dieci e pretendeva che dopo le dieci ci fosse un silenzio as soluto. Lei sa come sono queste case che costruiscono adesso: si sentono anche i sospiri, io sento quando nell'appartamento accanto girano gli interruttori della luce. Dopo le dieci, secondo il Tauretti, io avrei dovuto camminare in punta di piedi e sempre in pantofole, non muovere j una sedia, non Usare il bagno non ascoltare la radio... Niente Andare a letto come lui. Ma io alle dieci a letto non ci posso andare. Glielo spiegai con le buone, ma lui non mi ascoltava nemmeno. Un po' cercava di impietosirmi, un po' si gonfiava come un tacchino. Diceva che aveva un posto importante, di grande responsabilità, e perciò doveva riposare tutta la notte per poter avere la mente lucida durante il giorno. Ma anch'io ho un posto di responsabilità, e per poter avere la mente lucida in ufficio devo muovermi prima di andare a letto per digerire, be ne. Ognuno ha le sue abitudini: non le pare? Ho comperato quell'appartamento appunto perchè c'è un bel corridoio che mi permette di passeggiare come sotto i portici. In ogni modo usavo tutti i riguardi, gliel'assicuro: facevo tutto il possibile per non dargli noia. Ma se una sera dimenticavo di mettermi le pantofole, o mi capitava di ab bassare le tapparelle dopo le dieci, di spostare una poltrona di un centimetro, la mattina dopo immancabilmente la porti, naia mi riferiva le. sue lamentele. Diventava un incubo, mi creda Finii col ribellarmi, con l'irnpormi di non pensare più lui. Una mattina, uscendo, lo vidi nell'androne che sbraitava con la portinaia. Sentii che parlava di me e persi la pazienza. Gli dissi di smetterla perchè in casa mia ero padrone di fare quello che mi piaceva, fuor che gli schiamazzi proibiti dalla legge. Fu come se gli avessi dato una coltellata. Era tutto cunvul so, mi guardava come se volesse saltarmi al collo, barbugliava, minacciava... — Minacciava? Come? — Che non l'avrei passata liscia, che mi avrebbe fatto vedere chi era lui, e cose simili. Pareva uno squilibrato, parola d'onore. — Quando avvenne questo? — Due o tre settimane fa Aspetti: sì, .esattamente due settimane fa: era lunedì, come oggi. — Interessante. Molto interesRisulta che proprio que il Tauretti comperò la cui ha colpito la sante giorno pistola con moglie. — Ah sì? — E' sorride come di una coincidenza curiosa. Ma ad un tratto spalanca gli occhi e la bocca, sbalordito: — Pro prio quel giorno? la compro forse me! — E' un'ipotesi ammissibile E ora mi dica quello che sa del la moglie del Tauretti. — Della moglie? — Deve fare uno sforzo per scacciare l'in* magine del Tauretti con la pi stola puntata su di lui. — Della moglie non so nulla. La incon travo qualche volta per le sca le, la salutavo, ma senza mai fermarmi a parlarle. Una donna ancora giovane, piuttosto sgar giasodesoscosinCopiraavsi HcodesoridiavtrnHsirosippdddcsptuztomqaaerqnmttmdpgdEdsicndtelddtpvphfsoupiaqRgbfpcdlrpslstsvMa allora... pistola... per a l e o o e a i a e i ò r o r n i o i e o e a e e a i n o a a. n e e o e a, eaa a te se la la me Ma hi o e el re n* pi lla n a mai na ar giante, e sempre profumata e sorridente. Certe volte mi chiedevo: come fa a essere sempre sorridente, con quel marito così scorbutico? — Sorrideva anche a lei, non ostante che il marito...? — Sissignore, anche a me. E in un modo speciale, mi pareva. Come se volesse dirmi: mi dispiace, sa, che mio marito si arrabbi con lei, non ci badi. — Le risulta che il Tauretti avesse qualche motivo di dolersi della condotta della moglie? Ha mai sentito mormorare sul conto di lei? — No, in coscienza. Prima... del fatto, s'intende. Ora è diverso. Sa com'è la gente: se il marito le ha sparato, dice, vuol dire che sapeva qualche cosa. — Prima di quella notte, lei aveva mai sentito litigi, scenate tra di loro? — Scenate, proprio scenate, no. Ma grida di lui, sì. Sempre H'improvviso, come scoppi. Ma si udiva subito una risata fragorosa della moglie, e poi tornava silenzio. Era una cosa impressionante. Tanto che certe volte pensavo che quelle arrabbiature per i rumori fossero una specie di sfogo. Lo sfogo, voglio dire, di un'altra rabbia che lo ro deva. — Ah sì? Che cosa glielo fa ceva supporre? Erano così esagerate, cosi sproporzionate, quelle arrabbiature... Già. Ma la stessa sproporzione potrebbe esserci tra l'atto di sparare sulla moglie e il motivo che lo provocò. — Cioè? Non capisco bene. —' Immagini che il Tauretti, quella notte, fosse già in preda alla rabbia per motivi estranei alla moglie. Per esempio, perchè era stato disturbato dalla sua radio: lei ha detto poc'anzi che quella sera ascoltò un concerto, no? Una risata derisoria della moglie, o qualcosa di simile, potrebbe averlo sconvolto talmen te da fargli vedere mostruosa mente ingigantito qualche torto di lei, vero o presunto.. — E' una supposizione... un po' strana. — In questo luogo, caro si gnorc. la stranezza è di casa. Ma lui, scusi, che cosa ha dichiarato? — Questo non posso dirglielo E per ora non ho altro da chiederle. La farò chiamare ancora, se sarà necessario, quando avrò interrogata la signora Tauretti, che ormai è fuori pericolo. Il testimonio si alza c s'inchina mormorando stentate parole di salutò. Esce dalla stanza ìentamente, quasi si aspettasse di essere richiamato. Con la stessa lentezza percorre il tetro corridoio, scende le scale. Nell'androne si ferma, come abbacinato dalla neve che imbianca la piazzetta. Chiude gli occhi vede il Tauretti con la pistola puntata su di lui, ode il colpo, ha l'impressione di cadere. Deve fare uno sforzo per avviarsi senza barcollare. Il pensiero- che quell'uomo lo odiava sino al punto di volerlo uccidere, lo colma di uno stupore mai provato, quasi tutto, intorno, mutasse stranamente aspetto. Perchè quell'odio? Per quei pochi rumori? Impossibile. Rivede il viso di Tauretti, quegli occhi allarmati, quelle labbra contratte, quel tic che gli faceva protendere il collo come per un senso di soffocazione; e meraviglia di non aver mai cercato di capire da che dipendeva il suo rodio segreto. Riode la sua frase minacciosa : « Le farò vedere chi sono io »; e gli pare di sentirla sgorgare dolorosamente da una di quelle umiliazioni fonde che stravolgono il senso della vita, che in ogni attrito fanno vedere un'offesa insopportabile. Da che, da chi gli veniva quell'umiliazione? Dalla moglie, tanto più giovane e all'apparenza così vanesia e incurante? Forse da altro, da più lontano. Forse la moglie glieaveva soltanto esacerbata. E non gliela esacerbò anche lui, in quell'ultimo incontro? Se quel giorno non lo avesse incontrato, o se invece di adirarsi gli avesse detto sorridendo, con cortesia: «Mi scusi, cercherò di accontentarla, di non disturbarla più... ». Rabbrividisce pensando che può aver causato davvero 1 atto delittuoso di Tauretti. E dire che del proprio scatto si sentì fiero, quasi si fosse liberato da un senso di inferiorità. C'è forse anche in lui qualcosa dell'angosciata aberrazione di quell'uomo? Ricorda l'irritazione che provava quando la portinaia gli riferiva le sue lamentele: come se si sentisse menomato nel possesso dell'appartamento che -aveva comperato dopo tanti anni di rigida economia. Finì col credere che soltanto per quelle lamentele non provasse la gioia che s'era aspettata dal sapersi padrone della casa dove abitava. ... Quella proprietà era stata per er vent'anni in cima ai suoi pensie ri, quasi potesse assicurargli una felicità ineffabile. Ma in che ha mfltato, in che può mutare lo squallore della sua vita di uomo solo e sen7>. più speranza di potersi fare una famiglia? Non s'è accorto che da un po' è fermo ad aspettare il tram guarda sorpreso la pente che si accalca intorno a lui per salire sulla vettura. Gli urti che riceve e che è costretto a dare lo impauriscono. Ancor più lo'im¬ pamastudistrgitrabusadoestigribrdilenopopal'unegivistcochpevcclC pauriscono, quando il tram si mette in moto, i visi che gli si assiepano davanti. Gli pare che tutti abbiano qualcosa del viso di Tauretti. Sussulta udendo strillare una donna a cui un giovinotto, per uno scossone del tram, ha ammaccato in modo, buffo il cappellino. Chissà, pensa, che cosa angustiava quella donna, e come arriverà a casa esasperata, come si metterà a litigare con la madre o col marito per un nonnulla. Egli sembra strano che il giovinotto s'indigni per il suo strillo, che non le chieda scusa gentilmente pur non avendo colpa. Costa così poco, santo Dio, un sorriso, una parola buona. Siamo tutti legati l'uno all'altro, anche se non ce ne rendiamo conto: una catena cui anelli non possono disgiungersi- se ndn con strappi violenti che finiscono con lo storcerli. Lui si sente proprio come un. anello storto, gli pare che non potrà più vivere senza pensare con rimòrso a quel povero Tauretti che era arrivato a comperare una pistola per ucciderlo. Giuseppe Lanza ■iiMiniiiinimiiiiiiiiiimiiiiiimiiiiiimmiii

Persone citate: Giuseppe Lanza