Villaggi senza vita nella pianura austriaca

Villaggi senza vita nella pianura austriaca UNA PIAGA NEL CUORE D'EUROPA Villaggi senza vita nella pianura austriaca 44 mila russi sul piede di guerra accampati nel Burgenland - Sentinelle a sterminati campi di macerie - Angoscia dell'occupazione in un clima d'armistizio - La non fraternizzazione; il giovane ufficiale appassionato e la ballerina sdegnosa (Dal nostro Inviato speciale) Vienna, 16 gennaio. Esistono insieme, notano, tre Austrie, una delle quali è la tenera e malinconica Vienna, col suo fascino di cosmopoli non ancora appassito, e un'altra è la provincia, tirolese o carinziana o stiriaca, la « provincia d'acciaio » come la chiamano, dura e fi¬ dente, fermo nel suo culto iiiiiiiiiiiii iiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiuiiii degli splendori tramontati, rigorosa, moralistica e patriottica: quando calano a Vienna, i giovani di Graz o di Linz indossano con ostentazione le giubbe grigie dai tradizionali risvolti verdi e squadrano con fierezza i passanti. Esiste infine una trrza Austria, quella della zona industriale occupata dai russi, dove mi diceva ieri il vecchio barone Czernik di Wiener Neustadt, già colonnello dell'esercito imperiale, il Paese guarda il nemico negli occhi, face à l'ennemi. Senza dubbio la situazione di Wiener Neustadt e del Burgenland, la pianura bianca di neve che si avvalla verso il Neusiedler See ai confini con l'Ungheria, questa situazione di no man's land offre molti elementi paradossali. Wiener Neustadt fu talmente devastata dalla guerra che solo sei case, in una città di centomila abitanti, resistette ) in piedi; sulla pia bella e ampia di tali case, una palazzina neoclassica laccata di color crema, sta dal '45 la bandiera proletaria, rossa contro il cielo di ovatta: è il centro d'informazioni sovietico, che nessun austriaco frequenta. « Intrico psicologico » Le officine Messerschmidt formano ancora uno sterminato campo di macerie, simile a una città dissepolta: le sentinelle baskire la vegliano in armi, quasi vigilassero un campo di mine o incatenassero un simbolo. L'edificio dell'Accademia militare, la Saint Cyr austriaca, che fu schiantata dalle bombe e risaliva a Maria Teresa, è stato ricostruito sino al perniiti- mo piano ad opera del Governo di Vienna, ma l'anno scorso i russi fecero sapere che vi si sarebbero installati non appena i lavori si fossero conclusi, e così la ricostruzione ha finito con l'arrestarsi a mezzo, il palazzo non serve a nessuno. Quasi tutte le case di Wiener Neustadt, risorte dalle macerie, | sono prive di persiane o di i , a , r e , e l d a a , a a i n t e o n o a u - o i a e. a a e a, nin i ealr e di eaial inra re a o eria ur a e li Il ete li la lcornicioni, perchè i sovietici le ritengano « non requisibili>; gli abitanti sanno che ci si può fidare della ingenuità dei russi, e credo che questo fornisca un'impressione sufficientemente prec'sa dell'* intrico psicologico » nella zona occupata: disprezzo e timore dj. un lato; dall'altro prepotenza e distacco. La vita d'ogni giorno è guardinga: la presenza di soldati russi dovunque, di aviatori, di carristi, di sentinelle ai posti di blocco, la bandiera sovietica sugli opifici e sulla ciminiera degli alti/orni, tutto ciò suggerisce l'incombere della minaccia. L'autostrada è un < corridoio, lungo cui chi si reca da Vienna verso la zona britannica o americana può solamente trascorrere, non sostare. Gli abitanti, al pari degli occupatiti, si sono fatti sospettosi; il loro puntiglio nella <non fraternizzazione > è ossessivo. Il capo della polizia di Wiener Neustadt si gloria della propria avversione ai sovietici; la missione russa ha chiesto a Vienna che lo sostituissero, Vienna ha rifiutato; proprio di qui, come rappresaglia, è venuto il provvedimento che disarma la polizia federale, togliendole la matràque di gomma: ma il curioso è che i gendarmi di Wiener Neustadt sono gli unici a disporne ancora, giacché hanno l'uso di portare lo sfollagente sotto il pastrano: i russi non se ne accorgeranno fino a primavera. Un'altra peculiarità della c terza Austria » è questa: che, mentre a Vienna o nelle province < libere » nessuno parla delle prossime elezioni, fissate per il 22 febbraio, e nessun segno le indica così vicine, nel Burgenland ci si sente in piena vigilia. Da ogni parte affluiscono nella zona industriale i comunisti a prendervi residenza temporanea, il che consentirà loro di votare nella sola circoscrizione dove il Volkopposition, il fronte popolare austriaco, può nutrire la speranza di conservare i suoi cinque eletti alla Camera (pari al 5 % dell'Assemblea): la legge austriaca stabilisce che l'elezione di un candidato si basi al minimo su 25.000 voti di lista, e non prevede il ricupero su scala nazionale dei < resti ». Il vero problema Cosi Wiener Neustadt, Baden, Modling, son tappezzate di manifesti a favore di Koplenig, il padre del comunismo austro-ungarico, e del professor Dobretzbeig, l'ambizioso economista cattolico prono alla lusinga marxista; nondimeno a Vienna si prevede che il Volkopposition non raccoglierà neanche i 200.000 suffragi del '49. Il senso della prossima consultazione popolare risiede nella lotta fra socialisti e democri tiani (che ottennero rispettivamente il 39 e il H % dei vott quattro anni or sono), divisi essenzialmente dalla polemica sul bilancio. / democristiani sono per una politica anti-inflazionistica, costi q'iet che costi, i socialisti, facendo proprio l'appello drammatico dei 250.000 disoccupati, propugnano il full employment; al V D.U., vagamente reazionario e nostalgico dei fasti pangermanici, sp3tt 1 un solo ruolo, di outsider (12 % nel '49). Ed è chiaro, comunque, che la vittoria socialista o quella democristiana, il mag¬ giore o minore successo dei « neonazisti » non avranno peso: il vero angoscioso problema austriaco permarrà quello dell'occupazione. Il risentimento popolare non salva che i britannici; i francesi danno prova, nel Voralberg e nel Tiralo, di una rapace alterigia; agli americani, da quando l'estate scorsa, ■ proprio all'inizio del Festival, trasferirono a Salisburgo una intera ' divisione negra, si rimprovera di considerare l'Austria alla stregua di un dominio coloniale. Il «caso di coscienza» Questo è nulla, beninteso, in paragone all'atteggiamene to russo. I russi controllano trecento fabbriche, vitali per il Paese, paralizzandone l'economia; tutta l'industria pesante, le intere risorse petrolifere sono nelle loro mani. Quarantaquattromila uomini, un esercito sul piede di guerra, si accampa sul Burgenland e nella bassa Austria; le forze di occupazione americane, francesi e britanniche sommate insieme sono lontane dalla metà di quella cifra. La sovranità della Repubblica austriaca è puramente nominale nella zona russa. Il mantenimento dell'armata sovietica è costato finora poco meno d'un miliardo di dollari al Governo di Vienna; il trattato di pace sembra ormai irraggiungibile. Le cronacha del calvario austriaco sono ancora le stesse, disperatamente le stesse: e poche cose, come l'incancrenirsi d'una simile piaga nel cuore dell'Europa, ci ammoniscono sulla precarietà della pace. Viviamo in un clima d'armistizio, non c'è posto per la fede in questa pianura del nord da cui sorgono villaggi spenti. Resta il « caso di coscienza » di fronte ai russi, per chi, straniero, prescinda da considerazioni politiche: il caso di coscienza di fronte a uno massa umana, non mai abbastanza remota da noi perchè non s'impongano motivi di curiosità, d'interesse di giudizio, quindi di simpatia. A Baden, dov'è il loro quartier generale e, circondata da picchetti in alta uniforme, giace nel verde dei pini la villa di Sviridoff, i russi appaiono sotto una luce prevalentemente sfavorevole, protocollari e pedanti. Abbondane gli ufficiali occhialuti dall'aspetto di burocrati, con borse di cuoio sotto il braccio e i volti atteggiati a fastidio. Un intero quartiere della cittadina è recinto da una palizzata di legno, al di là della quale gli austriaci non hanno accesso: la palizzata esclude il centro storico, risparmia la chiesa nella piazza principale e « protegge » tutta una serie di edifici pubblici fra cui le terme della < belle epoque », trasformate in teatro per le truppe. La via Francesco Giuseppe, lunga e signorile, con i suoi palazzotti rococò, con le sue fontanelle di pietra serena, è ribattezzata Stalingasse. I grandi, puri boschi delle colline sono stati abbattuti, e talora camminando sulla neve a monte di Baden si vedono gruppi di soldati scaldarsi nudi al riverbero dei fuochi alimentati da rami d'abete. Questo ricorda Tolstoi, le sue favolose descrizioni delle campagne russe in Boemia contro i francesi di Bonaparte: è uno spettacolo semplice e forte. Ma Baden è anche gremita di ufficialesfìL dall'aria inquisitoria con pallide facce sotto la bustina maschile, ho notato invece che alcune soldatesse si tingono un poco e lasciano i capelli sciogliersi lungo te spalle; i loro occhi azzurri sono quieti e felici. Più patetici sono i russi di Vienna dove la popolazione li schiva Camminano per il Ring umili talvolta, o assorti. La domenica, nette brevi schiarite pomeridiane, è pos¬ sibile vedere gli ufficiali dell'armata rossa, stranamente poco marziali uscire a passeggio con le mogli e con i figli. -Mi pare che amino molto, o almeno molto vistosamente, i bambini. Ito spettacolo più frequente è quello del padre — l'ufficiale con il suo attillato cappotto grigio, con i suoi goffi calzoni azzurri macchiati di fango — che regge sulle braccia, tenendolo in alto, il figlioletto in pelliccia; la madre gli cammina a fianco guidando la carrozzella vuota; l'uomo parla al bambino con voce carezzevole, e gli occhi gli si Illuminano se il bambino ride. I soldati che incontra, lo salutawo~bonariamente, portando appena la mano al berrettone di pelo senza nessuna enfasi; e c'è nel loro sguardo qualcosa come un guizzo di solidarietà virile, un benigno affetto di uomini. E' pauroso, a pensarci, anche se inevitabile, (noi non faremmo altrimenti nei panni degli austriaci), che i russi motivino e raccolgano l'odio: a causa loro, della loro politica di forza, l'Austria 11111 i 1 ( 111 m1111111111111111111111111 m 1 i1■s 11111 r 1911111 è un Paese dove l'odio rampolla in un gorgo cupo. Non so se i russi contraccambino questo sentimento; certo non tutti lo fanno. L'altra notte, e mi dicono che da qualche settimana avvenga ogni notte, ho visto un giovane ufficiale russo, un ragazzo' di venti o venticinque anni scrutare l'uscita di un tabarin senza naturalmente azzardarsi ad entrare perchè questo è proibito dai regolamenti. E' innamorato di una bella girl, e quando lei uscì verso l'alba, scorsi negli occhi del sovietico una luce appassionata e puerile. La viennese camminava senza voltarsi, come se l'uomo non esistesse-;- aveva un mantello di astrakan e una piccola fac-cia sdegnosa; le sue scarpine dai tacchi alti calpestavano ritmicamente la fanghiglia. Mi sono ricordato d'un verso di Hloch, poeta bolscevico che hanno messo al bando, un verso rivolto alla donna amata con crudele pietà: « Senza tremare piantami nel cuore il tuo aguzzo tacco alla francese ». Carlo Laurenzi 1 ( 11 r 1 < 11111111111111111111111 > 1 f 11 ■ 111111ì 1111111 r ! 11i !

Persone citate: Bonaparte, Carlo Laurenzi, Cosi Wiener Neustadt, Linz, Maria Teresa