100 milioni di debiti di Giovanni Artieri

100 milioni di debiti 100 milioni di debiti Quando si seppe della concessione all'Opera di S. Paolo, da ogni angolo del Giappone piovvero proteste. La < Nippon Cultural Broadcasting », questa miracolosa opera del prete torinese, costata già più di mezzo miliardo, rischiava di scomparire sotto il peso della contingenza politica. All'ondata di pericolosi interventi dei tanti avversari s'aggiungeva, in quell'epoca, anche la voce da più parti raccolta e già vastamente diffusa in Occidente del passaggio dell'imperatore Hirohito al Cattolicesimo. La smentita alla infondata diceria prontamente emanata dal Palazzo Imperiale si accompagnò, per comprensibili ragioni, ad alcune disposizioni di rigore concernenti proprio le stazioni radiotrasmittenti private instavate sul territorio giapponese. Padre Marcellino vide a mal partito la sua opera già funzionante da tre o quattro mesi e con vivo successo. Gliei'avrcbbero nazionalizzata, portata via, in forza di ragioni potenti e contro le quali sarebbe stato difficile ottenere un qualunque intervento riparatore. A tuonare e tempestare contro la radio dell'Opera San Paolo era una nuova, particolarissima sètta eretica di buddisti, la c Odoru Shukjo », confraternita di mistici danzanti, una specie di dervisci giapponesi. Costoro richiedevano l'applicazione integrale della legge, la soppressione della radio JOQR e la messa al bando dei suoi ispiratori cattolici c cristiani. A padre Marcellino venne comminata la proibizione della propaganda e l'ordine, entro un breve termine, di dimostrare che la < sua » stazione radio era giapponese. Voleva dire l'impossibile. Don Marcellino trascorse una notte insonne, pregò per ottenere una illuminazione. L'indomani firmò un atto legale < rinunciando » ad ogni proprietà o diritto dell'Opera San Paolo sulla stazione radio, chiese ed ottenne l'ausilio di notevoli personalità giapponesi per comporre un consiglio di amministrazione interamente nipponico, fece accettare dall'ambasciatore Sawada Setonzò, cattolico, un figlio del quale era stato ordinato prete a Roma nel Natale del '51, la presidenza onoraria e quella effettiva affidò al senatore Tokugawa Sokei. La radio JOQR era adesso tutta giapponese; ma lui, lui stesso, don Marcellino, che l'aveva messa su vendendo stracci e scarpe vecchie avrebbe dovuto allonto> narsene in quanto straniero e membro della direzione tecnica. Stavolta don Paolo non trascorse una notte in preghiera. Gli bastarono pochi minuti. Era in Giappone da 18 anni, le leggi gli davano il diritto di chiedere e di ottenere la cittadinanza. In Giappone oltre che la nazionalità, lo straniero naturalizzato deve cambiare anche di nome. Don Paolo Marcellino divenne il reverendo Maruse Toshitaka. E rimase al suo posto. Intendiamoci: anche lì al suo posto don Maruse Toshitaka non può fare gran che per propagare la fede. Io gli ho chiesto candidamente perchè fosse rimasto, se poi valesse la pena, dopo tanti sacrifici, di accettare quella soluzione così magra. Ma egli mi ha risposto pianamente che sì, valeva la pena di rimanere alla «sua» radio come sorvegliante dei programmi, nei quali il suo solo diritto di intervento si limita a impedire che tuonino contro la fede e i costumi cristiani. E' una specie di ispettorato morale, e di morale cattolica, piuttosto vago, piuttosto pallido, piuttosto inafferrabile, ma che pure nei riflessi remoti egli ha accettato in cambio di tanta opera concreta tangibile, di tanto valore terrestre. La radio di don Marcellino vale oggi oltre mezzo miliardo, è servita da duecentocinquanta impiegati, estende la sua influenza su quasi tutte le isole dell'arcipelago giapponese e sulla costa coreana e citiese. E' uno strumento potente, creato coi danaro uscito dalle « casseforti di Dio », come dice don Paolo e per servire i disegni della Provvidenza. Probabilmente essa si estenderà, in potenza e in prestigio; probabilmente scomparirà, se il suo « autore » dovesse lasciarla. E' una stazione radio che vive di pubblicità e di pubbliche offerte. Don Marcellino ha contratto dei debiti colossali che, una volta costituita la società giapponese, sono rimasti sulle sue spalle. < Pcìist — mi diceva quella domenica che andai a trovarlo in un remoto quartiere popolare di Tokio, dalle parti dell'Università — pensi, ho non metto di cento milioni di debiti ». Né io, nè lui per una specie di candida magìa attribuivamo, quella mattina piovosa di domenica a Tokio, una grande importanza a quella cifra, a quelle parole. < Cento milioni/... > chiedevo io, come se avessi parlato di un cerino spento. <Chi glieli daràt ». Lui invece di rispondere mi offriva una sigaretta. Accendeva la sua, mandava una nuvoletta che io guardavo galleggiare, vaga, nella stanza, come uno di quei cirri estivi candidi e lenti dei giorni di pieno agosto, le vere immagini della serenità. Giovanni Artieri

Persone citate: Don Paolo Marcellino, Maruse Toshitaka, Padre Marcellino, Sawada Setonzò

Luoghi citati: Giappone, Roma, San Paolo, Tokio