Incriminati dal P. M. per peculato l'ex-presidente e l'ex-direttore dell'I. N. A.

Incriminati dal P. M. per peculato l'ex-presidente e l'ex-direttore dell'I. N. A. ■topo cinque anni di indagini su una rete di illeciti affari Incriminati dal P. M. per peculato l'ex-presidente e l'ex-direttore dell'I. N. A. Essi avrebbero stornato un miliardo per una operazione finanziaria - Altri tre dirigenti di organismi parastatali imputati di complicità e di truffe che fruttarono 275 milioni Roma, 26 marzo. Cinque anni or sono alla Procura della Repubblica venne presentata una denuncia contro l'ex-presidente e contro l'ex-direttore generale dell'Istituto Nazionale delle Assicurazioni per gravi irregolarità amministrative. Dopo cinque anni di minuziose e complesse indagini, il Sostituto Procuratore della Repubblica dott. Gaetano Caldora ha chiesto, nella sua requisitoria scritta, che vengano rinviati a giudizio del Tribunale cinque dei ventiquattro imputati contro i quali si è proceduto: il dott. Giulio Sansonetti, già presidente dell'Ina; il dott. Annetto Puggioni, già direttore generale dell'Ina; il dott. Ferdinando Bussetti, già amministratore delegato delle Assitalia; il dott. Foscolo Bargoni, già direttore generale delVlnail; l'ing. Luigi Lapenna della Compagnia Finanziaria di Partecipazione. Costoro secondo il Magistra-' to, dovrebbero affrontare il giudizio del Tribunale con diverse imputazioni: Sansonetti e Puggioni per difendersi dall'accusa di peculato, per aver effettuato nel dicembre 1949 il deposito di 1 miliardo di lire costituito con la dispon&illtà dell'Ina-Casa presso l'Ente FU. nanziamenti industriali perche concedesse alla Fincompar, che era in dissesto, un credito di 875 milioni, distraendo in tal modo del denaro appartenente alla Pubblica Amministrazione e causando un danno rilevante all'Erario. Bussetti è Invece imputato di avere, quale amministratore delle Assitalia, nascosto le reali condizioni economiche della società (è un reato questo che prevede una pena che va da un minimo di 1 anno i i e ad un massimo di 5 anni di reclusione). L'ing. Lapenna deve rispondere dell'accusa di truffa insieme al dott. Bussetti, per aver indotto il Consiglio d'amministrazione della Fincompar ad acquistare circa 30 mila azioni delle Bimospa e 240 mila azioni di altre società in precarie condizioni finanziarie, guadagnando in tal modo insieme al dott. Bussetti circa 275 milioni di lire. Per gli altri imputati, invece, 11 P.M. ha chiesto l'assoluzione 0 per insufficienza di prove, o perché il fatto non costituisce reato o per amnistia. Questa complessa storia di affari finanziari di cui si sta interessando la Magistratura ebbe inizio secondo la ricostruzione del P. M. dott. Caldora, nell'ottobre del 1947 quando le Assicurazioni d'Italia entrarono in relazione con la Compagnia finanziaria di partecipazione con un giro di sconti e di risconti di cambiali per un miliardo e 250 milioni. I fondi erano forniti dal Banco di Santo Spirito presso cui tanto l'Ina quanto VInail avevano in deposito ingentd somme. Senonché le operazioni non dettero alcun risultato utile sia alle Assitalia di cui era amministratore delegato il dott. Bussetti che all'Ina. Anzi la situazione divenne ben presto molto pesante soprattutto perché 1 due istituti si erano avventurati in una serie di speculazioni sbagliate. Un anno dopo il dott. Bussetti pensò di costituire una nuova società, la Fincompar (Finanziaria Compagnia di partecipazione) che si sostituisse prima alla G.F.P. (Compagnia finanziaria di partecipazione) nei rapporti con le Assitalia e successivamente ^lle Assitalia nei rapporti con Til Banco di Santo Spirito. Ma neanche questa soluzione migliorò la situazione. Secondo l'accusa giovò soltanto all'ing. Lapenna e fece assumere all'Ina, che sino allora era creditrice di somme rilevanti, la posizione di compartecipe e di corresponsabile nei dissesti della azienda. Per cui sul bilancio dell'Ina finì per gravare tutto il passivo della situazione. Nel dicembre del .1949 a tutto questo si aggiunse la Recisione del nuovo amministratore delle Assitalia di non rinnovare le polizze «fideiussorie» per cui sino a quel momento il Banco di Santo Spirito aveva concessi i riporti alla Fincompar che si trovò a non poter far frónte allo acoperto. Fu allora che intervenne l'ina con un deposito presso l'Ente finanziamenti industriali per un miliardo di lire in modo che la Fincompar potesse trovare gli 875 milioni di cui aveva bisogno per sanare la propria situazione nei confronti del Banco di Santo Spirito Ma ormai la situazione era irrimediabilmenta compromessa. Si procedette ad una inchiesta dalla quale risultò che erano stati volutamente occultati alcuni determinati episodi, che erano stati effettuati dei piestltd senza garanzia, che erano state compiute operazioni dannose ed antistatutarie. E tutto si concluse con la denuncia che il 23 marzo 1952 il prof. Roberto Bracco, nuovo presidente dell'Ina, presentò contro coloro che lo avevano preceduto nella gestione dell'Istituto. La conclusione dell'Istruttoria con la sentenza del giudice istruttore non si avrà prima del prossimo autunno.

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