Roma non è propriamente corrotta né viziosa, è una città esibizionista di Paolo Monelli

Roma non è propriamente corrotta né viziosa, è una città esibizionista ASPETTI E COSTUMI DEL NOSTRO TEMPO Roma non è propriamente corrotta né viziosa, è una città esibizionista Con una certa ingenuità è spinta ad atteggiarsi a moderna e spregiudicata, pensa che scandali e ghenghe le diano il crisma della grande metropoli - In realtà, quando gli ultimi nottambuli prendono la via di casa, li accompagnano le luci bonarie di un chiosco di libri e di un fioraio - La sua eventuale corruttela non va cercata nei night-clubs ma nei traffici e nelle speculazioni (Nostro servizio particolare) Roma, 26 marzo. I/antefatto è noto. Il 5 marzo scorso il Sommo Pontefice, parlando ai parroci e ai qìwresimalisti, è uscito a un certo punto in una vivace protesta contro certi aspetti di Roma, c città unica al mondo, centro del mondo cattolico, sede vescovile del Papa », per t quali il suo volto « appare sfregiato nei suoi più puri lineamenti ». Ha citato ad esempio di questo sfregio < due grandi cartelloni murali volgarmente pornografici che tappezzavano in quei giorni le principali vie di Roma », destinati a suscitare pensieri e sentimenti impuri e a contribuire alla corruzione del popolo. Ha parlato poi delle < riviste pornografiche esposte nei chioschi », ed in generale del cinema immorale e della televisione che apporta non di rado nella intimità delle cose < spettacoli audaci atti;, a turbare profondamente le coscienze ». Lasciando stare il cinema che va dappertutto e la televisione che ha programmi uguali per tutta la nazione e. agisce < nella intimità delle abitazioni », per cui l'accusa andrebbe fatta piuttosto ad un malcostume nazionale che alla capitale, apparirebbe dalle parole del Pontefice che, adesso che sono stati rimossi i turbanti cartelloni, basterebbe che il governo provvedesse a fare scomparire le riviste oscene dalle edicole, emettesse più. impegno ad adempiere agli obblighi che gli derivano dal Concordato, art. 1, capoverso S (cioè di far sì che nulla nell'aspetto di Roma contrasti con il suo carattere sacro) perché la città riprendesse t suoi più puri lineamenti. (Il Santo Padre intende una purezza morale; che a guastarne i puri lineamenti estetici pensano da anni, con zelo sempre più rovinoso, urbanisti e speculatori). Ora è accaduto che quelle parole del Sommo Pontefice sono state come una miccia che abbia fatto esplodere una serie di mine che non attendessero che un'occasione per scoppiare; subito tutta la stampa di Roma, e 1 settimanali del Settentrione, hanno reagito come fosse stato messo sotto accusa il modo di vivere dei romani, e denunciato un traviamento e una dissolutezza eccessiva (< Roma sotto processo, grido di allarme sulla moralità di Roma », è il titolo di un settimanale milanese); sono stati interrogati magistrati, prelati, giornalisti stranieri, scrittori, artisti, impresari, deputati, senatori, professionisti, « Secondo lei, Roma è davvero corrotta, è davvero la città del vizio? >, < Esistono a suo parere gli elementi di corruzione di cui ha detto il Sommo Pontefice t », e cosi via. E si sono avute risposte stupite o indignate, e si. è concluso da ogni parte ci *. le cose non sono così brutte come sono state descritte. Ma da chi? Le parole del Pontefice sono quelle che ho riferite, non si parla di corruzione in atto, tuffai più e i i i o i i o e o e e i . e e a n e i o di un pericolo che minaccia le coscienze o diun incentivo alla corruzione del popolo. Ma sembrava che tutti i romani avessero la coda di paglia; quelle ansiose inchieste, quei dinieghi appassionati sonavano coinè una excusatio non petita, facevano pensare a chi sa quali abissi di turpitudine. Considerando le cose sulla base di queste proteste, ed esclusa quindi ogni polemica con le parole del Santo Padre, mi sembra ovvio che la difesa è stata più accanita del necessario, le giustificazioni più clamorose delle animonizioni. Roma, al confronto con le più note metropoli d'Europa e d'America, se non è proprio una culla per neonati, come l'ha definita il regista Lattuada, se noìi è proprio soltanto una città di impiegati che si affrettano ad andare a letto lo. sera, come ha scritto Lambt..-ti Sorrentino, se non è proprio la città più noiosa d'Europa, come ha detto Alberto Moravia, è certo sotto l'aspetto morale migliore di tante al tre città occidentali, come ha dichiarato il giornalista francese Max Bergerre presidente di questa associazione della stampa estera. Ha un numero di night-clubs o luoghi notturni di molto inferiore anche percentualmente a quello delle altre capitali — luoghi più rumorosi che licenziosi che copiano dai più evoluti francesi ed americani spettacoli più o meno scabrosi (spesso più volgari che scabrosi) senza alcuna originalità di audacia e dì spregiudicatezza, o con correzioni pudibonde; le sue orge sono di danze al ritmo del jazz protratte fino all'alba, di atteggiamenti più o meno eccentrici di ragazzette della provincia ansiose di sbucare nel cinema o nella rivista. Non c'è ombra di quelle esibizioni o radunate pubbliche di invertiti che sono cosi frequente spettacolo in altre capitali, le sue donnette in busca di avventure professionali danno assai meno nell'occhio che, verbigrazia, a Piccadilly, il sabato sera non si vede in giro la decima se non la centesima parte degli ubbriachi che invadono i marciapiedi di tante città del nord d'Europa. Quando gli ultimi nottambuli che hanno indugiato nelle due o tre buche intorno a via Veneto prendono la via di casa, le ultime luci che lanciano addietro sono quelle di due chioschi che gii offrono fino ad alta notte il conforto morale ■ di un giornale o di un libro, e d'un fioraio che sta aperto fino all'alba e dà modo al marito d'impetrare il perdono della moglie che lo attenda minaccioso dietro l'uscio porta/ndole un mazzo di fresche umide rose. Ma t vero il giudizio dato dall'on. Sansone nella sua risposta ad una delle citate inchieste, che a Roma c'è una certa iattanza a vantarsi della propria immoralità. Roma non è corrotta, non è viziosa: è esibizionista. Sta perché abbia fretta di crearsi quel crisma di grande metropoli che pare non possa andare disgiunto dalla esistenza di bassifondi, di ghenghe viziose, di campioni di pervertimento e di malavita (descritti e celebrati da una letteratura di maniera, da pellicole compiaciute e condotte su modelli obbligati), sia pei una certa ingenuità provinciale che la spinga ad atteggiarsi a moderna e spregiudicata (con quale compiacimento i cronisti hanno descritto recentemente certi aspetti « all'americana » di aggressioni, di scassi, con sparatorie notturne fra ladri e polizia e simili.'), sta il fatto che quel tantino di vizio, di dissoluto, di frivolo l'ostenta con rumoroso cattivo gusto, con titoli drammatici net giornali e nei settimanali; e subito soggettisti e sceneggiatori di pellicole si mettono all'opera per farne «un documento dell'epoca ». Ho avuto occasione lo scorco agosto, in un articolo da Bologna, di contrapporre la misura ed il senso di equilibrio con cui i bolognesi accolsero una trentina di anni fa la rivelazione di certi traffici fra spacciatori e fiutatoti di cocaina — taluni ben noti nel bel mondo — (e subito la cosa finì più, o meno nel ridicolo), allo scalpore che si è fatto a Roma la primavera scorsa per un'analoga faccenda in cui risultarono impigliati fra altri noti giovinastri e alcuni aristocialici « senza fissa dimora». Considerate le terribilità che hanno assunto nella fantasia della signorina Caglio, e ancor più in coloro che per moventi diversi le hanno prestato orecchio, certe faccenduole di cartine contrabbandate, di droghe spacciate, di supposti incontri notturni e promiscui; come gli sforici antichi ci hanno descritto i dromo-M di Belisario approdanti nel sesto secolo alla foce del Tevere, carichi di grano, ci è stato descritto di questi giorni l'approdo al lido di Capocotta di una flotta carica di donne, strappate alle case tunisine e algerine da rapitori esperti nella tratta delle bianche, consegnate ad un cacciatore di Sant'Uberto che attendeva sulla riva con intorno una guardia del corpo dei guardiani e dei battitori. Ed invenzione esibizionistica, tutta romana, è quella specie di giro d'Italia automobilistico riservato ai divi e alle dive del cinema e della canzonetta, destinato ad accendere per tutta la penisola un fermento di eccitazione fanatica; lo scorso anno, come ha scritto un settimanale, cinque . milioni di italiani impastiti si sono esposti al rischio di essere arrotati o messi sotto da ventotto guidatori pazzi; quest'anno gli organizzatori, per timore di non avere abbastanza ciccia da esporre ai balzi e ai brancicamenti degli spettatori si sono precipitati in aereo a Parigi ad invitare, perché partecipi alla gara, la pettoruta d'oltralpe, la Brigitte Bardot. Roma dunque non rr.criiu, di essere definita noi campo della morale cittadina, città viziosa o corrotta; o almeno non più di altre a cui nessuno pensa di fare il processo. Ma non bisogna trascurare il fatto che esiste un aspetto ben più serio e preoccupante della eventuale corruttela di una città, che non siano faccende di gambe e petti nudi, o di spacciatori di droghe. E' stato deplorato da varie parti (e certe coraggiose denunce di un settimanale di Roma hanno trascinato in Tribùnate, per diffamazione, il direttore ed un redattore e sono stati assolti) un malcostume che viene da traffici disinvolti di denaro e di influenze, da patenti violazioni di leggi, da speculazioni di gente che pensa che la vita, è breve e bisogna arricchire in fretta accaparrandosi clientele e uffici, insediandosi in commissioni giudicatrici o inquisitrici. Di accuse di malcostume in questo campo non debbono adontarsi i' «romani de Roma >; nessuna colpa si fa alla cittadinanza di questa condizione di cose, che anzi spesso è la prima a soffrirne, come per quelle speculazioni che le rendono costoso e difficile il trovar casa. La Roma che deve difendersi dall'accusa di corruzione (ma qui le difése sono state caute e scarse) non è quella dei pochi e squallidi night-clubs, di piccoli e ben definiti ambienti di vinosi e di fannulloni. E' la Roma di certi uffici di cui si dice che aprono le porte solo al tintinnio del denaro, è la Roma dove quanto più sfacciata è la violazione della legge tanto più passa impunito chi la compie. Guardate il processo Montesi, ingrediente necessario di discorsi di questo genere; del quale le risultanze fino ad ora corroborano le mie affermazioni. Danno ragione al mio assunto, di una Roma esibizionista; per cui si è promossa a figlia del secolo una ragazza che raccontava in giro tutte le vanterie di cui si faceva bello il suo amante, fiorettandole drammaticamente; e a campione dello scandalo un affarista da quattro soldi, al confronto di certi potentissimi gruppi ben noti ormai'alla gente. Ma confermano anche l'esistenza di una società e di gruppi fra i quali la caccia agli aspetti della corruttela sarebbe ben più fruttifera; una società di Camarades intenta a crearsi monopoli di potenza e di traffici, e che gode di una libertà indisturbata che confina con la licenza; favorita anche dalla inerzia della nostra vita politica che pare sollecita soltanto di creare equilibri parlamentari e fare o disfare maggioranze, si che i problemi nazionali sono piuttosto comodo oggetto di rivalità fra i partiti che argomento di volonterosa discussione sul modo come risolverli, avendo di mira soltanto — oh rosea utopia! — i veri interessi del Paese. Paolo Monelli

Persone citate: Alberto Moravia, Brigitte Bardot, Lattuada, Max Bergerre, Montesi, Sansone, Sorrentino