Una bella giovane di 17 anni va a pregare in chiesa poi si fa decapitare da un treno

Una bella giovane di 17 anni va a pregare in chiesa poi si fa decapitare da un treno Impressionante episodio senza un motivo chiaro: era una ragazza felice Una bella giovane di 17 anni va a pregare in chiesa poi si fa decapitare da un treno Stimata in paese, a Brandizzò, apprezzata in fabbrica • Domenica venne a Torino per la sfilata dei carri e si divertì molto - Il padre le promise di comprarle un'auto per quest'estate - Martedì mutò d'umore, non volle andare al carnevale di Chivasso • Ieri mattina la tragedia • Unica spiegazione possibile: improvvisa crisi di follia, la madre, separata dal marito, era stata già due volte in manicomio Ieri non si parlava d'altro a Brandlzzo! non si parlava che dell'atroce .morte di Rosella Bechis di 17 anni, gettatasi sotto le ruote di un treno. Un'impressione profonda, acuta, dolorosa, come da anni "nessun fatto aveva mai- suscitato-in paese. ' A Brandizzò tutti la conosce •vano: era Una, ragazza molto graziosa: capelli ' Defissimi, volto di dolci linee, occhi chiari tra l'azzurro e il verde : una flguretta svelta, snella, piacevole: e di una avvenenza piena di garbo, di una siinj patia Immediata, sincera. Abitava in via Sussetto 6, una tranquilla via traversa della principale via Torino: una casetta linda, ad un piano: In basso c'è la cucina e la camera del padre, signor Ilario Bechis di 48 anni, dipendente del reparto manutenzione alla Fiat Mlraflori: di sopra la stanza della nonna materna, Maria Anna, e la stanza della fanciulla. Rosella, da due anni, era operaia pres so uno degli stabilimenti più noti della zona, la ditta « S.A.R.P.A.» qhe fabbrica pizzi ed etichette in stoffa: era entrata, poco prima che la nonna, con un'anzianità di lavoro di mezzo secolo, andasse in pensiono. La nipote s'era mostrata subito degna di lei: at tenta, zelante, puntuale aveva meritato in breve la completa stima e fiducia della direzione del l'azienda e il titolare, comm. Voi pe, la considerava, pur cosi giovane, fra le operaie migliori. Sabato sera la ragazza parte clpava ad una festa danzante or ganizzata dal « Crai » locale: al ballo l'accompagnava il padre durante tutta la sera rimaneva con le amiche Maria e Rita. Era particolarmente allegra, si divertiva con spensieratezza e a mez zanotte, col padre, rincasava. Domenica mattina esprimeva il desiderio di recarsi a Torino ad assistere alla sfilata dei carri. « Ti porto io in motocicletta » diceva il padre e alle 13,30 i due partivano alla volta del'a città. Tornavano alle 19 e la ragazza narrava il colorito e buffonesco spettacolo alla nonna e ad una vicina di casa, la signora Anna Carosso di 32 anni, che da tempo è legata ai Bechis da grande amicizia ed era per Rosella quasi una madre. La fanciulla, raccontando i particolari della sfilata e certi movimentati e chiassosi episodi tra la folla, rideva di cuore, felice ed eccitata. La sera stessa, a tavola, il discorso cadeva sulla motocicletta del padre e sui suoi vantaggi e svantaggi. — Comunque — esclamava il signor Bechis — se le faccende van bene, quest'estate vendo la moto e compero una macchinetta utilitaria, magari una « ^10 » di seconda mano... Appena hai l'età per farlo, ti prendi la patente e la macchina è tua... Rosella bàtteva le mani per la contentezza e abbracciava il padre. Lunedi e martedi non era di turno e perciò non andava al lavoro. Lunedi era d'umor solito, cioè sereno, gaio, quasi infantile: si rendeva utile in casa, faceva la spesa, lavava, stirava. A sera da lieta che era diventava improvvisamente melanconica. — Cos'hai? — le domandava il padre prima di coricarsi — ti vedo scura. — Oh, niente, papà — rispondeva lei — non è niente... un po' di tristezza... capita a volte... non so nemmeno io perché... domani sarà tutto passato... — Domani c'è il carnevale a Chivasso. Vuoi andarci? — No, papà. Non ho voglia di veder gente. Non ho voglia di veder nessuno... All'indomani le amiche Maria e Rita la chiamavano dalla strada e Rosella s'affacciava alla finestra. Alla proposta di fare una corsa sino a Chivasso per assistere al carnevale, la fanciulla opponeva un fermo diniego: doveva terminare una camicetta, aveva molto da fare e poi non si sentiva. Ieri mattina alle 6,10 era pronta per uscire: alle 6,30 avrebbe iniziato il turno alla « S.A.R.P.A. ». | Anche M padre era vestito ed era in procinto di recarsi alla stazione. « Dunque oggi si lavora » diceva alla figlia. « Si — rispondeva la ragazza — ma vorrei farne a meno ». « E perché ? ». « Non sto troppo bene... Ho mal di go¬ nlllllltllllllllllllillllllllllllllllttlllllllllllllllllfllll nnaLdCla... ». « Ma] di gola? Quando t'è venuto?». «Ieri sera... stanotte... non so di preciso... ». « Avrai febbre?». «Oh, no... ma non preoccuparti, papà, dev'essere una sciocchezza. Avevo pensato per un attrmr d' starmene a casa. Ora però, ti assicuro, mi sento di andare... ». Salutava il padre baciandogli una guancia e usciva in frétta. Alle 6,15 qualcuno la vide entrare in chiesa e uscirne dopo qualche minuto. Alle 6,20 la ragazza arrivava dinanzi al portone della « S.A.R.P.A. ». Le compagne notavano che era pallida, abbattuta, e aveva una espressione attonita e stanca. «Rosella, non vieni? E' tardi!» le gridavano. Rosella, senza dire una parola, giungeva sin sulla soglia del portone, poi, bruscamente, tornava' indietro e camminava lenta, a capo chino, verso la stazione. All'angolo della via si imbatteva in una collega. «Rosella, cosa lai? Sono le sei e mezza... ». La fanciulla non rispondeva nemmeno e si limitava ad alzare le spalle. 'Per due o tre minuti sostava nell'atrio della stazione e dava probabilmente una occhiata alle tabelle degli orari. Indi, a passo rapido, ripercorreva la strada già fatta, passava ancora davanti allo stabilimento e dopo alcuna centinaia di metri piegava a sinistra, per un sentiero,, wrso la ferrovia. Mentre imboccava il sentiero ima donna del paese la scorgeva: sembrava una bambina, con le scarpette basse e le caizme bianche: aveva gonna e maglia nera e, sopra, un pull'over celeste. Era esangue in volto e aveva gli occhi sbarrati. Alle 6,35 era sulla massicciata della ferrovia Torino-Milano. Di lontano la vedeva la casellante Ludovica Macchia. Piovigginava, la luce era scarsa, la visibilità alquanto limitata. Ad un tratto, un vicino sferragliare: l'automotrice per Arona, .proveniente da Tori no. L'automotrice filava a veloci tà notevole: in quel punto la strada ferrata descrive un'ampia curva. Il macchinista si accorge va della ragazza solo all'ultimo momento. Rosella era in attesa lungo il binario con le mani ser rate sul petto: come l'automotrice era a 10-15 metri si buttava fra le rotaie. Inutile stringere di colpo 1 freni. La ragazza veniva stritolata, dilaniata, fatta a pezzi: la testa, spiccata di netto dal busto, rotolava a parecchi metri di distanza. Il convoglio s'arrestava nel pressi del casello: scen^ devano tutti, viaggiatori e perso- iltllflllllllllllillllllllllllllltlllillllllilllllllllllllll naie, atterriti e inorriditi. Accorrevano il maresciallo dei carabinieri Gentilin e il brigadiere Cavallo : poco dopo era sul posto anche il pretore di Chivasso dott. Luigi Minella. Una conoscente dei Bechis che abita in frazione Ciapei di Brandlzzo riconosceva, iiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiii o tremando, la fanciulla e s'accasciava poi svenuta fra le braccia di un carabiniere. Effettuate le constatazioni di legge, il dott. Minella ordinava che i miseri resti fossero rimossi e trasportati nell'obitorio del cimitero. La notizia sbigottiva e gettava nella più indescrivibile disperazione la nonna, la signora Carosso, e il padre che veniva avvertito, con le dovute cautele, mentre stava lavorando alla Fiat. Lo sventurato era colto da un violentissimo « choc » e doveva essere soccorso e amorevolmente confortato. Per ora le cause del suicidio sono ignote. Una delusione d'amore con gravi conseguenze? Lo si esclude nel modo più assoluto: Rosella era una ragazza seria, semplice, onesta, non aveva relazioni nascoste, non aveva segreti. Contrasti in famiglia? Anche questa è un'ipotesi da scartare a priori: al padre era attaccatisslma ed era ricambiata da tenero assiduo, vigile affetto: con la nonna e la signora Carosso andava perfettamente d'accordo. Dispiaceri per ragioni di lavoro non ne aveva: come abbiamo detto tutti alla « S.A.R.P.A. » ' erano contenti di lei. E allora? Mai a nessuno Rosella aveva confidato propositi di morte, desiderio di farla finita, volontà di uccidersi. Bisogna quindi pensare che la fanciulla sia stata oppressa, annientata e travolta da un'Improvvisa crisi di follia. Sua madre — separatasi legalmente dal' signor Bechis quir.dici anni or sono e stabilitasi a Torino — è affetta da profondo squilibrio mentale e di recente è stata ricoverata ancora una volta all'ospedale psichiatrico. La tragedia ha sconvolto tutto il paese di Brandlzzo e in particolare i dipendenti della « S.A.R. P.A. »: oggi pomeriggio avranno luogo i funerali. iiiiiiiiiiiiniiimiiiiiiiiiHiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin Rosella Bechis la prima a destra durante una lieta riunione con le compagne di lavoro d

Luoghi citati: Arona, Chivasso, Ciapei, Milano, Torino