Lettere al Direttore di Paolo Monelli

Lettere al Direttore Lettere al Direttore Piave, nome glorioso, maschile o femminile, secondo la dottrina, l'uso, la storia e l'opportunità Sig. Direttóre, mi consenta una breve replica all'articolo di Paolo Monelli pubblicato dalla « Stampa > il 1° marzo corrente, in merito al fiume Piave. Essa vale anche per il Ten. Col. Di Costanzo che si occupa dello stesso argomento il successivo 2 marzo, nel n. 53 del giornale su citato. Per . dimostrare come quella del Monelli .sia una mera eccentricità gli ricorderò quanto segue: Le tre Enciclopedie: Sonzogno, Fedele, Treccani, hanno 0 < Il Piave » senz'altro, o esplicitamente affermano la preminenza del genere maschile nell'uso comune. Hanno < Il Piave », al maschile, il < Nuovo Dizionario Geografico Universale > di Cosimo Bertacchi, che è del 1912, cioè di prima della guerra; il < Mondo Attuale > di Roberto Almagià '.voi. 1° tomo 2° pagg. 700 e 719, edito dall'TJtet nel 1953); è detto < Il Piave» nel < Testo di Geografia per le Scuole Medie > di Giancarlo Facca, edito dal Sansoni di Firenze; ugualmente il Pattaro nel suo: c Studio idrologico e storico» di quel Fiume; il Michieli in una monografia pubblicata dal Bollettino Storico della R. Soc. Geografica Italiana, del 1918; Valeriano Bolzanio Plerio nel «Discorso sulla Storia del Piave nel sec. XVT », A. Boni in un lavoro sulla topografia, geologia, morfologia e idrologia dell'* Alto Bacino del Piave»; il Fontana nello scritto intitolato: * Del Piave, sue Origini e Corso ». E ancora li Piave scrivono vari autori nell'occuparsi della « Utilizzazione delle acque » di quel Fiume, come risulta da una raccolta di studi all'oggetto pubblicata a Venezia nel 1952; così pure bì adopera il genere maschile in altri scritti di vari autori raccolti dalla «Cartolibraria» di Belluno; altrettanto fa il Balestra in un suo libro intitolato «Il corso del Piave ». E < li Piave » scrive nel suo Diario: «Alla Difesa dell'Italia in Guerra e a Versailles » (edizione Mondadori 1940) Silvio Crespi che tante occasioni ebbe di parlare di quel Fiume con uomini della cultura di un Boselli, di un Orlando, di un Sennino ecc. e che, certamente, su questo puri io, la pensavano come lui,;, « Il Piave », infine, scrivono due grandi Condottieri della Guerra Mondiale; Armando Diaz ed Enrico Caviglia. Naturalmente l'elenco potrebbe andare molto a lungo, ma mi fermo qui ed aggiungo solo che in tutte le « Motivazioni » di ricompense al valor militare concesse a combattenti per azioni di guerra compiute nella zona di quel Fiume durante il Conflitto 1915-1918 dal Ministero della Guerra, « il Piave » è indicato sempre col genere maschile. E quegli scritti, che consacrano in Tavole imperiture il sacrifizio e l'eroismo dei figli d'Italia in quella sanguinosissima Guerra, sono certamente miglior « testo » che non le licenze poetiche di un « signor Antonibon », per esempio, che fa del Grappa un monte femmina! Sono gli scrittori e l'uso che formano la lingua; che quei di Nervesa, o di qualche altra cittadina prossima a quel Fiume, usino il genere femminile non ha rilevanza; né il fatto ha potestà di imporsi nei confronti di tutti e dettar legge. L'uso locale ha rilievo quando si tratti della denominazione di cose conosciute solo in quell'ambito ristretto o, comunque, poco note alla generalità; non quando si riferiscano a soggetto che come quello di cui ci occupiamo oggi, fa parte del patrimonio comune a tutta la Nazione ed è vivo nella memoria e nel cuore di Essa. Ora gli italiani tutti, dalle Alpi all'isola di Pantelleria, dicono e scrivono: « il Piave »; ed è il Popolo che fa la lingua e non si cura di inutili « rivendicazioni ». Pietro Scalfari Vibo Valentia, 4 marzo 1957. Signor Direttore, ho letto ne La Stampa la lettera nella quale Paolo Monelli sostiene, contro l'opposto parere di Pietro Scalfari, che si debba dire « la Piave» e non « li Piave ». La questione non è nuova ed ha già fatto versare fiumi di inchiostro; tuttavia, trattandosi di un argomento non puramente filologico ma storico — e di una storia dì ieri che è ancora ben viva nel ricordo di tutti gli Italiani — ritengo non inutile aggiungere alcune considerazioni. E* indubbiamente vero che per tutto il Sei ed il Settecento si è sempre detto e scritto «la Piave»: così, infatti, il fiume viene sempre indicato nei vecchi atti e documenti del Magistrato alle A'jque di Venezia. Ma è altrettanto vero che esso non è stato « fatto maschio» — per usare l'espressione di Paolo Monelli — né da D'Annunzio, né da E. A. Mario e nemmeno dalle guide del Tcurlng Club Italiano. Era già maschio, se vogliamo trovare un termine a quo nella letteratura italiana, al tempo in cui 11 Carducci scriveva « Cadore » (« .. e del Piave ode basso lo strepito... »), cioè nel 1892. E lo stesso Carducci, il quale, come ognun sa, non era un uomo che scrivesse senza essersi prima documentato storicamente e filologicamente, nelle note apposte alla sua ode cita un opuscolo del 1856 nel quale si parla « delle travi d'ai beri... spinte nel Piave ». Il < cambiamento di sesso » del Piave non è dunque avvenuto durante la guerra 1915-18, bensì nel secolo scorso, anche se, come è logico, si sia continuato per qualche tempo ad usare indifferentemente i due generi. « La Piave » sopravviveva ancora qualche decennio fa — al tempo, appunto, in cui Monelli comandava i suoi alpini — nel dialetto parlato ..elle campagne trevigiane, ma e interamente scomparso dà almeno tre o quattro generazioni nel dialetto dei centri urbani della provincia di Treviso, che 11 Piave attraversa con. la parte storicamente più importante del suo corso. Attualmente il nome Piave è usato al femminile soltanto nell'espressione « la Piave vecchia », nella quale l'aggettivo dà ragione del genere. E non sì tratta nemmeno di acqua del Piave, ma soltanto di quel tratto del vecchio alveo ilei Piave che va da Caposile al mare e nel quale, verso la fine dei Seicento, fu Immessa l'acqua del Sile, quando questo, al pari di altri fiumi dello regione che sfociavano nella Laguna veneta minacciando di interrarla, fu fat to deviare nell'ultima parte del suo corso. Credo quindi che, a parte ogni considerazione sul « sesso » delle montagne o del fiumi In rapporto all'eroismo, e tenendo invece nel debito conto l'uso locale, diventato e con sacrato uso nazionale proprio per opera di quelle vicende che Paolo Monelli ha così efficacemente rievocato ne La Stampa, si possa e si debba continuare a dire « il Piave » e non « la Piave ». prof. Alessandro Polo Treviso, 5 marzo 1957.