Mia madre guarda mio padre come un dio; ed è un vero errore di Nicola Adelfi

Mia madre guarda mio padre come un dio; ed è un vero errore —— IL MOMENTO PSICOLOGICO DELL'EMANCIPAZIONE FEMMINILE Mia madre guarda mio padre come un dio; ed è un vero errore Così dice una ragazza che sente e rivendica l'eguaglianza dei sessi» senza perciò credersi una ribelle - In Italia, nonostante i riconoscimenti giuridici, la donna è tuttora considerata inferiore all'uomo - Questo male è accentuato là ove regnano disoccupazione e povertà - Il passaggio ad una società ove le donne siano del tutto riscattate da una condizione dimessa, quasi servile, avviene non senza esitazioni e turbamenti • Il compito riserbato alla coscienza femminile nell'incerto futuro che minaccia catastrofi (Nostro servizio particolare) Roma, 5 marzo. Agli albori del movimento femminista inglese, un secolo fa, Giuseppe Mazzini così scriveva a una delle organizzatrici, la signora Taylor: < Le donne devono meritare la loro emancipazione. Nulla si conquista se non è meritato. I poveri operai la meritano, essi hanno lottato per un secolo combattendo col sangue. La maggioranza delle nostre donne non lotta se non per un marito da conquistare con le grazie personali, genuine o artificiali, ha il culto della moda più che dell'ideale >. Oggi possiamo dire che tutte le lotte femministe non avrebbero portato lontano, al punto in cui siamo con l'emancipazione delle donne, se non et fossero state le guerre, specialmente la prima e la seconda guerra mondiale, che videro milioni di uomini indossare l'uniforme e altrettante donne prendere il posto dei combattenti nelle officine, nei campi e negli uffici. Vi ricordate la moda e i modi maschili che adottarono le donne dopo ti WISt Si tagliarono 1 capelli sulla nuca e le gonne fin sui ginocchi, conquistarono il diritto a fumare, invasero palestre e arene, assumerò maniere spicce, cameratesche, nei riguardi degli uomini, seppero difendere con energia gli impieghi che avevano tenuto durante l'assenza degli uomini. Dopo l'interludio di pace, che servì alle donne per consolidare le conquiste compiute durante tuiiiiiiiiiiiiiiiiniii i:isiiMatiititiiiiiiii!i la prima guerra mondiale, l'avanzata femminile riprese irresistibile nel corso della seconda guerra. Nogii anni dopo il 1939 tornarono a dimostrare con i fatti concreti che quasi nessun lavoro è di natura esclusivamente maschile; anzi, in molte attività le donne diedero la prova di saper fare meglio degli uomini. Oggi, tanto per dare un esempio che non sia troppo lontano da casa nostra, in Francia voi trovate donne poliziotte, donne tossiste, donne al comando di aeroporti, al volante di camion pesanti o che adoperano il bisturi nelle sale, operatorie. Ma da noi, in Italia t Iti quale misura le italiane sono riuscite a scuotere il mito della superiorità maschile t Da un punto di vista giuridico, la loro vittoria è stata completa. Dice l'articolo 3 della Costituzione: < Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso». E l'articolo 23; ili matrimonio è ordinato sulla eguaglianza morale 0 giuridica dei coniugio. C'è poi l'articolo 37: < La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità dì lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore ». Dopo aver stabilito il diritto al voto delle donne nell'articolo 48, la Costituzione nell'articolo 51 si esprime in questo modo: < Tutti i cittadini delVjt.no e dell'altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza >. iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMitiiii:tiiMiiiiitiiiii iiiiii Tuttavia, dietro questo" velame di belle parole, la realtà è ben diversa: in Italia la downa è tuttora considerata inferiore all'uomo; la si vuole sottomessa, leggi precise la escludono da alcuni pubblici uffici oppure limitano le sue possibilità di avanzamento nei gradi più alti. Dopo queste considerazioni generali bisogna peraltro aggiungere che anche qui ci sono due Italie: dove il progresso ha camminato di buon passo, nel Settentrione, la condizione della donna ha progredito; ma dove disoccupazione e povertà sono mali che il tempo non ha guarito, nel Meridione, la donna sta ai piedi dell'uomo, in molti sensi, compreso quello economico. Se nel Piemonte una donna su tre lavora fuori di casa, nella Sicilia si trova una sola lavoratrice su dieci donne; se nelle Provincie settentrionali è frequente trovare donne che guadagnano 30 o più mila lire il mese lavorando una quarantina dì ore la settimana, come stanno le cose per molte fra le lavoratrici meridionali ve lo farò dire da Anna Garofalo, un'attenta scrittrice di problemi sociali: <Il lavoro delle donne rimane estenuante e miserevolmente pagato nell'Italia meridionale. Le vendemmiatrici di Catanzaro, le raccoglitrici di olive, fichi e pomidori di Cosenza lavorano da dieci a dodici ore al giorno per un salano di 200 lire, come le raccoglitrici di mandorle e di castagne. Queste ultime lavo¬ iiiiiiiiiiMiiiiitiiiiiiiniiiiuiiiitiiiiitiiiiiiiiiitM rano 10 giorni all'anno durante la stagione per un compenso di due quintali di castagne, poco più di setolila lire », (L'Italiana in Italia, ed. Laterza 1956). Ma il divario fra italiane e italiane diventa ancora più drammatico se dal piamo economico si passa a quello sociale. Da una parte la donna è rimasta minorenne, » suol aneliti a una vita distinta e più libera sono regolarmente soffocati come se si trattasse di impulsi peccaminosi; dall'altra la donna tende a uscirò dalla tutela maschile, a diventare adulta. Ma il conflitto di -mentalità, laddove dura tuttora, non è solo fra donne e uomini, ma anche fra la vecchia e la nuova generazione. Una ragazza così si esprime in una lettera inviata alla radio e citata da Anna Garofalo: <E' certo che non desidero somigliare a mia madre e tanto meno a mia nonna o alle mie zie. Sentirmele continuamente proporre a modello mi irrita e insieme mi fa arrossire, non è che io le disistimi, ma mi domando come potrei, anche volendolo, assomigliare a loro quando tutta la mia formazione è avvenuta in epoca tanto diversa e così diversi sono i compiti e le qualità che li tempo esige. Mia madre guarda mio padre come un dio, come un essere talmente al di sopra di lei da servire e obbedire senza discussane. Io lo vedo qual è e gli voglio bene per la sua umanità e anche per iriiiiMiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiidiiiiiiiiD 1 suoi difetti, mi piace discutere con lui e contraddirlo, se occorre. Non credo per questo di mancargli ài rispètto e vedo, anzi, che forse a causa del mio atteggiamento, lui si accorge della mia esistenza, non per chiamarmi bambina o tesoro, ma per rac■ contarmi quello che fa e chiedermi quello che penso su certe cose. Con mia madre, invece, parla pochissimo e sempre con un tono di benevola condiscendenza; 1 loro argomenti riguardano la casa, le spese, le villeggiature, un piatto nuovo per il pranzo, ma nulla che vada al di là del cerchio della famiglia. €Non mi piacerebbe che il mio futuro marito mi parlasse cosi. L'errore che compiono le donne come mia madre sta proprio in questa ammirazione sconfinata che nutrono per l'uomo in quanto uomo e che spesso non ha ragione di esistere. Nella mia classe ci sono ratgazze .più brave dei ragazzi, scrivono meglio, risolvono più rapidamente un teorema, hanno il dono della sintesi. Perché dovrebbero domani ritenersi inferiori a uno di questi compagni, solo perché l'hanno sposato t Non si pensi che io sia una ribelle o una rivoluzionaria. Sono, anzi, una donna che desidera essere felice con il compagno che sceglierà, ma su basi chiare e leali, senza vinti né vincitori». Che ci piaccia o no, anche per le italiane sta per finire il tempo della soggezione, che cominciò quando ■ i primi uomini strisciavano nudi sulla terra e che leggi e convenzioni hanno fatto durare fino ai nostri giorni. Per chi crede nell'evoluzione della specie umana e nel progresso, la emancipazione delle donne è da salutare come una promessa di tempi migliori. Le donne, che sanno che cosa vuol dire partorire una Creatura e farla crescere, forse domani riusciranno a fermare gli uomini nel momento in cui, per orgoglio 0 per un pessimo calcolo, staranno per scatenare quelle immense carneficine in cui si risoivono le guerre moderne. Nell'incerto futuro verso cui siamo sospinti con mano di ferro, nell'epoca misteriosa che è davanti a noi e dove gli sviluppi inconsiderati dell'energia nucleare e delle macchine elettroniche potrebbero portare l'umanità al più completo disastro, le donne con le loro innate doti di conservazione e di prudenza sapranno forse indicare agli uomini dove il cammino è sicuro e dove invece sta il precipizio. Certo, il distacco della donna dalla condizione dimessa, quasi servile, che le ha fatto finora l'uomo, determinerà molti problemi nuovi, quei traumi sociali che caratterizzano tutte le epoche di ' transizione; e molte volte, laddove più l'ambiente è legato alle tradizioni, saranno le stesse donne a fermarsi con passo esitante e con la mente turbata davanti alle nuove prospettive, alle maggiori responsabilità. Fra quelle stesse che varcheranno con passo sicuro le porte della libertà e dell'eguaglianza, molte rimpiangeranno il tempo antico, quendo avevano un modesto ma sicuro mondo fra le pareti domestiche e le ore trascorrevano tranquille. Quei loro rimpianti, quei sospiri, quelle nostalgie sono gli stessi che affiorano nel cuore di ciascuno di noi quando diventiamo adulti e la mente rivisita con affetto la felice, irresponsabile età dell'infanzia; e tuttavia, quei sentimenti, per quanto acuti e pungenti, non consentono a nessuno di tornare indietro. Nicola Adelfi

Persone citate: Anna Garofalo, Giuseppe Mazzini