Sostare nel centro della città è molto più difficile che circolare

Sostare nel centro della città è molto più difficile che circolare I PROBLEMI URGENTI DELL'AUTOMOBILISMO Sostare nel centro della città è molto più difficile che circolare Piovono le ammende per sosta abusiva, non perché sia questa la colpa più diffusa, ma perché la contestazione è più agevole • Multa o no, situazione grave • Arduo destinare altri spazi alle soste senza intralciare il traffico - Parcheggio sui due lati con divieto di sorpasso - Quelli che lasciano la macchina per mezza giornata davanti all'ufficio Chi dorme, non prende pesci, afferma il proverbio: ma sovente prende contravvenzioni per sosta abusiva. Un sonnellino di cinque minuti della nostra vettura è spesso sufficiente perché il vigile premuroso ne tuteli il sonno col magico foglietto invitante a conciliare: il che non è esattamente la stessa cosa che conciliare i sonni del proprietario. In tutte le grandi città italiane si avverte oggi questo disagio, e anche in altre non grandi, ove l'avara topografia del centro urbano contrasta con la vivacità del traffico locale. Né esenti dal contagio vanno altre modeste città, dove il traffico è principalmente di transito, ma che per darsi l'aria stracittadlna moltiplicano cartelli, semafori e divieti, e soprattutto limitazioni di sosta; anche se l'ignaro turista che ferma al bar o dal tabaccaio viene solitamente minacciato ma non multato. Questa preponderanza statistica delle ammende per sosta irregolare, tra quante colpi¬ 111r11111111:1r 111111111m 111 ; 11 i1111M111M11111111111 scono l'automobilista, non significa che si tratti della grande violazione nazionale, la più incallita e pericolosa e degna di repressione. Purtroppo non è cosi. Si tratta unicamente della contestazione più agevole, non solo per l'immobilità della vittima e per l'abbondanza della materia prima; ma anche per la certezza nei caratteri formali della violazione, in funzione del cartello, dell'ordinanza municipale, delle strisce orizzontali evase. Tuttavia 11 p.oblema esiste sostanzialmente, e non solo formalmente; nei suoi riflessi pratici, economici e urbanistici, e non solo contravvenzionali. Esiste, e va facendosi ogni giorno più grave: né la pioggia di ammende contribuì- sce a risolverlo, ma se mai ad aggravarlo, neutralizzando certe iniziative •individuali formalmente poco ortodosse ma sostanzialmente innocue, che fioriscono a opportuno compromesso tra ordine e necessità, in certe ore di sovraccarico. E' noto, del resto, che in qual- m 11< [ 11111 ! 1111111:11[11r ! 1111:1 r1111111 r < 111111:11111 j 11 che città si è giunti, per determinati tratti di vie, ad una tacita intesa: le macchine sostano impavide e abituali sotto i cartelli del divieto, avendo gli utenti preventivato come costo di ordinario esercizio la piccola ammenda bisettimanale. Se fossimo all'estero, dove la fiducia del pubblico verso se stesso è quasi un'ostentazione, vedremmo sotto la bacchetta del tergicristallo addirittura pizzicato l'importo dell'ammenda; e il vigile, passando, anziché il foglio dì accertamento vi lascerebbe la ricevuta... La verità, insomma, è che ci avviamo in molti casi verso la saturazione: nella « city » sta divenendo arduo il destinare altri spazi alle soste, senza in- o - tralciare il traffico di movimento; ma questo non ha ragione né possibilità di sussistere, ove se ne escluda la possibilità di sosta. Il giro vizioso minaccia di rinchiudersi. Ecco perché si studiano oggi, anziché scartarle a priori, dal legislatore centrale e dai cen to periferici, anche le proposte più strane e meno tradizionali per risolvere 11 problema, o almeno per disciplinare il fenomeno e ripartire i ne cessari sacrifici. Anzitutto è il caso di tesorizzare le soste in superficie. Dove l'ampiezza della via consente la doppia sosta e la doppia corrente di traffico (minimo tra marciapiedi e marciapiedi, 11 metri) gli esperti consigliano di non introdurre limitazioni al parcheggio; ma tutfai più di tracciare una linea di mezzana perentoria, per impedire i sorpassi. Questo, si intende, dopo aver preliminarmente e razionalmente classificate, nell'interno della «city», le vie prevalentemente di transito (che van tenute sgombre al possibile, con facoltà di sorpassi anche multipli) da quelle essenzialmente di sosta. Nelle vie a senso unico, ed eccezionalmente nelle altre se di almeno dieci metri, è consigliato, il tracciamento di linee per la sosta a pettine, naturalmente lungo un solo lato Se la via è a senso unico e non larga, al pettine è preferibile la spina di pesce. Per agevolare questi parcheggi, nelle strade munite di portici o di viali, ben può essere in parte sacrificato il marciapiedi: o stringendolo se del tipo rialzato; o invadendolo con la striscia delimitatrice del parcheggio, se del tipo a livello Nei campo dei provvedimenti più audaci, Torino ha dato un esempio, unico sinora in Italia, collaudato dà ormai un anno e mezzo di successo incondizionato: la libertà di sosta a sinistra, su tutte le strade. Si è così portata al 100 per 100 la sfruttabilità pratica della capienza teorica delle vie urbane, abolendo altresì i giri a vuoto del traffico di movimento. Altre riforme disciplinatrici son rimaste per ora nel regno della fantasia: ma non è detto che non vi si possa far ricorso in avvenire, quando la saturazione sia invincibile altrimenti. Ad esempio, nell'ambito del¬ nseaslIIIIIIIIIIIllIllllllllllIIIItlItlItllllIIItlllllIltllIIIIIIII la zona centrale più congestionata, si potrebbe limitare la sosta (liberi restando l'accesso e la « fermata », cioè l'arresto di pochi secondi con motore acceso e conducente a bordo) alle targhe pari nei giorni pari, alle dispari nei giorni dispari. E' il caso di soggiungere che il provvedimento avrà tutta la nostra simpatia, quando i principali marciapiedi della zona saranno diventati mobili, a scorrimento continuo... Per eliminare le soste residenziali — cioè di chi parcheggia la macchina per la mezza giornata davanti all'ufficio, ditta o luogo di lavoro, sottraendo lo spazio agli utenti occasionali — si è proposta la limitazione generale ad un'ora o due (spettacolo cinematografico) entro il perimetro della « city », per tutte le targhe indigene. Anche questa proposta presuppone un'integrazione: la apertura dei cortili al parcheggio, e la creazione (in elevazione o in profondità) di nuove autorimesse diurne nel centro urbano, attrezzate per presa e consegna rapide. Della limitazione oraria, peraltro —già largamente attuata in ogni città, e non solo per le vie centralissime — non bisogna abusare, anche per evitare la sistematica inosservanza. Una recente statistica romana avverte che in due posteggi centrali della Capitale, l'uno libero, l'altro limitato a mezz'ora, il tempo medio di occupazione, durante una settimana di rilevazioni, è stato di 81 minuti per il primo e di 85 per il secondo... L'utente sa che il controllo del vigile è praticamente difficilissimo, e se ne approfitta. Per disciplinare le soste limitate a tempo, è stato introdotto in qualche città estera (e sperimentalmente anche in Italia) il parcometro, o contatore e segnalatore automatico del temro di sosta e della sua, scadenza. L'apparecchio però ha incontrato, da noi, una forte e non infondata corrente critica. Se il suo scopo, si osserva, è di consentire, tipo America, una tassa proporzionale al tempo di sosta, esso è illegìttimo e incostituzionale: la sosta, in Italia, è un aspetto inscindibile della circolazione, lìbera e non tassabile come tale — ma soltanto, a richiesta, come corrispettivo di un effettivo servìzio di custod.a e di automatica assicurazione, come nei posteggi dell'Automobile Club. Se, per contro, il parcometro ha da essere un semplice ausiliario della polizia quale segnalatore dello scaduto tempo massimo per ogni macchina sostante, esso è vantaggiosamente sostituibile da una semplicissima norma. Si dia carico all'utente stesso, prima dì abbandonare la macchina, di applicare all'interno del. parabrezza un foglietto, da lui stesso compilato, con l'ora d'arrivo. Pochi si fiderebbero di indicarla ritardata, perché il vigile sopraggiunto prima dell'ora segnata infliggerebbe un'ammenda molto più severa che a chi ritarda a ripartire dopo la scadenza del termine. Il sistema sa di denuncia Vanonì. ma è buono. Aldo Farinelli IIIIIIIIlllllIlllllllllIIIIIIIIIIIIIflIllllllItlllllllllin

Persone citate: Aldo Farinelli

Luoghi citati: Italia, Torino