La "tìgli® del secolo,, Interrogata per la seconda volta al Tribunale di Venezia !

La "tìgli® del secolo,, Interrogata per la seconda volta al Tribunale di Venezia ! La "tìgli® del secolo,, Interrogata per la seconda volta al Tribunale di Venezia ! Anna Maria Caglio risponde incerta e confusa alle pressanti domande del PM e dei difensori (Dal nostro inviato speciale) Venezia, 1 marzo. Per poco attenti che fossero, gli osservatori hanno compreso dalla udienza di oggi come e perché è nato il « caso Montesi >. Occorreva, è vero, una ~àlscreta dose di interesse, non era sempre agevole afferrare il significato di domande rivolte con insinuante noncuranza e di risposte pesato sul bilancino di un'addestrata prudenza, l'indagine svolta oggi in aula, per dirla con il dott. Cutrì, era « felpata ». Se da una parte era necessario acquisire determinate conoscenze sui sistemi tortuosi con cui questa vicenda è stata dilatata, dall'altra vi era la giustificabile preoccupazione di non ' dilatarla ancor più per il solo gusto di aggiungere nuova esca allo scandalo, con solo pregiudizio per gli accusati. I quali, sia detto subito, sono usciti dalla prova odierna con numerosi punti di vantaggio registrati nella colonna dell'attivo. E nell'emiciclo, a deporre, c'erano testimoni che, fino a ieri, parevano granitiche colonne dell'accusa. Anna Maria Caglio non ha deflettuto di una virgola dalle ormai note affermazioni accusatrici e padre Alessandro Dall'Olio, 11 gesuita romano che le fu padrino spirituale nelle fasi preparatorie del processo contro Silvano Muto, per quanto" abbia attenuato la sua intransigenza, ha tuttavia mantenuto fermi alcuni, punti fondamentali dell'accusa. Nonostante ciò, l'udienza si è risolta a favore degli imputati e la ragione di questo assurdo risultato va ricercata nel sottile gioco degli interrogatori, domande che alludevano a circostanze conosciute dai giudici, dagli avvocati, dai testimoni e che, buttate isolatamente nel discorso, sembravano prive di un significato qualsiasi, oziosi cavilli di giuristi in vena di sottigliezze dialettiche. Già ieri, dalla bocca dì Anna Maria Caglio avevamo appreso che nel grande gioco che si svolgeva attorno alla modesta figlia del notaio milanese, suda scacchiera, la impetuosa ragazza rappresentava la pedina buona per dare scacco matto, ma c'era pur sempre una mano che la spostava Oggi, l'Impressione di questo gioco, si è rafforzata sensibilmente e se ne comprenderanno più avanti le ragioni. Sulla pedana, come le spettava di diriito, è tornata ancora Anna Maria Caglio, ma la sua coda di deposizione era ormai svuotata di vero interesse, si trattava di rifinire 1 contorni di circostanze ormai scontate. Il protagonista dell'udienza è stato il padre gesuita Alessandro Dall'Olio, un giovane sacerdote che esercita notevole influenza nel circoli di < Civiltà Cattolica >, 'a rivista che esprime in sede critica il pensiero dell'or-1 todossià cattolica più rigida 'La lunga tradizione, la noto-1 rietà dei collaboratori, danno a questa pubblicazione un crisma di autorevolezza ufficiale e nelle sottili trattazioni teologiche, la sua parola fa testo. Di fronte a movimenti e grossi pecsonaggi cattolici che assumono atteggiamenti tanto personali da essere considerati deviazionisti, se non eretici, è sempre « Civiltà Cattolica > che prende posizioni intransigenti di ortodossia. Se padre Dall'Olio ha un ruolo non trascurabile nella compilaz'one di una rivista di tale peso nel mondo cattolico, è lecito pensare che egli non sia l'ultimo chierico e nemmeno una sottospecie di chestertoniano € Padre Brown >, 11 prete poliziotto. Se il padre gesuita sf è interessato alla vicenda Montesi, non fu a cuor leggero, né per soddisfare fantasie avventurose, ma per calcolato ragionamento, magari alieno da machiavellismi e dettato solo da un. profondo sentimento della giustizia e della moralità, pubblica e privata. In un determinato momento, padre Dall'Olio divenne il fulcro attorno a cui ruotavano la Caglio ed alcuni ex-allievi del liceo « Massimo > di Roma, tenuto dai ' gesuiti. Silvano Muto, Romano Brighi, Domenico Rainesi Dolci, figure più o meno di rilievo in questo processo, hanno studiato al liceo t Massimo >, la loro attività si è intrecciata fittamente con quella che Anna Maria Caglio svolgeva per tessere la tela in cui sarebbero stati avvolti Ugo Montagna, Piero Piccioni e Saverlo Polito. Padre Dall'Olio credette immediatamente al racconto che Anna Maria Caglio gli fece in un giorno imprecisato del novembre 1953, quando già era uscito l'articolo su Attualità diretta da Silvano Muto, al punto da recarsi immediatamente dall'on. Amintore Fanfani, allora ministro degli Interni, per informarlo. Dopo il colloquio con l'on. Fanfani, che si mostrò molto interessato al racconto e prese nume rosi appunti, padre Alessandro Dall'Olio sviluppò una notevole attività, iii'.c.essandosi soprattutto ad Anna Maria, consigliandola, andandola a trova, re a Milano ed a Firenze per completare, in colloqui successivi, il quadro di nefandezze amorose, finanziarie, politiche di cui, secondo la Caglio, erano macchiati Piccioni e Montagna. La prova della loro colpe vMclgcPannisdspfilinalpsmtnvAMdmpdsdadDrpccssscgcdgspafAt II rappresentante dell'Accusa insorge quando la teste dice: "Si cercava di non farmi dire...,, ~ Il gesuita Dall'Olio e lo scolopio Rotondi rivelano le confidenze ricevute dalla ragazza in segreti e ripetuti colloqui ~ fi giovane sacerdote delia Compagnia di Gesù riferì il racconto all'on. F anfani, che fece iniziare le indagini dai carabinieri - Energita smentita del parrucchiere romano chiamato ih causa dall'ex-amante di Montagna - Nessuna parola su Wilma Montesi dente valutazione, su determinate circostanze ha mantenuto ferme le sue dichiarazioni. In posizione antitetica, invece, si è trovato padre Virginio Rotondi, uno scoloplo che il collega Dall'Olio chiamò d'urgenza perché sentisse con le sue orecchie le sensazionali rivelazioni della Caglio. Padre Rotondi ascoltò, dice di aver scrollato il capo e di aver consigliato Anna Maria a confessarsi, pentirsi con tutto il cuore, e tornare a casa da suo padre. Può sembrare strano che padre Dall'Olio, cosi fiducioso nel giudizio di padre Rotondi al punto di volerlo autorevole testimone, non abbia seguito l'esempio dello scolopio e si sia avventurato in questo ginepraio di sospetti, dubbi, indizi. Continuò a ricevere la Caglio, ad ascoltare le sue confidenze, a consigliarla facendo da tramite tra la impulsiva figliola ed il ponderato ministro degli Interni on. Fanfani. Fu padre Dall'Olio a portare a Fanfani una parte degli appunti scritti dalla Caglio che servirono al generale Pompei per le indagini sulle attività di Montagna e sulle personalità che frequentavano il marchese di San Bartolomeo, a indagare per scoprire la data del notturno colloquio con Pavone di Piccioni e Montagna, a custodire il diario di Anna Maria, chissà quanto esplosivo, durante lo svolgimento del processo Muto. L'attività di padre Dall'Olio, dettata certo da amore disinteressato per la giustizia e la purezza dei costumi, è stata cospicua in questa vicenda, più di una circostanza, anche determinante, lo ha testimone autorevole, coadiuvato in ciò da suor Maria di San Clemente, madre superiora in un convento romano dove la Caglio si rifugiava nei momenti in cui aveva bisogno di aiuto. Quando si trovava a Firenze, la Caglio si recava alla Casa < Sant'Ignazio > per conferire con padre Dall'Olio. Suor Maria di San Clemente provvedeva ad avvisarla ogni volta che, per il suo ministero, il padre gesuita si trasferiva nelle due città. Chi presentò l'ardente Anna Maria allo studioso gesuita? Durante la sua deposizione di ieri, la ragazza ha dichiarato che fu il suo direttore spirituale milanese, il gesuita padre Fi lippetto, a darle indirizzo e nu mero di telefono del confratello. Oggi, su tale circostanza, padre Dall'Olio non ha saputo dar-» ragguagli esatti. Potrebbe riferire con maggior precisione padre Filippetto, ma il gesuita milanese, citato per oggi, non è comparso. Egli, a quanto si afferma, avrebbe lasciato l'Ordine e si sarebbe trasferito a vivere da eremita in un'abbazia sperduta tra ì monti, Ma il padre gesuita non era il solo testimone assente oggi all'appello, mancava Adelmira Marri, l'ex - affittacamere romana di Anna Maria Caglio, la depositaria del testamento e di quell'angosciato biglietto che Anna Maria scrisse contemporaneamente alle sue ultime volontà, prima di avviarsi al temuto ultimo convegno di Capocotta con Ugo Montagna. Dopo aver riempito il biglietto di accuse contro l'amante ^e contro Piero Piccioni, dopò aver scritto: <Ho saputo purtroppo che Montagna è il cervello della banda (con annessa sparizione di molte donne) e Piccioni è l'assassino, sente ancora il bisogno di scrivere su un bigliettino, mezzo foglio di quaderno: «Vado alla Capocotta. chissà se tornerò Che cosa sarà dì me? ». Già investita dalla sua missione di I f ustigatrlce di costumi, la bru- r |na figlia del notaio non trascu rava nulla, lasciava una traccia ovunque passasse, creava le prove come se già vedesse l'aula di Giustizia in cui sarebbe entrata come su un'immensa ribalta a recitare la sua 1 1 volezza nella morte di Wilma Montesi poteva derivare dal colloquio che. sempre secondo la Caglio, Piccioni e Montagna avrebbero avuto con l'excapo della polizia Tommaso Pavone. Ma auando sarebbe avvenuto tale colloquio? Eira necessario stabilire una data non equivoca, farlo svolgere in un giorno, meglio, in una sera, anteriore alla diffusione delle voci su Piccioni, apparse, com'è noto, Il 5 maggio '53 per la prima volta. La Caglio fissò il 29 aprile e padre Dall'Olio le credette dopo avere interrogato l'ex-allievo Domenico Rainesi Dolci che era addetto all'ufficio stampa dell'on. Piccioni quando era vicepresidente del Consiglio. Il dott. Rainesi Dolci ha poi smentito questa * circostanza, ma la data del 29 aprile è stata ufficialmente consacrata nell'accusa. Ma la complessa vicenda non si esaurisce qui. Ad un certo momento, Anna Maria Caglio doveva ritirare dalla sua affittacamere Adelmira Marri il pacco della propria corrispondenza tra cui doveva esserci l'ormai noto testamento e, coincidenza, mandò il dott. Romano Cirillo, exallievo del « Massimo » amico di Silvano Mutò e di Rainesi Dolci. Col pacco di corrispondenza ritirato dall'affittacamere ai primi del novembre 1953, altra coincidenza, il testamento non c'era e, coincidenza ancor più strana, Anna Maria Caglio non si avvide che mancasse un cosi grave compromettente e decisivo documento. Fu interrogata dal gen. Pompei- il 15 dicembre 1953, fu interrogata dal giudice istruttore dott. Sigurani il 6 febbraio 1954 e non parlò mai dell'esistenza del testamento che, circostanza sempre strana, saltò fuori il 22 marzo 1954, mentre deponeva al processo Muto l'affittacamere Adelmira Marri. E venne fuori in maniera inconsueta, rincorso attraverso gli uffici postali di mezza Roma perché Adelmira Marri l'aveva spedito il giorno precedente, vedi caso, a suor Donata della Redenzione, una monaca che, per interessarsi di assistenza sociale, era sovente in contatto con la < Compagnia di Gesù >. La lettura fatta in aula di quel documento provocò l'immediata interruzione del processo contro Silvano Muto e l'inizio di una nuova istruttoria, la terza, sul caso Montesi. Anna Maria Caglio non potè essere imputata di calunnia, perché il testamento fu reso pubblico non per sua volorità. Il romanzesco sistema per farlo giungere sul tavolo del Presidente, era stato congegnato con abilità davvero insolita. Di quel testamento ebbe notizia, sia pur vaga, soltanto padre Dall'Olio durante uno dei primi colloqui con la Ca glio, in novembre avanzato. Poiché reca la data del 3 ottobre 1953, i difensori suppongono che si tratti di una stesura « a posteriori », con una data falsa per dare maggiore verosimiglianza alle affermazioni della Càglio che dice di aver sospettato Ugo Montagna di trafficare in stupefacenti, e di aver aiutato Piccioni a sopprimere Wilma Montesi, dopo aver letto l'articolo di Muto su Attualità', apparso il 25 ottobre 1953. Di tutto ciò, c h ■ cosa è rimasto dopo l'ud _.:zd di oggi? La cronaca dice meglio d'ogni commento quale sia la situa- dntIzione processuale sino a que- sto momento; è interessante notare, tuttavia, la diversa posizione in cui si sono trovati ì due sacerdoti comparsi oggi a deporre. Padre Dall'Olio, pur facendo una evidente conver¬ commento quale sia la situazione processuale sino a que- I f ustigatrlce di costumi, la bru- a filia del oti o tu sione su posizioni di più pru-|parte di «figlia del secolo». sa aa a ecitare a s H padre Dall'Olio (di profilo) e 11 padre Rotondi (Telefoto) pC La Caglio, dopo il secondo Inte p : ! rrogatorio, è apparsa ancora più . . stanca e delusa (Telefeto) ... ... -■