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litici litici deltu poesia inedita giovinezza^ di Saba La poesia di Umberto Saba, del cui « Canzoniere » uscirà in questi giorni una nuova ristampa, copre questo nostro mezzo secolo, con la sua altezza espressiva, legando, intatta noi suoi sviluppi, i tempi, che sembrano remoti, degli anni precedenti alla prima guerra e ai drammatici avvenimenti di poi, con quelli che viviamo ora: e sempre, e con sempre maggiore chiarezza, ha recato la voce di una bontà, di una amicizia per le cose e per il mondo, che è lirica e stile. Questa bontà, questa comprensiva amicizia, questo esprimersi luminoso, sono raggiunti nell'opera, a costo dei dolori e delle angosce di una vita intera. Saba è vecchio, e stanco: la vecchia Lina, sua moglie, la Lina di gran parte della sua poesia, è morta da poco: Saba è solo, traendo la vita in .una clinica. Di là, per affetto, e per le nostre insistenze, ha consentito a mandarci una sua poesia, la sola forse ancora inedita di quelle del periodo del « Canzoniere ». E' una poesia giovanile del 1904; e già in essa si trovano 1 primi segni del- Saba di poi. Ma è, Saba stesso a parlarci, in una lettera alla figlia che accompagna la sua lirica, di questa sua poesia di cinquantanni fa, e a raccontarci di certi suoi incontri con D'Annunzio, in una pagina che ricorda le classiche prose del recentissimo suo volume: Ricordi-Racconti. La poesia che pubblichiamo, a parte il suo valore, è dunque anche una rarità letteraria; e indurrà il lettere a riaprire ancora una volta i libri del poeta, che, solo forse tra i viventi, si riallaccia, con pari potenza espressiva, alla grande tradizione della poesia italiana. clmpoustMia cara Linuccia,. già più volte mi hai scritto che il giornale che, da tanto tempo, usi leggere : la Stampa, vorrebbe pubblicare una mia poesia; e — si capisce — inedita. Ora tu, che sei mia figlia, e conosci le mie condizioni fisiche e morali, sai che (come, del resto, a 74 anni, avrei, in ogni caso, diritto) non scrivo più da molto tempo, né prose, né poesie. Questa che ti mando — e vale, poeticamente, poco o nulla — è l'ultima delle non pubblicate, di cui conservi memoria. L'ho scritta — come dice la data — circa mezzo secolo fa. *E' pa recchio. Ma queste cose tu già le conosci. 11 lettore può, forse, provare un attimo di interesse 'sapendo dove, come, e con quale intenzione l'ho scritta. Fu a poco \>m di vent'anni, in casa del « bianco, immacolato signore »; vale a dire (vedi il primo dei « Tre ricordi del mondo meraviglioso », in Ricordi-Racconti) di Gabriele d'Annunzio. Credo anche che un vago riflesso, non solo paesaggista, di quella mia visita sia rimasta nella poesia, riflesso che sarebbe più sensibile ancora se, tra il quarto e il quinto della terza strofa, non avessi tolti alcuni versi — quelli proprio che, almeno a suo dire, piacevano al mio ospite glorioso, — e dei quali, oggi, non riesco a ricordarne uno solo. Come dissi in quel ricordoracconto, era difficile vedere D'Annunzio fuori dei pasti, che egli, per suo conto, assaggiava appena, quasi più, per cortesia verso gli ospiti che (almeno sembrava) per nutrire se stesso. Ma un caso volle che proprio il giorno nel quale io composi questa disgraziata poesia, egli entrasse nella stanza, sopra un tavolo della quale (c senza nessuna intenzione di leggerla, o darla da leggere poi a D'Annunzio) la riportavo dalla rrjmoria sulla carta. « Vedo — mi disse il poeta — che lei sta scrivendo una poesia. Posso leggerla? ». Ne trascrissi in fretta gli ultimi due versi, che mancavano ancora alla prima stesura, e gliela porsi. La lodò (lodava, per principio, tutto e. tutti, « i seccatori — mi disse un giorno non. spero, alludendo a me — io li elimino con la cortesia »); poi, rimettendola sul tavolo, jiT-riunse : « I versi che più mi piacciono sono questi ». E poggiò l'indice proprio su quelli dei quali già allora non ero persuaso, tanto che Ji eliminai in seguito perfino dalla memoria. Gli chiesi."con la dovuta deferenza (perché, a quei tempi, era, nei giovani, considerata una virt'j il rispetto verso i più vecchi, anchre- se questi non erano Gabriele d'Annunzio al colmo della gloria) la ragione della sua preferenza. « In poesia — mi rispose — amo tutto quello che esprime un sentimento energico ». N'on ero... un eroe; e mi mancò il coraggio di dire all'autore delle Laudi, che proprio su quei versi si appuntavano i miei dubbi. Non erano infatti (questo almeno ricordo) dei versi dav jro energici: erano — come dire? — di un'energia simulata. Suggestionato dal mio ospite, dalla sua, vera o apparente, euforia, quale il suo sorriso esprimeva, avrei voluto diventare io stesso come lui: perennemente euforico. Ma, in queste cose, non basta — ahimé! — volere: la mia natura era (purtroppo) un'altra: e la poesia che ti mando — anche senza i versi falsi euforici conserva (o m'illudo) tracce della mia tentazione: di quando, molto giovane ancora, pensai, per poco piìi di una settimana o di un mese, di fare poesia in un modo diverso da quello che sentivo, ben più profondamente e dolorosamente, mio. Aggi Vive scintille che il sole profuse nel mare, sì che ti pare tremolo argento, come quando lo increspa appenablando, in notte lunare; si, spegneranno, tra breve. Altra il vespro trarrà anima da ogni cosa: dal mare una spuma di rosa lungo la sponda; un liquido oro a fior d'onda oi ! : 111111 ■ INGRID BERGMAN CANDIDATA AL PREMIO OSCAR L'attrice fotografata in una sala parigina alla « prima » del flint « Anastasia » di cui è l'Interprete principale. Alla sua destra siede Marcelle Minuetto, l'autrice del dramma dal quale è stato tratto il film. La riuscita interpretazione nelle vesti di i,. .neipossa russa ha fruttato ad Ingrld Bergman la designazione per 11 premio Oscar 1957 (Telefoto) miimii ungo che, circa 15 anni'sa VES RS (1904) lungo la sponda; un liquido oro a•trascorrerà. E' il vespero; jè l'ora che fa d'un tuo capello un'iride, che il bene muta in estasi, e in spas'mi le pene del rimpiànto; che vane tristezze se accogli nel cuore un meno acceso fulgore t'offre tra i boschi. Boschi ove appena son tracce d'uomini. Gli aghi d'un pino chiudono il torto cammino; in terra rosseggiano .chiazze di sole. Là il ragno tesse nell'ombra i. suoi fili. Saltella per sé, ■ per i nidi, un merlo sugli aghi e le foglie. ■ 111 l 11:11111111 m 11111111111111111 r ■ l111 [ 111 r 11 ; 11 NMiiMiiimiiniiinmmiiiiHimmiiiiiiin dopo, questo — chiamiamolo così — « incidente » ebbe, al campo di aviazione di Taliedo, un piccolo seguito. Un Jiglio del poeta era — come dissi altrove — i\ mio tenente. Quando suo padre venne a visitare il campo, egli m'invitò ad andarlo a salutare. Me la cavai con scuse IIvIA pa appena un vento re; Umberto Saba 111 ! •[ 11 l111111 r ì 1111111:1111 j f 11m i i i m i e 111111 Illl iinimiiniMiniHiiiiiiiin che il mio superiore gerarchico non trovò buone: comprese cioè che esse nascondevano, o tentavano nascondere, un pensiero negativo. Mi ripetè allora — dome un rimprovero rivolto a me — le stesse parole che, senza Hic egli fosse presente, mi erano state dette alla Versilia, da Gabriele d'Annunzio : « Mio padre ama nella poesia tutto (veramente disse soltanto) quello che esprime, ecc. ». Presi allora un foglio di carta protocollo, vi disegnai sopra una vaga sagoma di velivolo (come allora si chiamavano gli aerei) e. sotto di quella, attaccata alla sagoma da una fune, una specie di navicella, sul bordo della quale avevo scritto: Porta 100.000 uomini. Fu affare di un attimo: poi porsi al tenente d'aviazione, ingegnere Mario d'Annunzio, il mio schizzo, dicendogli : « Le piace, signor Tenente, questo nuovo velivolo di mia invenzione? ». Egli lo guardò un momento: poi mi disse: « Ma non è un velivolo ». « Così — stavo per rispondergli — è per me, oggi, non l'azione, ma la poesia di suo padre: pare "energica" in realtà »... Ma. per fortuna, il mio interlocutore fu, in quel momento, chiamato altrove (non so se da suo padre o da chi altro) e. quando ritornò, non ricordava più il miti disegno, che. del resto, avevo già stracciato, e andò a finire come, figlia mia. vanno, prima o poi. a finire tutte le cose, le vere come le false o presunte o divenute col tempo false. E chissà poi se avevo ragione io? E' così facile, per i poveri uomini, errare nei loro giudizi... tuo Padre lllllilllllllllllillllllllllllllllililliiliiiiilllllillliilill