IL VOLO COPENAGHEN - POLO NORD-TOKIO

IL VOLO COPENAGHEN - POLO NORD-TOKIO IL VOLO COPENAGHEN - POLO NORD-TOKIO Cespi di fiori nella veranda volante sull'immenso deserto di ghiaccio Una "scorciatoia,, che in 30 ore di navigazione aerea allaccia il mondo occidentale all'Estremo Oriente - Sorvolando, tra camerieri impeccabili e hostess smaglianti, quei paesaggi lunari, un brivido di retrospettivo rimorso - Si pensa a coloro che tentarono le vie del Polo con le baleniere e le slitte - Il brindisi di mezzanotte - Emozioni e sorprése di una notte indimenticabile - Un infinito di desolazione e di morte: è uno smarrimento che un poco ci prostra, un perdersi inermi in quelle minacciose visioni - Mentre si scende verso il sud, il tempo retrocede: partiti di domenica, ci si affaccia sul lunedi e, toccando l'altro emisfero, si ritorna alla domenica • La calotta polare'crocevia di ali e di motori (Dal nostro inviato speciale) Tokio, 26 febbraio. Ho avuto il privilegio di partecipare al volo inaugurale della linea che unisce Copenaghen a Tokio per la rotta oggi Più rapida, sorvola il Polo Nord. Veramente la via più breve sarebbe quella tracciata anche sulla Russia, basterebbero 20 ore a collegare la Danimarca al Giappone. Ma l'URSS non permette tale sorvolo, e poiché l'Artide è stata il;nsa in grandi <zone di sovranità), altrettanti spicchi contigui (il russo, il norvegeset ,( danese, il canadese e l'americano), così la nuova rotta deve sfiorare il Polo e llllll nil<lillllinillHlllMlll(lIltlilillllllHlill superare l'Alaska fino a Anchorage, unico scalo. Da Anchorage a Tokio il secondo tratto, pure rettilineo; e sono in tutto 8000 miglia, trenta ore di volo effettivo, venti di meno della rotta per le Indie, dagli scali frequenti lAbadan, Karachi, Calcutta, Bangkok, Manila). Da diversi anni la SA8 si preparava all'impresa di aprire questa grande < scorciatoia del mondo ». L'assistenza al voio fu garantita dalle stazioni-radio esistenti, e da altre appositamente costruite nello spltzbergen, in Groenlandia e nell' Alaska. Alla mancanza di carte di nariga- MlllltlMllllllMMlIMI)lllll!lllMIMtl1)llllll1lllt!ll1 zione aerea per la vastissima area polare si provvide con la cessione alla SAS, dà parte del Pentagono, dei dati geografico-aeronautici opportuni; e le carte furono, redatte. Ma non potevano essere sufficienti, come non lo erano le bussole giroscopiche e astronautiche; si dovette così perfezionare e adottare un sistema, il Grid, che permette fra l'altro di calcolare una rotta senza tenere conto det meridiani. Si adottò il « pantogiro polare », con 22.000 evoluzioni al minuto agisce indipendentemente dalla cappa magnetica del globo. Si garanti inoltre, sull'intero percorso, l'uso eventuale d'appoggio di tutta una catena di aeroporti, anche militari. E infine, sui recentissimi DC-7C < Global-Express ». fu posto il radar. Afa se questi erano mezzi tecnici, indispensabili ai piloti per potere stabilire e seguire il Polar Path, il < sentiero polare », erano i piloti stessi a costituire il nucleo più vitale dell'impresa. Furono perciò selezionati e addentrati con una minuzia forse senza pari. Da tempo, da quando fu decisa la prima linea artica per la Groenlandia fino al Canada e alla California (ormai in servizio giornaliero da più di due anni), funziona a Copenaghen una vera e propria scuola, munita fra l'altro di un « simulatore di volo Delnnel>, costato mezzo miliardo. E' la riproduzione della cabina di pilotaggio di un DC6, fissata al suolo da barre di torsione elettronicamente comandate; di fronte, su di uno schermo, si proiettano le più diverse condizioni ambientali, dall'avvicinarsi di una pista all'insorgere di una uisibih'tà nulla; ogni comando interno desta circuiti elettronici che fanno subire alla cabina e ai quattro presunti motori tutte le conseguenti reazioni (meccaniche, dinamiche, acustiche) come durante un volo; e altri circuiti governabili dall'esterno, dagli istruttori, possono creare le più svariate situazioni, a ciascuna delle quali i piloti dovranno rispondere con la manovra esatta, pronta e sicura. Dopo questo prolungato banco di prova, e dopo decine di voli effettivi, detti di < familiarizzacene », si sono cosi creati questi equipaggi ammirevoli, La linea unita indica la roai quali doveva essere prima affidato il « passaggio del nord » e adesso il < passaggio del nord-ovtst ». < Forzare » il passaggio < del Grande Nord »: una /rase che ritorna da tentativi che ormai sembrano remati, con t nomi di Hudson, di Amundsen e di Peary, e il lento procedere per mesi e mesi sulla banchisa, quasi ogni spedizione voleva le sue vittime e le sue sconfitte. Ora la banchisa è dominata a circa seicento chilometri all'ora; e gli esterni quaranta gradi sotto zero appena velano gli angoli dei finestrini, mentre cespi di fiori dolcemente respirano in questa tepida veranda volante. * * Eravamo partiti da Copenaghen alle tredici di domenica, dodici ore prima l'altro DC7 era partito da Tokio. Le due partenze, cosi sfasate, avrebbero permesso ai due aerei di incontrarsi sul Polo Sono civetterie comprensibili, non per nulla si è pensato anche ai filatelici, un francobollo speciale ricorderà la trasvolata; siamo certo assai lontani dal febbraio del 1924, quando un certo Eielson stabilì nell'Alaska, per le 275 miglia da Fairbanks a i!fc Grath, un primo servizio postale aereo, ricevendo come compenso la metà di quanto sarebbe toccato ai soliti noleggiatori di slitte. Oggi la previdenza dei nostri ospiti è giunta a proporre, per ciascuno degli invitati a questo volo inaugurale, un formulario assai preciso, nel quale persino si chiedeva, a facilitare la. lussuosa cambusa di bordo, < Siete un forte mangiatore t », «Siete un forte bevitoret ». (Altro che provviste di pemmican e di biscotto, da stivare nella baleniera; a ripensarci, se ne ha quasi un brivido di retrospettivo rimorso, fra questi camerieri impeccabili e queste hostess smaglianti). La nuovissima rotta, e le altre che certo la seguiranno, faranno della calotta polare un crocevia di (ili e di motori. E' assai probabile che le vie artiche abbiano a rivoluzionare le attuali di comunicazione, l'<apertura» del Polo potrà poi essere paragonata a quelle di Suez e di Panama. Per molti Paesi dell'Europa e dell'Asia la via più breve fra l'estremo oriente e l'estremo occidente passa infatti sul «. tetto del lllllllllllllllllllllllllllllllllllllItllllllllllllllllUlll tta attraverso il polo; quella punteggiata la rotta delle Indie globo»; e questo offre anche il non trascurabile vantaggio di condizioni atmosferiche costantemente migliori, nei confronti del Pacifico e dell'Atlantico. Si vola intanto in un sommesso ronzio. Nei DC7 i motori sono posti più all'esterno, datino minori riverberi sonori alla carlinga, ancora dotata di un particolare isolamento acustico; e sotto il taglio dell'ala, rapidamente trascorsi a picco gli ultimi fiorettati contorni-della Norvegia, ora comincia a spegnerai un breve tramonto sulla lastra d'ardesia del mare. Domattina navigheremo nell'ultima fase della cosidetta notte polare. Le regioni dell'Artide, dal 21 marzo al 21 settembre, hanno il sole sotto l'orizzonte. L'oscurità totale dura dal 17 novembre ai 26 gennaio; e quella notte della notte è sfumata, prima e dopo, e per quasi due mesi, da un lucore che sempre più si spegne o fampre più si ravviva, in due lentissimi crepuscoli, ciascuno dei quali dura cinquantaquattro giorni. Andiamo quindi incontro al crepuscolo crescente, gli ■ultimi raggi del sole che tramontava alle nostre spalle avevano destato nel vortice di ogni elica un piccolo arcobaleno; ogni motore lo recava come una coccarda. Poi anche le quattro coccarde si sono spente; il grigiore saliva verso un cielo cenere: eravamo a quattromila metri sopra un mare di nubi. Ma mentre attorno a noi tutto si illividisce, la vita di bordo si fa più intensa. Sono ospiti d'onore un principe e tre ministri; sono ospiti per lavoro trentanove inviati di giornali e di enti radiotelevisivi. E i passeggeri furono così operosi; chi scrive, chi trasmette alla rosàio, altri fotografa, altri cinematografa; scorrono cavi, si accendono lampade, balenano flashes;ii ticchettìo delle macchine per scrivere copre talvolta il sordo ronzio dei motori; lavoriamo in una oblunga redazione che ha vaste poltrone e per scrivanie le nostre ginocchia. Ora ci consegnano solenni pergamene chiuse da sigilli purpurei. Le apriamo con reverenza e vi troviamo la lista del pranzo, del gran pranzo polare. Si va diffondendo un'atmosfera dn sera di San Silvestre; guai a non brindare a mezzanotte precisa, guai a non brindare proprio sul Polo. . Quella facile allegria è però presto scomparsa. Sotto di noi. nel blando e fermo crepuscolo polare, non avevamo visto che nubi; l'Artide era sotto di noi, ma invisibile; era soltanto un nome, il ricordo delie cartine dell'atlante. Ma d'un tratto quel gonfio coltrone si squarcia e, nell'incerto chiarire, si rivela 0 volto tremendo della banchisa, un deserto di ghiaccio marezzato dai venti, ingobbito da dune bluastre, rotto da grigi gradoni e da neri crepacci sinistri, da torve ferite che si stendono dall'uno all'altro orizzonte. Una visione orrida è'l'immenso Sahara di ghiaccio che copre la calotta del mondo; un infinito di desolazione e di morte. E l'immensa tundra di gelo trascorre assai lentamente anche se procediamo a seicento chilometri all'ora, è minacciosa, e nemica; e quella visione sempre eguale e sempre diversa ipnotizza lo sguardo, sembra dirci che tutto sarà sempre e soltanto micidiale inverno, e non potrà fiuere uno stelo, palpitare una fronda. Dagli altoparlanti la voce d'. comandante annuncia che ira pochi secondi passeremo sul Polo. Sono le ventidue e ventuno. E lo sguardo fissa quel biancore disteso, quei due crepacci che si arretrano, quegli aculei di duro cristallo protervo che si allontanano. Già il Polo è alle nostre spalle; e il deserto ancora continua, con altre du>'/!. altri gradoni, altri aculei, altri crepacci. Credevo di essere rotto a voli un po' d'ogni genere, ma /'emoziono per¬ dura. E' come uno smarrimento che un poco ci prostra, un perdersi inermi in quella visione di mondi quasi lunari; e ora comprendiamo tutta la tenacia e tutto l'ardire occorsi perché oggi si possa passare sul Polo come viaggiatori qualsiasi, in una calda cabina elegante, in un volo senza una scossa; e a uno stupore che non si placa si accompagna una gratitudine che ci sbigottisce. * * Dovevamo avere altre sorprese, da questa notte indimenticabile. Prima e dopo il Polo eravamo nel cuore del crepuscolo polare, e il sole i era sempre sotto l'orizzonte, era come un'alba costante, verdina, che a poco a poco, dinanzi a noi, ci girasse attorno. Ma poi, continuando a scendere verso u sud, mentre la banchisa cominciava a rompersi in lastroni sempre più incrinati, dovevamo retrocedere il nostro tempo di iridici ore, perché scendevamo verso il giorno già alto nell'altro emisfero. Eravamo partiti di domenica, già ci eravamo affacciati sul lunedij e ora tornavamo a essere di domenica. Sono conseguenze di un viaggiare molto veloce, le ore si annullano, si accavallano, si capovolgono; e alla mezzanotte e un quarto del nostro fuso orario di Roma e di Copenaghen è per noi risorto il sole, accendendo la banchisa d'un colore purpureo e arancione. Non l'ha accesa per molto, ha descritto un arco breve, si è fatto giallognolo, ed è poi lentamente scomparso. Cosi grazie alla velocità di quest'ala in dodici ore abbiamo avuto due tramonti; e l'oscurità si era di nuovo diffusa, mentre sotto di noi trascorrevano, pallidi fanta-' ami, gli ultimi monti dell'Alaska, un continente di Alpi. Nelle ampie valli ancora si scorgevano i fiumi gelati, lente serpentine di neve più chiara. Ad AnchoYage, su di una pista vetrosa di ghiaccio, atterriamo dopo diciassette ore di volo. La tappa più lunga di tutte le linee aeree; e quando il comandante riappare, da lutti noi, che lo avevamo atteso, si leva un lungo e convinto quasi affettuoso applauso. * * La seconda notte è trascorsa sul Pacifico. Sonnecchiando abbiamo passato anche la International date line; andando verso l'oriente si perde un giorno, lo ricupereremo al ritorno. Capita anche questo a chi fa, sia pure molto al nord, un mezzo giro del mondo. Moduli per la polizia, per la valuta, l'arcipelago dei vulcani si avvicina. Nel primo mattino, lo abbiamo sotto di noi, scorgiamo le prime casette di legno e di carta. Il cono bianco del Fuji-yama velato da un po' di bruma sembra apparirci da un vecchio paravento un po' stinto. E si intravede Tokio, una distesa infinita di tettucci grigi, dalla Ginza ad Asakusa, da Yoshiicara ad Azabu, con le grandi macchie, ancora spente, dei parchi di Bibyia, di Meji, di Veno. Siamo sull'aeroporto di Haneda. Due anni or sono, quando ci venni, al ce/. ' o delle piste si appiattivano povere ^baracche, erano la «stazione»; ora s'innalza un'oblunga mole di cristalli, di acciaio e di marmi. Mario Cromo Il ritorno dell'aereo sulla rotta meridionale Manila, 26 febbraio. Il Guttorm Viking della « Scandinavian Airlines System», che ha collegato Copenaghen a Tokio via Polo Nord, è giunto alle 14,11 (ora italiana) a Manila, proveniente dalla capitale giapponese. L'apparecchio, a bordo del quale viaggiano 25 persone, raggiungerà il punto di partenza, toccando successivamente Bangkok, Karaci, Atene, Roma, Francoforte e Copenaghen. L'aereo della « S.A.S. » sarà così il primo apparecchio di linea ad avere effettuato i: giro del mondo su rotta regolare. Tempo previsto per la realizzazione dell'eccezionale impresa: 80 ore.

Persone citate: Amundsen, Fairbanks, Mario Cromo, Peary