Gli esoneri militari pagati con cifre da 5 mila a 150 mila lire

Gli esoneri militari pagati con cifre da 5 mila a 150 mila lire Conclusa l'inchiesta sull'ufficio-leva di Aosta Gli esoneri militari pagati con cifre da 5 mila a 150 mila lire Alcuni giovani, pure avendo diritto all'esenzione dal servizio militare, sono ricorsi alla frode per evitare le lungaggini burocratiche - L'elenco dei denunciati jun suo raccomandato (Dal nostro inviato speciale) Aosta, 22 febbraio. Come già abbiamo scritto, la inchiesta sul falsi certificati al servizio di leva della Valle d'Aosta eseguita dal generale Capello, è finita ieri. Procedeva di pari passo l'istruttoria giudiziaria da parte del Procuratore della Repubblica dott. Biffl-Gentile il quale coadiuvato con zelo, rapidità e precisione dai carabinieri di tutta la valle, riusciva subito a inquadrare le responsabilità dei confessi e dei sospetti, sicché anche l'istruttoria può considerarsi pressoché finita. Dal tutto, emergono due specie di reati. I! primo consiste in una frode aiU'E.C.A., ossia nell'avere goduto diritti abusivi a quello che si chiama «eventuale congedo anticipato». Questo spetta soltanto a giovani di leva 1 cui genitori siano inabili al lavoro, una situazione che deve essere dimostrata da apposita commissione di controllo e che può concludersi anche con la non chiamata pura e semplice alle armi, I colpevoli di questo capitolo sono ventotto. Secondo reato: renitenza alla leva. Questa può verificarsi col non presentarsi alla visita o al richiamo per l'istruzione. Com plice necessario per giungere a un buon fine era l'ex-ufflciale di complemento Andrea Zefllippo, impiegato di fiducia alI Ufficio leva di Aosta. In parte raccontammo già la sua tecnica: per l'E.C.A. egli si serviva di un registro con matrice e due contromatrici. Nella matrice egli scriveva il nome di uno avente diritto effettivo all'esonero: nelle contromatrici, invece, egli scriveva il nome di un esonerato in frode, Le con afbBdttLsqlsfltnclstL5rmMmmsbdmdnAzdGScLvdj tromatrici andavano al Distret jto militare di Chivasso che ne j restituiva una la quale avreb De H0vuto at?£riuni»pr<:i ni foglio ; °f_r5„Xi?»"giungersi al loglio ! matricolare e che per caso -inlvece andava smarrita. Cosi a a r l . , ; ; e i ; ; . ; ; ; y un eventuale controllo, sfuggi va la diversità dei due nomi. Se i carabinieri si insospettivano, l'esonerato diceva: scrivete a Chivasso. I carabinieri scrivevano a Chivasso e la risposta liberava il colpevole da ogni ombra. Domanda naturale è quella di sapere che cosa avveniva del titolare effettivo dell'esonero. Egli era a posto perché la sua pratica era già stata evasa regolarmente. Il suo nome, in altre parole, era stato utilizzato due volte, ma in un registro così imponente da poterci fare naufragio senza molti timori di affioramento. Per la renitenza il processo era più semplice. Ogni anno coloro che non si erano presentati alla visita medica o alla chiamata per l'istruzione, erano regolarmente segnalati all'Ufficio di Aosta. Lo Zefllippo, nel riferirne ai carabinieri per la relativa ricerca, sottraeva i nomi dei suoi raccomandati ai quali rilasciava poi un certificato di esonero falso, ma con tutte le apparenze del vero perché in realtà autentico. Quando i carabinieri si insospettivano, cedevano di fronte alla presentazione del documento di innocenza apparente. I colpevoli di questo secondo reato sono sedici. Totale: 44. Sono accusati di aver coadiuvato lo Zefllippo nella sua opera criminosa procurandogli, diremo così, clienti, il maresciallo degli alpini Giovanni Bonin e l'impiegata al Consiglio della Valle Maria Bionaz vedova Viglina. Un particolare curioso riguardante i primi imputati è che alcuni di essi avei vano effettivamente diritto all'eventuale congedo anticipato, . ma hanno preferito ottenerlo llllllllllUllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll attraverso la scorciatoia della frode per evitare le lungaggini burocratiche. Lo Zefllippo, il Bonin e la Bìonaz sono tutti e tre in stato d'arresto. Il primo confessa tutto. Il secondo non ammette nulla, in termini categorici. La terza dice di aver favorito soltanto, per bontà d'animo, qualche suo parente. Però coloro i quali sostengono di essere stati indirizzati allo Zefllippo dal Bonin sono parecchi. Le frodi avvenivano per interesse e le cifre versate variano di entità da cinquemila a centotrentamila lire, secondo le ammissioni dei colpevoli. Ma sembra che si debba salire molto più in su. Il signor Remo Lusianaz dice di aver versato 50 mila lire contro 350 mila lire richiestegli; Pietro Petéy 50 mila su 100 mila; la signora Maria Fughellj 5 mila su 50 mila; Baldassarre Fassin 100 mila senza contrattare e via di seguito. Il signor Callisto Dalbard afferma invece di aver dato allo Zefllippo 150 mila lire ma a solo titolo di prestito e di aver litigato molto per averne in restituzione una parte. Allo stato attuale della situazione risultano indubbiamente denunciati: Lino Curtaz di Gressan, Baldassarre Fassin di St. Christophe, Davide e Vincenzo Vierin di Charvensod, Lorenzo Bertoh di Courmayeur, Emilio Ollier di Jovensan, Narciso Desandrè di Aosta, Diego ed Enrico Cuaz di Doues, Marcello Quinson di Morgex, Carlo Dìemoz di Ollomont, Callisto Dalbard di Bollein, Antonio Presto di Sarre, Emilio Cheillon di Allain, Remo Lucianaz, di Charvensod, AsAVSvCsJvjTnrAsqdrqdctcnamNerlaplrMgdQillilliiiiiimiilillHiilliiiiilllliiliiliiiiiiiiiiliiliiii Alessio Pietro Pete di St. Christophe. Giuseppe Cugnod di Aosta, Ernesto Fournler di St. Vincent, Anselmo Aymond di St. Christophe, Giuseppe Treves di St. Vincont, Vincenzo Cattelino di Aosta, Carlo Rosset di Gìgnod, Emilio Gorre Jovis di Roisan, Giuseppe' Revii di Brusson, Modesto Petitjacques da Bìonaz, Renato Thomasset di S. Nicolas, Renato Neyroz di Chàtillon, Maria Fughelli vedova Rossi di Aosta, Giuseppe Fantone di Aosta, Giuseppe Giovanni Vicquery di Brusson, Zaccaria Nex da Doues. Tra costoro, alcuni sono i parenti degli esonerati abusivi i quali concorrono in corruzione di pubblico ufficiale. Tra quelli che firmarono gli atti presentati in gran mole e quindi incontrollabili, tutti hanno riconosciuto la propria firma come autentica, escluso uno che la mette in dubbio per alcuni atti. Nessuna responsabilità è stata elevata a loro carico. a. a.