Il Barrès segreto

Il Barrès segreto Il Barrès segreto Con il quattordicesimo ed ultimo volume dei Cabiers barrcsiani (Maurice Barrcs, Mes Cabiers, 1922-1923, ed. Plon 1957) abbiamo in mano uno strumento di confronto e di correzione. Non so quanti lettori possa avere ancora in Francia uno scrittore come Barrès, forse non si sbaglia pensando che ne conservi di più fuori, in un pubblico, cioè, che è meno legato ai rigurgiti della politica ed è in grado di valutare più liberamente l'artista, lo scrittore puro. Non si insegna nulla di nuovo dicendo. che dall'anno della morte (4 dicembre 1923) le azioni dello scrittore hanno continuato a calare e questo naturalmente contro ogni principio di giustizia, contro ogni dovere della verità. Ma tant'è, la fama degli scrittori è legata a molti elementi e non sta in noi cercare di ricostituirla, di sostenerla, bisogna avere pazienza e aspettare le decisioni del tempo. Eppure Barrès è stato il maestro di molti scrittori che oggi hanno un posto nella storia della nuova letteratura, Montherlant, Mauriac, Malraux, Camus, Aragon, scrivo i primi nomi che mi vengono ih mente e ho chiaro il quadro dei rapporti e dei rispettivi debiti ma, tolte poche eccezioni, Mauriac e soprattutto Aragon, gli altri tacciono o, peggio, cedono a dei curiosi voltafaccia; vediamo, per esempio, un Montherlant passare dalla .ammirazione delirante alU sconfessione e all'ironia. Perché, dunque, tanta prudenza, perché a distanza di tanti anni Barrcs deve soggiacere alla violenza della polemica? Un'indicazione, forse, di questa diffidenza la possiamo avere dall'improvvisa e a prima vista inspiegabile esaltazione di Aragon. Il più fedele dei funzionari comunisti francesi non ha taciuto, è anzi andato cosi- in là nel sostenere la sua tesi da chiamarsi a dirittura « barrcsiano » Il contrasto è soltanto supcrlìciale, se si scende un po' sul fondo reale delle cose si capisce che tutt'e due sono scrittori engagés, che a un certo momento hanno scelto la loro verità' contro il gusto e il segno della bellezza, hanno accettato di servire, evitando la vecchia formula della dilettazione e del compiacimento. Naturalmente si tratta di una coincidenza del tutto esterna; dal momento che non si può mettere sullo stesso •piano il nazionalismo di Barrès è. il comunismo staliniano di Aragon. Ci troviamo di fronte a un'equazione clic cessa di funzionare non appena consideriamo la delicatezza, lo scrupolo di Barrès e il furore e la grossolanità dell'Aragon. Ammettiamo pure che tale differenza^ in gran parte sia dovuta alla diversità delle epoche e delle stagioni, resta il fatto che — non ostante tutto — Barrès è rimasto fino ai suoi ultimi giorni uno scrittore mentre Aragon da tanto ha scelto un altro genere di lavoro e ha dimostrato di fare a meno del più piccolo soccorso dell'anima, dello spirito libero. ' Eppure si potrebbe continuare ancora in tal senso e sottolineare il sacrificio di Barrès alla politica, quello che deve essere costato al suo cuore decadente lo sposare le cause della più piatta e tetra attualità e dall'altra parte illuminare la leggerezza e la gratuità del lavoro di Aragon che in fondo non è mai sceso sul terreno pratico e si .è limitato a funzionate da « amplificatore », da cane da guardia dell'ortodossia staliniana. Ai suoi tempi i letterati guardavano con sospetto Barrès e non finivano di chiedersi come avesse fatto a tradire la causa della prima ispirazione fino a fare il deputato, ma oggi, grazie ai Cabiers, sappiamo quanta libertà interiore avesse conservato, anche nel pantano della politica e come non fosse morta del tutto in lui la passione dello spirito. Le note, gli appunti del diario, più si va avanti negli anni, più si passa dal tempo delle prime scelte a quello della guerra e dell'impegno assoluto, restituiscono questo accento drammatico: si ha l'impressione che'l'uomo soffocato dalla lotta politica e spesso trascinato nel fango dai suoi avversari o anche dagli uomini del suo partito non abbia mai perso la coscienza della verità e con monotonia, con ossessione lo sentiamo ripetere, invocare i nomi della sua storia sacra francese, prima di tutti quello di Pascal. Sono appunti presi in vista del tempo del riposo e della pace, quel tempo che non conoscerà perché la morte spezzerà a sessantun anno una carriera d'eccezione, la trama di una vita gloriosa, come le lettere francesi non hanno più avuto. Pur essendo lontanissimi dal la sua ideologia e dalla musica stupenda delle sue parole, la figura di Barrès non ha smesso di interessarci proprio per questo dissidio intcriore clic né la gloria ufficiale né l'amore esaltato dei giovani migliori del suo tempo sono riusciti a vincere: 'si tratta del dissidio che per primo il Taine aveva messo così bene in luce, quello fra il piacere della meditazione e il desiderio dell'azione. D'altra parte è un dissidio centrale del suo spirito e che conviene far risalire ai primi anni della vita intellettuale dello scrittore, assai prima che Barrès entrasse nella politica. Bisogna pensare a quello che era stata la sua adolescenza, alla miseria degli anni in cui la sua straordinaria intelligenza aveva cominciato a respirare, al bisogno non confessato di modellare la sua vita su'le grandi immagini della vita francese (quel Napoleone che è stato vivo Un po' per tutti, da Hugo a Barrès): bisogna interpretare la sua nozione di « decadentismo » come un atto di protesta, come un giuoco di ribellione spirimale. Una volta fissato questo punto, ci sarà più facile capire quello che è stato in realtà il Barrès pubblico, il Barrès ufficiale (sì, anche quello maledetto degli anni di guerra, quello che Rolland chiamava l'usignolo della carneficina): uno spirito che ha scelto di servire perché considerava questo servizio come un dovere e come il minor male ma che alla fine non ha mai tradito le sue verità centrali, l'amore del s,ogno, il gusto naturale della malinconia. Vorrei dire che non ci si sbarazza tanto facilmente di uno scrittore come questo che nasce nella stanza segreta dei suoi quaderni, non ci si sbarazza di un'anima soggiogata dal pensiero quotidiano della morte. Anche a voler ammettere che nulla si salva della sua attività politica, pochissimo della ideologia e poco delle sue pagine dotate di una grazia miracolosa, non si può non riconoscere che lo spettacolo dell'uomo Barrès di fronte al terrore, all'orrore della morte sia uno dei più appassionanti del nostro secolo. La poesia del « corvo bagnato » (secondo la pittoresca definizione di Ramon del Valle Inclan) è ancora da scoprire e quel giorno che saremo in grado di analizzarla senza intralci polemici conosceremo un piccolo breviario di verità essenziali, rese in una luce indimenticabile. Non devo aggiungere che tale breviario involontario seppellirà per sempre gli altri breviari di felicità e di vita attiva che Barrès si costruiva, più per illudersi, più per poter vivere che non per intima e sincera persuasione. Carlo Bo m

Luoghi citati: Barrès, Francia