Da oggi s'interrogano i testimoni del presunto viaggio di Wilma ad Ostia di Francesco Rosso

Da oggi s'interrogano i testimoni del presunto viaggio di Wilma ad Ostia Xra ripresa del processo Moni e si al Tribunale «fi Venezia Da oggi s'interrogano i testimoni del presunto viaggio di Wilma ad Ostia La dottoressa Rosa Passarelli è convinta di aver viaggiato in treno con la ragazza da Roma alla città balneare - Anche una bambinaia e una giornalaio credono di aver scorto la giovane - Molti dubbi e descrizioni non sempre convincenti (Dal nostro inviato speciale) iVenezia,. 12 febbraio, Una regola a cui il Tribunale di Venezia si attiene pressoché costantemente, è di citare i testiìnoni a scaglioni omogenei, in modo che consenta di vagliare con logica successione i vari clementi che convergono su una determinata circostanza. Domani, riprendendo le udienze sospese per tre giorni, dovranno comparire tutti i testimoni che hanno qualcosa da dire sul preteso viaggio di Wilma MOlitesi ad Ostia nel tardo pomeriggio del 9 aprile 195S. Se dalla escussione dei testi dovessero emergere prove convincenti che la povera figliola si trovava davvero sul lido ostiense nel giorno e nelle ore indicate dai suoi familiari, non vi sarebbe più possibilità di dubbio e la versione che sia stata uccisa il giorno successivo a Tot Vaianica, distante 16 chilometri da Ostia, non sarebbe più sostenibile, Non è il caso di anticipare previsioni, la deposizione dei testimoni dipende sempre da un quid imponderabile, una rettifica, anche insignificante in apparenza, magari la riduzione di un quarto d'ora su una precedente deposizione, potrebbe capovolgere situazioni che parevano salde come rocce, tuttavia, si ha già l'im¬ pressione che, per quanto <ieiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiuiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin icisiva possa essere questa \settimana In testimonianze , » e i a i 9 a a e a d a e e a o e a a a i i n i a a non saranno tali da offrire ai giudici nemmeno un'approssimativa certezza che Wilma Montesi si recò in quel giorno ad Ostia. Sotto certi aspetti, la testimone più importante su questa circostanza, è la dott. Rosa Passarelli, impiegata al Ministero della Difesa, presentar tasi spontaneamente in casa dei Montesi il pomeriggio del 13 aprile, due giorni dopo il rinvenimento del cadavere sulla spiaggia di Tor Vaiontca. Alla famiglia angosciata raccontò di aver viaggiato con la loro figliola sul treno delle 17,30 per Ostia, l'aveva riconosciuta da una fotografia apparsa su un giornale) Per dar maggior consistenza alla sua dichiarazione, descrisse la ru. ■ gazza, la foggia dell'abito, delle scarjic, dei guanti, persino dettagli dell'abbigliamento intimo sui quali, solitamente, una donna non si sofferma molto osservando un' altra donna. La seconda descrizione Questo, almeno, riferirono i Montesi al giudice istruttore Sepe il quale, per sicurezza, volle sentire la dott. Passarelli. La seconda descrizione della ragazza vista sul treno di Ostia fu totalmente diversa. Anziché scarpe di camoscio nero con tacco verde e fibbia dorata, la ragazza calzava scarponcini bassi, quasi senza tacco, l'abito era di colore differente, la borsetta, anziché a secchiello era una delle consuete a portafogli, i guanti non erano alla moschettiera, come quelli di Wilma. Tale contrasto rafforzò il dubbio che la tesi del « pediluvio > fosse stata architettata per comodo in casa dei Montesi durante il colloquio con la Passarelli, a cui presenziarono due funzionari della Questura. Fu persino sospettato che la testimone fosse stata manovrata in qualche modo, a sua insaputa, per farle dire cose che per la sua immaginazione facilmente suggestionabile, come si esprime la sentenza di rinvio a giudizio, accettò per vere. La ragazza con cui viaggiò sul treno delle 17,30 diretta ad Ostia il 9 apri le 1953 non era Wilma Montesi, ma un'altra che poteva somigliarle,- concluse il giudice istruttore. Se invece di farle vedere delle fotografie fosse stata portata all'obitorio a vedere il cadavere, la Passarelli avrebbe imìnediatamente rettificato le sue impressioni Anche questo mancato riconoscimento diede origine a molti dubbi, soprattutto sulla sollecitudine dimostrata dalla Questura nell'adeguarsi alla tesi del pediluvio. Si era, occorre notarlo, al 13 aprile, data in cui nessun sospetto era stato avanzato né su Piero Piccioni, né su altri di responsabilità nella morte della ragazza. Se davvero Piccioni fosse il responsabile, so stengono i suoi difensori, egli sarebbe andato immediatamente da Polito per inscenare la tesi del pediluvio, e la Questura sarebbe immediatamente intervenuta per ingarbugliare la matassa e coprire la responsabilità del figlio dell'exministro. Ma in tal caso non si comprende perché Piccioni sarebbe andato a quel colloquio notturno,' accompagnato da Ugo Montagna, con l'excapo della Polizia Pavone di cui parla Anna Maria Caglio. Tutto era già stato fatto nei primi giorni; se disponeva dell'appoggio di Polito, Piccioni non aveva più bisogno di muovere Pavone, che in questa faccenda poteva soltanto va lersi dell'opera dell'ex-que store Questo argomento non fu ritenuto valido dal giudice istruttore per altre ragioni. La dott. Passarelli afferma che Wilma Montesi viaggiò con lei sul treno delle 17,30. Secondo le dichiarazioni di Adalgisa Roscini, portinaia dello stabile di via Tagliamento 76 dove abitano i Montesi, la ra gazza usci da casa dopo le 17,15. La stazione Ostiense distc da quel punto esattamente 6 chilometri e 300 metri, una distanza ragguardevole. Fu compiuta una perizia per stabilire il tempo 7ieccssario per percorrerla; il mezzo più veloce, un tassi, impiega circa 18 minuti. Se è uscita alle 17,15 dal portone di via Tagliamento, Wilma non può in alcun modo esser giunta in tempo al treno delle 17,30. Dalla sentenza di rinvio a giudizio, non risulta che sia stata posta in dubbio l'ora stabilita dalla dott. Passarelli, che potrebbe essersi sbagliata ed aver viaggiato con il treno delle 18. Molti dubbi, invece, hanno suscitato le dichiarazioni della bambinaia Giovanna Capra e della giornalaia Pierina Schiano Moriello le quali affermano che trovandosi ad Ostia entrambe per le proprie occupazioni, avrebbero veduto Wilma Montesi tra le 18,15 e le 18A5 passeggiare sul lido. Le due donne riconobbero la ragazza da una fotografia pubblicata da Stampa Sera pochi giorni dopo la morte, ma caddero in numeróse contraddizioni quando si trattò di descrivere la ragazza. La bambinaia Giovanna Capra parlò di un abbigliamento assai comune, mentre quello di Wilma era piuttosto vistoso e per il colore e per la foggia; la giornalaia Schiano Moriello disse che la ragazza si fermò alla sua edicola per scrivere una cartolina con la matita tratta dalla borsetta e pagò togliendo il denaro da un portafogli. I genitori di Wilma Montesi hanno concordemente dichiarato che la loro figliola non portava mai con sé matite o penne, che non possedeva un portafogli. Sul viaggio di Wilma Montesi ad Ostia non si sa nulla di più, troppo poco, evidentemente, perché l'affermazione dei familiari sulla ventilata gita al mare per bagnarsi i piedi malati trovi una valida conferma. Ma se l'ipotesi della disgrazia, o del pediluvio, appare poco convincente, rimangono molti dubbi anche per la versione dell'omicidio. Per sostenere questa tesi non si può sfuggire all'alternativa: o Wilma Montesi fu aggredita da un bruto, stordita eppoi abbandonata sulla riva del mare dove annegò lentamente per il succedersi delle onde, oppure Ullllllllllllllllllltllllllllllllllllllllllllllltlllllllll si recò in compagnia di qualcuno, per un convegno d'amore conclusosi tragicamente. L'ipotesi dell'aggressione è stata scartata, Wilma Montesi è morta integra e pura, sul suo corpo non furono trovate ecchimosi ed escortaziom che lascino supporre una sua pur debole difesa. Rimane l'ipotesi del convegno d'amore, che confermerebbe la < seconda vita » di cui tanto si discute. Su questa ipotesi si è soffermato il giudice istruttore dopo aver vagliato alcune testimonianze, prima fra tutte quelle dell'autista Mario Piccinini ti quale ha dichiarato che una imprecisata alba del marzo 1953, aiutò un giovanotto a liberare la sua macchina insabbiatasi sul lido di Ostia. Compiendo la manovra notò nell'interno dell'automobile, alla luce dei fari, si noti, una ragazza che dalle fotografie pubblicate sui giornali riconobbe per Wilma llfontesi. L'auto sulla sabbia Il giovane che lo aveva pregato di aiutarlo dimostrava SS anni, era alto, elegante, di capelli bruni, leggermente stempiato e, si noti tale circostanza, parlava un italiano perfetto. Un altro meccanico che aiutò il Piccinini a liberare la automobile dalla sabbia, e che poi viaggiò per un tratto con il giovanotto e la ragazza, ha detto esattamente l'opposto. Secondo Alfonso Di Francesco, la ragazza era biondo-rossa, il giovanotto parlava un italiano stentato, con inflessioni straniere. Sistemato fra altri due giovanotti quasi simili a lui, Piero Piccioni fu riconosciuta dal Piccinini per quello incontrato sulla spiaggia di Ostia. A questo punto, i difensori di Piccioni fanno rilevare un dettaglio. Per quanto parli un buon italiano, il loro cliente è affetto da una notevole balbuzie, elemento che non doveva sfuggire all'attento e preciso Piccinini. Che Wilma Montesi foss3 la ragazza è ancora meno certo. I due autisti aiutarono a disincagliare l'automobile verso l'alba di un giorno di marzo, segno che la ragazza seduta nella macchina aveva trascorso la notte fuori di casa. Se fosse stata Wilma Montesi, i genitori si sarebbero certo allarmati, come fecero la sera del 9 aprile quando, non ve¬ ddpMdcssdpdigfggsssvlllllllllllllllllllltllllllllllltllllllllllllllllllllllllllll dendola rientrare alle 21,30 già davano in smanie e un'ora dopo si recavano al commissariato a denunciarne la scomparso. L'accusa sostiene che Wilma Montesi sarebbe morta nel tardo pomeriggio del 10 aprile, cioè il giorno dopo la sua scomparsa da casa basandosi sulle dichiarazioni rese dal dott. Di Giorgio che visitò per primo il cadavere. Dalla rigidità cadaverica riscontrata, il medico di Pomezia stabili che la morte risaliva a 18 ore prima dell'esame. Il giudice istruttore dice che tale esame fu eseguito tra le ore 10 e le 11, mentre il medico ha dichiarato in udienza dt aver visitato il cadavere alle 9,30 dell'll aprile. Se la morte fosse avvenuta 18 ore prima, e secondo le modalità sostenute dall'accusa, Wilma doveva essere già sul lido di Tor Vaianica verso le 13J0 del 10 aprile. Che Wilma sia morta il 10 e non il 9 aprile, l'accusa lo desume dal passaggio delle automobili attraverso Capocotta. Dalla testimonianza dii tutti guardiani, risulta che una so la macchina passò nella riserva di caccia, quella del principe Maurizio d'Assia. Ma in che giorno transitò quell'automobile, il 9 o il 10 aprile? Su questo punto regna la-discordia. L'accusa sostiene il 9, gli ex-guardiani di Capocotta, con qualche incertezza, dicono il 10 aprile. Il giovane figlia di Mafalda di Savoia dirà venerdì ai giudici in quale giorno transitò in quei paraggi in compagnia della signorina Elsa Cesarint. L'accusa sospetta che una seconda macchina, di tinta scura, sia passata il pomeriggio del 10 aprile a Capocotta, quella su cui viaggiavano Piero Piccioni e Wilma Monte, si che prolungavano il loro convegno amoroso dalla sera del 9 aprile. Rimane però mspiegabile un piccolo dettaglio; per andare al convegno d'amore, Wilma ha lasciato a casa tutti i gioiellucci che possedeva, la collana di perle false, gli orecchini vistosi, il braccialetto d'oro, i documenti d" identità. Il mistero della sua morte, potrebbero svelarlo proprio quei poveri monili abbandonati da Wilma sul canterano, come una testimonianza inequivocabile, prima di avviarsi alla morte. Francesco Rosso llllltlllllllllllllllllllllllllllllllllllllltllllllllllllll

Luoghi citati: Assia, Ostia, Pavone, Pomezia, Roma, Venezia