Un anno con la condizionale al becchino che aprì una tomba

Un anno con la condizionale al becchino che aprì una tomba la sfi-jiiiri vicenda funeraria di San Salvatore Monferrato Un anno con la condizionale al becchino che aprì una tomba 11 Tribunale ha riconosciuto che egli agì in buona fede per fare libero un loculo "prenotato,, da una signora (Dal nostro inviato speciale) Alessandria, 12 febbraio. Un singolare processo è stato celebrato questa mattina a carico dell'ex-custode del cimitero di San Salvatore Monferrato. In periodo imprecisato dell'anno 1950, la signora Salvina Casolati in Masoero prega vivamente il signor Salvino Buzio, impiegato al Municipio di San Salvatore Monferrato, di voler riservare alla mamma di lei la tomba n. 294 di concessione trentennale. La mamma sta bene di salute, ma ci terrebbe tanto ad essere sepolta, una volta venuta la sua ora, presso il n. 293 dove riposa il marito. L'impiegato risponde : < Faremo del nostro meglio... Faremo il possibile... >. In realtà, né egli né altri avrebbero potuto far nulla, poiché il regolamento mortuario precisa che la vendita delle concessioni trentennali non possa essere effettuata con nessun anticipo. E' indispensabile per la vendita (anche sotto forma di prenotazione) che < sia già pronta la salma da seppellire >. Un paragrafo quasi macabro, ma ha forza di legge. La signora Casolati, che lo ignora, è ormai sicurissima che la tomba 291 sia < a favore > di sua madre, e lo è difatti per molto tempo, esattamente fino al 18 ottobre 1955 quando muore il signor Luigi Gota. I suoi familiari scelgono per lui la tomba 294 e il Muncipio la concede, la Cassa di Risparmio introita la quota relativa. Sorpresa e collera della signora Casolati che se la prende con il custode-affossatore Giovanni Torti, per primo: poi ella va a protestare in Municipio. Il Buzio è già morto, ma altri si ricordano delle sue parole e confortano la signora con la promessa che si farà < tutto il possibile > per rimediare. Si tratta soltanto di mettere in piedi una pratica di esumazione per trasferire il Gota in altra tomba. Mentre la pratica sonnecchia, la vecchia signora Caterina Lungo, la quale < ha la abitudine > di trascorrere molte ore ogni giorno al cimitero in preghiere e visite, scopre che la tomba 294 è vuota. Subito, ella ne avverte la « sua buona amica > Rosa Gota parente del Luigi, la quale si allarma e strepita. Era successo questo: il custode affossatore Torti, credendo di aver commesso un errore di numero e paventando rimproveri da parte dei suoi superiori, aveva tranquillamente riaperta la tomba 294, trasferendone altrove l'occupante. Ciò lo ha portato stamane di fronte al Tribunale di Alessandria (Pres. dr. Baudoin, P. M. dr. Aragnetti), imputato di violazione di tomba, art. 407, pena da 1 a 5 anni. Il Torti sembra molto sorpreso di quel che gli capita. Egli è uomo di 44 anni, dall'aspetto mite, di poche scuole e di poche parole. E' che non riesce di metterle insieme come vorrebbe. Pres. — Nessuno crede che lei si diverta a trasportare morti da una fossa all'altra. Vogliamo soltanto ricostruire la cronaca del fatto. Imp. — La Casolati mi diede l'ordine di liberare la tomba perché di sua proprietà. La madre era molto ammalata e... Io ritenni di aver commesso a suo tempo uno sbaglio e... Si tratta di stabilire se quella « proprietà > era possibile e Ano a quale punto il Torti poteva < sbagliare >. Pres. — Chi sceglieva i numeri delle fosse da destinare? Imp. — Se non li avevano già scelti i parenti, io. Il teste Guglielmo Prato, che sostituì il Buzio nelle pratiche mortuarie, afferma che « strettamente parlando, il n. 294 non era libero. Pres. — Che cosa vuol dire « strettamente >? E' difficile mettere d'accordo un articolo di regolamento con il desiderio di non tenerne conto e il teste annaspa in parecchie contraddizioni, sicché il Presidente esclama: — Lei vuol farmi perdere la pazienza. T.este (al colmo della confu sione) — Non ho questa pre tesa... Ma, infine, tutto ciò conta poco. E' indubbio che il Torti credesse di far bene, tanto che agì alla luce del sole, le 11 del mattino e con l'aiuto di chi era presente. E' altrettanto indubbio che egli abbia fatto male: macchiandosi di una violazione effettiva di tomba. Il P. M. dr. Aragnetti, con il massimo dell'indulgenza, non può chiedere meno di un anno. L'avv. difensore Pagliano sostiene che si può definire < offesa al culto dei defunti > una < violazione di tomba > soltanto se commessa con coscienza di dolo. Il Torti è imputabile appena di un atto inconsulto, colpibile di sola ammenda. Dopo una brevissima camera di consiglio, il Tribunale accetta la richiesta del P. M. condannando il Torti a un anno di reclusione, con tutti i benefici di legge. La difesa ricorrerà in appello. &• Si* czdndK—mdèrssmlcpschsliIiIrsspmditDzvCfrtrddu

Luoghi citati: Alessandria, San Salvatore Monferrato