Un medico e un dirigente industriale scomparsi sulle Alpi con nn aereo da turismo

Un medico e un dirigente industriale scomparsi sulle Alpi con nn aereo da turismo DALLE 16 DI IERI ALLARME SULLA CERCHIA ALPINA E NEGLI AEROPORTI Un medico e un dirigente industriale scomparsi sulle Alpi con nn aereo da turismo L'urologo prof. Mario Robecchi e il dott. Magnani erano partiti alle 15 dall' Aeri tolta su un FLM-5 - Avvistati dopo mezz'ora sull'Alta Tal Susa e sullo Chaberton - Più nessuna notizia - Avevano carburante per poco più di un'ora - Le ricerche estese anche alla Savoia Stamane un trimotore e altri 4 aerei perlustreranno le montagne - Disperata attesa della moglie del medico sul campo di volo Alle 15,07 di ieri un piccolo velivolo da turismo, un FLM-5 con sigla «I-Adoc», si staccava,, dopo una breve corsa, dalla pista del campo d'aviazione dell'Aeritalia e con sicurezza prendeva quota. L'apparecchio, tutto azzurro con le scritte in giallo canarino, compiva un giro sul campo a 300 o 400 metri d'altezza, poi s'allontanava rapidamente in direzione dell'imbocco della Valle di Susa. A bordo vi erano due persone: il dott. Carlo Magnami, di 42 anni, direttore del Servizio commerciale con l'estero della Società « Cinzano », e il prof. Mario Robecchi, di 41 anni, urologo delle Molinette. Pilotava il dott. Magnani. I due amici erano giunti al campo verso le 14,45, ciascuno sulla propria automobile. Il dr. Magnani aveva lasciato cappello e pastrano nella sua vettura che non s'era nemmeno curato di chiudere: nello spo- 1mldlrScssfaaaltamcmvctm gliatoio dell'Aeroclub aveva indossato la tuta di volo e aveva impartito disposizioni perché dall'hangar venisse tirato fuori il suo FLM-5 (di cui era titolare assieme ad un altro amico, il dott. Mario Perbellini).' Pochi minuti più tardi il velivolo era allineato sulla pista e un meccanico eseguiva la prova del motore: tutto in ordine. Si avvertiva il dott. Ma.gnani che il serbatoio conteneva solo 25 litri di benzina, appena sufficienti per un'ora e un quarto di volo. Il pilota rispondeva che il carburante sarebbe senz'altro bastato: sua intenzione era quella di compiere un limitato giro di mezz'ora sulle montagne della Val di Susa. Prima di partire gli erano comunicate le condizioni del tempo: ottime. Un banco di nebbia poco fitta si estendeva sulla città, ma al di sopra dei 150 - 200 metri l'atmosfera era assai limpida: le montagne erano totalmente sgombre e si segnalava completa assenza di vento. Tempo ideale dunque, per una « passeggiata aerea ». La partenza avveniva, come abbiamo detto, alle 15,07 precise. Partenza regolarissima. Il dott. Magnani era un appassionato del volo e da circa undici anni aveva conseguito il brevetto civile: era considerato un pilota molto abile, coraggioso e spericolato. Anche il prof. Robecchi era un appassionato, ma il suo brevetto era di data assai recente e al suo attivo aveva soltanto due o tre ore di volo. Era quasi una settimana che i due avevano deciso di compiere un giro assieme per effettuare una ripresa cinematografica delle Alpi con una macchina di proprietà del dott. Magnani. Finalmente ieri erano riusciti, entrambi, a rendersi liberi. Il prof. Robecchi appariva particolarmente soddisfatto. Aveva salutato un conoscente, ed era salito nella cabina così com'era, in pastrano e cappello, con un giornale o una rivista in mano. Alle 15,45 qualcuno cominciava a scrutare il cielo: ma l'apparecchio non si scorgeva e neppure se ne udiva il ronzio. Alle 16 la preoccupazione si tramutava in ansietà. Venivano avvertiti il comandante del campo, gen. Brach-Papa, e il direttore della scuola di pilotaggio dell'Aeroclub, colon nello Isaia. L'FLM-5 non si vedeva e non si sentiva. Alle 16,15 si dava l'allarme. Alle 16,20, tramontata definitivamente ogni speranza che il velivolo, rimasto ormai a secco di benzina, potesse tornare all'Aeritalia, si cominciava la serie delle telefonate di ricerca. Si interpellava anzitutto il campo di Caselle, poi il Centro soccorsi aerei di Linate: nessuno era in grado di dare informazioni utili. Si telefonava in Francia, ad Aix-les-Bains, dove esiste un centro analogo a quello di Linate. Si telefonava a Susa, a Pinerolo. a Fenestrelle, a Sestriere, a Cesana, a Ulzio. E ancora in Francia, a Bri&ncon e a Modane. Le telefonate si susseguivano a intervalli di minuti le une dalle altre: gli addetti precisavano minuziosamente le caratteristiche dell'apparecchio (monomotore della potenza di 85 cavalli, plafond 5000 metri, velocità massima 200 all'ora, apertura alare m. 7,80, lunghezza metri 6, fabbricato dalla Società « Avia » di Vercelli, tinta azzurro-gialla, carrello retrattile) e le generalità e i connotati del pilota e del passeggero. Dalle 17 in avanti arrivavano all'ufficio del campo dell'Aeroclub le prime segnalazioni: alle 15,15 circa un apparecchio del tipo dell'FLM era stato scorto, ad altissima quota, sulle montagne sopra Borgone. La notizia, pero, era in forma molto dubitativa. Ma dal Sestriere ecco una seconda segnalazione, questa concreta: il sottufficiale e gli avieri del Centro meteorologico dell'Aeronautica, situato sulla cima del monte Fraitève, avevano notato, alle 15,25, un piccolo aereo da turismo la cui sagoma era quella dell'FLM, il quale viaggiava ad un'altezza presumibile di 3200-3500 metri e ad una distanza, sempre presumibile, di 15 chilometri dallo stesso monte Fraitève. Il volo dell'apparecchio, che pareva diretto a nord, appariva normale, Intanto l'annuncio era stato recato ai familiari del prof. Robecchi: alla moglie, dotto: ressa' in medicina (che abita con la piccola Maria Giuseppina, di 8 anni, in un alloggio al terzo piano di via Sacchi 26), e ai fratelli prof. Alessandro, reumatologo, primario delle Molinette, e prof. Emilio, ginecologo, primario dell'Ospedale Sant'Anna. La notizia gettava nella costernazione l'ambiente medico della città, dove il prof. Mario Robecchi è conosciutissimo: da alcuni anni egli era divenuto assistente del prof. Chiaudano, primario di urologia alle Molinette. Nello spazio di un'ora decine e decine di automobili giungevano al campo dell'Aeritalia. Con i congiunti vi erano amici, colleghi, autorità civili e militari. La moglie del prof. Robecchi dimostrava una calma commo- vente. « Io spero — continuava a dire, quasi rivolgendosi a se stessa, — io spero che mio marito sia vivo... deve essere vivo... Sono certa che riceveremo sue notizie ». La signora si rifiutava di entrare nell'ufficio dell'Aeroclub: e restava sul prato, quasi al bordo della pista, a camminare avanti e indietro e a fissare il cielo in tutte le direzioni. Alle 18 qualcuno telefonava all'alloggio del dott. Magnani, in via Gramsci 7, e faceva avvertire la vecchia madre ottantenne che il figlio, con ogni probabilità, avrebbe tardato a rincasare, trattenuto da urgenti impegni di lavoro, e forBe sarebbe tornato all'indomani. Le telefonate di ricerca continuavano. Il campo era al buio, ma gli uffici erano tutti illuminati e la gente andava e veniva febbrilmente: e ad intervalli brevissimi, quasi regolari, trillava il telefono. Dalle valli di Susa, del Chisone e da quelle di Lanzo pervenivano conferme che le stazioni dei carabinieri erano In allarme e che tutti i militi disponibili erano stati mobilitati e già, in molte zone, avevano iniziato l'opera di perlustrazione, con l'aiuto di guide alpine, guardie di finanza e volontari. Da Ulzio, alle 18,30, si muovevano, al comando del tenente dei carabinieri Gastaldo, dieci squadre di soccorso con un complessivo di 70-80 uomini: le squadre prendevano direzioni diverse, alcune verso il Sommeiller e la Rocca d'Ambin, altre verso il Fraitève e le pendici dell'Assietta. Alle 20 telefonava :i vice-prefetto della Savoia. _ia comunicazione era ricevuta dal prof. Alessandro Robecchi. ri vice-prefetto dichiarava che un aereo da turismo monomotore era stato avvistato tra le 15,30 e le 15,35 da una pattuglia di gendarmi che risaliva i fianchi del monte eilllllMllliltMIIIMIIIIllillllllllllMIIIIIIIMIIllllll Chaberton: l'aereo, di colore e di nazionalità non identificabili, procedeva ad una quota di forse 3000-3200 metri e puntava direttamente in suolo francese. Più tardi, altre segnalazioni dalla Francia precisavano che un piccolo velivolo da turismo era transitato sul valico del Monginevro fra le 15,30 e le 15,45: non era altissimo e lasciava dietro di sé una sottile, ma ben distinguibile scìa di fumo. Alle 16 veniva udito un forte boato nella zona montagnosa di Cervières, che si trova a sud di Briancon, fra il massiccio del Chaberton e l'erta punta di Rochebrune. Il boato era stato inteso da parecchie persone, ma alcune di queste erano del parere che si trattasse del rombo di- una valanga. Comunque, il comandante della gendarmeria di Briangon aveva disposto per una vasta, immediata perlustrazione della vallata, con forze civili e mi¬ litari. Nel tempo stesso da Cesana e da Clavière erano partite forti pattuglie italiane di carabinieri, guide e maestri di sci che sul confine si sarebbero1 unite ai francesi. Le ore passavano lente. La moglie del prof. Robecchi, affettuosamente assistita dai cognati, dal prof. Chiaudano e dal barone Casanà, presidente dell'Aero Club di Torino, non voleva muoversi dalla pista, da dove s'era alzato in volo l'apparecchio con il marito. Pian piano le telefonate si diradavano. Comunicazioni con la Val d'Aosta, con la Val Pellice, con il Pinerolese. Ancora telefonate con la Francia. Le autorità militari francesi avvertivano che all'alba, dalla base di Bourget le Lac si sarebbero levati in volo gli elicotteri, quelli stessi che hanno partecipato alle recenti operazioni sul Monte Bianco. Anche dalla Svizzera giungeva premurosa assicura¬ zione di un immediato intervento, in caso di necessità. Ultime telefonate da Clavière: il sindaco avv. Santi confermava le voci circa il boato sul versante francese: lo stesso avv. Santi, con squadre di soccorso, s'accingeva a battere la Valle dei Mandarini, la zona di Chenoulllet e del Monte Gimorit. Alle 23 cessava l'affannoso trillo del telefono. Il centro di Linate, alle 22,45, aveva comunicato che all'alba sarebbe partito per le ricerche un trimotore Fiat Q. 1S, appositamente attrezzato, al comando del pilota cap. Mario Visanl. (Altri quattro apparecchi decolleranno da Caselle). Alle 23,30 quasi tutte le macchine riprendevano la via di Torino. Anche la signora Robecchi veniva, con dolce violenza, allontanata dal campo. Restava, spalancata, in attesa, la grande porta dell'* hangar »: nessuno s'era sentito di chiu| derla. Il prof. Mario Robecchi scomparso in volo con l'amico II dottor Carlo Magnani wSBm I L'aereo « I-ADÓC » tipo « FLM-5 » di proprietà del dott. Magnani partito ieri alle 15 ttlllllllIllllMlllItlIllIIIIIIlilIIIIIIIIllllllllilIllltllSIIIIIIllllMI lllllllIlllli:illlllllllllllllllIllll[11Illltl(ltrtlflllllll!llllirillIIII1IIIiltllIlltlllIllflllMU Alle 15,25 l'apparecchio era a est del monte Fraitève; alle 15,35 fu avvistato, mentre sconfinava oltre lo Chaberton ■EllIlinilEllllllllIIItlllllllllllllltlElltllllllllIlIlllllUElllilllllElElElllllllllllllIIIIIIIIIIIIIIIIIIIItlll