Le aeeuse della Cagiia fecero riaprire un'inchiesta, archiviata troppa presta di Francesco Rosso

Le aeeuse della Cagiia fecero riaprire un'inchiesta, archiviata troppa presta Le aeeuse della Cagiia fecero riaprire un'inchiesta, archiviata troppa presta Si scoprì un torbido mondo di traffici illeciti, di corruzioni e connivenze insospettate - Wilma Montesi tu irretita in questo ambiente? - La spietata denuncia dell'enigmatica e introvabile "Gianna la rossa,, (Dal nostro inviato speciale) Venezia, 19 gennaio. Il corpo esanime di Wilma Montesi fu scoperto dal giovane manovale Fortunato Bcttini verso le 7,30 dell'I 1 aprile sulla spiaggia di Tor Vaianica. Attorno al cadavere ancora anonimo e lambito dalle onde del mare si radunò lu folla dei pescatori, delle donne pietose e curiose. Guardavano la bella ragazza che s"mbrava addormentata sulla spiaggia e, intuendo alcunché di misterioso in quella morte, scuotevano il capo commiscrando. Di mistero, la morte di Wilma Montesi era satura da esplodere, ancora qualche giorno e si sarebbe messo in moto un ingranaggio che, 44 mesi dopo la macabra scoperta fatta dal giovane manovale, continua a macinare il suo mde- cifrabile segreto. Dal processo che si inizicrà lunedi davantial Tribunale di Venezia scatu-rirà, forse, la venta; finora,nonostante le tre istruttorie, diciotto perizie, le centinaia modo in Otti \non eDa ragazza era uscita verso a di testimoni morì Wilma Afontesi stato accertato. le 17,30 dcl 9 aprile 1053. In casa non c'era nessuno, il padre era nel suo laboratorio di falegname, la mamma e la sorella Wanda al cinema, il fratello Sergio a scuola. D'ultima a vederla viva, bella e irioufante nei suoi 21 anno, fu la portinaia di via Tagliamento 76. Verso le SI dello stesso giorno, non vedendola rientrare, il padre si allarmò e dopo aver compiuto alcuni giri per la città, andò a denunciare la scomparsa alla polizia. Da ritrovarono due giorni dopo, distesa sui marmo dell'obitorio. De ipotesi formulate furono le tre consuete: omicidio, suicidio, disgrazia. Il suicidio fu subito scartato, Wilma non aveva motivo di uccidersi e se proprio lo avesse voluto non avrebbe scelto la spiaggia di Tor Vaianica, cosi inadatta al proposito. Dopo la perizia necroscopica fu scartata anche l'ipótcsi dell'omicidio, il corpo non presentava segni d< colluttazioni, Wilma era morta annegata conservando la sua purezza di fanciulla. Rimaneva l'ipotesi della dir sgra#ia,4a più. accettabile e comoda per i Montesi che evitavano il prolungarsi delle indaglni, e la polizia la accettò per ynarsX f picdi la ragazzn « !/osse mezzo spogliata. Dal ca\davcrc> oUrc allc ca\ze ed alle \scarpE) mancavano la gonna e i; regu\calze. se il moto ondo g0 dcl mare avcsse sfliato que \8i'uiiimò indumento, avrebbe \Con maggior facilità sfilato i calzoncini, che erano invece al ntrpfridigInvMfebuona. Si disse che Wilma,] osofferente per un eczema ai! Ctallont, si ero recata a Ostia | lupcr curarsi i' piedi con l'acqua] ridel mare. Colta da capogiro', pera caduta in acqua ed anne-\rcgata. Nacque così la tesi deli m< pediluvio», troppo semplici-1 nstica per essere accettata an-j che da chi poco si cura di in-ìqloimdinA23dagini. 8i trovò strano clic, morta ad Ostia, Wilma fosse stata trovata a Tor Vaianica, distante sedici chilometri. Si trovò strano, soprattutto, che per ba- c lasoUlareta \loro posto ed avrebbe anche ■ S9, u pcisoptocmCcochsistrappato la giacca che, non infilata nelle braccia, era fermata al collo soltanto da un bottone. Erano trascorsi pochi mor-. . , , „ , j, ji - ^\ dnt dalla tesi del € pediluvio >', che qualcosa incominciò a] muoversi. Furono dapprima sospetti susurrati da una bocca ad un orecchio, poi meno velate allusioni ad un . piccione viaggiatore » che andava a posare il reggicalze di Wilma Montesi sul tavolo dcl questore di Roma, ed infine l'aperta denuncia di un periodico di sinistra: Piero Piccioni aveva ucciso Wilma Montesi ed il questore Saverio Polito lo proteggeva insabbiando le indagini. Ciò accadeva il 5 maggio '53, la polemica si svolgeva ancora in sordina, quasi di malavoglia. Poi vennero le vacanze estive e sul lido dì Tor Vaianica dove Wttma Montesi aveva giaciuto morta si sdraiaro- rostduanMctaUnrvdla no t bagnanti impegnati m al-itri interessi. Ma l'autunno so-\praggiunto maturò un nuovo frutto, la rivista Attualità ideata, scritta e diretta da un j ignoto giovane, Silvano Muto.iIn essa c'era un articolo < Da'verità sulla morte dH Wilma'Montesi» m cui si parlava diì festini a base r>i cocaina, diì orge dionisiache nel villino di' Capocotta, poco distante dal] luogr in cut Wilma era sfata \ rinvenuta morta. D'articolo,] per quanto scandalistico, sa- ircbbe passato inosservato se il\ magistrato non avesse incrimi-] nato il giornalista. \ // vero < caso Montesi » nacque al processo contro Muto, lo scandalo esplose con violenza impensabile, traboccò dall'aula, dilagò nel Paese. Sulla pedana, in veste di testimone, sedeva Anna Maria Caglio, ragazza di 23 anni dalla modesta bellezza c dal passato turbinoso. Parlando con calmo distacco di due soli uomini, Piero Piccioni e Ugo Montagna, la giovane milanese aprì un vortice che pareva dovesse tutto inghiottire. Dalla sua bocca tagliata netta e vivida come una ferita S9°r9à M'-1 mo"do forato ai più, angoli di vizio, traffici ille citi, corruzioni, connivenze insospettate balzarono in primo piano. Ugo Montagna, diventato multimilionario dal nulla, fu della corruzione. Banchettava con ministri ed amici altolocati a Capocotta, organizzava orge con donne e stupefacenti per chi lo ricambiava con concessioni in redditizie imprese. Pie- . descritto come il gemo , r,._ ro Piccioni, in una lettera-te- stamento scritta dalla impavi-da ragazza, fu indicato come un perverso che uccideva te amiche a cui propinava cocaina. Cosi aveva ucciso Wilma Montesi. Non fu sufficiente scoprire che Anna Maria Caglio era stata l'amante, poi giubilata, di Ugo Montagna a mezzo milione al mese, ormai lo scandalo rotolava inarrestabile come una valanga, travolgeva personalità della politica, della polizia, della finanza. Per acquietare l'opinione pubblica fu ordinata una terza istruttoria sulla morte di Wilma Montesi, nessun limite fu posto al giudice nello svolgimento delle indagini. D'ansia di verità era tanta che fu aperta anche un'inchiesta parlamentare e Voli. Fanfani, allora miniatro degli Interni, all'on. De Caro che doveva svolgerla disse: « Non abbia riguardi per nessuno, ehi è caduto in buona fede si salverà, chi in mala fede andrà a fondo ». I primi passi della nuova indagine furono diretti a scoprire la personalità di Piero Piccioni, di Ugo Montagna, di Wilma Montesi, conoscere la loro condotta. Nella scia di Anna Maria Caglio avanzò un mondo torbido di gente avida c priva di scrupoli, con la confidenza in una mano e il ricatto nell'altra. Dai bar equivoci, dai fumosi luoghi d'incontro di una gioventù scioperata mosse la schiera delle Bisaccia, delle Ganzaroli, delle Varvaluka, dei Venuti. Simoia, Ceprani ognuno con una falsa storia su Wilma AToiitrsi dalla doppia vita, con una fotografia o un memoriale da offrire a prezzi affissimi ai giornali, con il racconto delle loro stupide depravazioni. Ovunque si poneva il dito si rivoltava fango, ma 'in chiesa coi santi e tn taverna coi ghiol- toni>, se da quei miasmi poteva scaturire la verità era ne cessarlo esplorare anche la pa ludc. E fu esplorata a fondo, Se da tanta indagine non 6 uscita la prova certa, irrefutabile della colpevolezza di Piero Piccioni, essa è però servita a indicare un certo costume, a smascherare quei tipi che trafflcano fors'anche in stvpefacenti, ma soprattutto in amicizie e re lozioni sfruttando le inclinazio ni libertine degli uni e la dabbenaggine degli altri per coprire la loro disonesta attività, Da quel mondo tortuoso di postulanti ad una breve noto- rictà e ad un mazzo di bigliet ti da mille, non è venuta la prova convincente che Piero Piccioni conoscesse Wilma Montesi e che, aiutato in ciò da Ugo Montagna, l'abbia abbandonata ancor viva c inebetita dalle droghe in preda alle onde del mare. Già non è stato possibile stabilire l'ora in cui la ragazza è morta. Il dott. Agostino di Giorgio, che visito per primo il cadavere, ha dichiarato che la morte era avvenuta verso le 17,30 dcl giorno prima, un'ora inconsueta per abbandonare ragazze drogate sulle spiagge. All'esame necroscopico, i proff. Cardia e Frache stabilirono che Wilma Montesi era morta annegata probabilmente nella notte tra il 9 ed il 10 aprile. Da terza, completa perizia dei proff. Canuto, Ascarelli e Maccaggi non fu unanime. Il prof. Canuto ha dichiarato che la Montesi poteva anche essere morta nella notte tra il 9 ed il 10 aprile, gli altri due medici negali la stabilirono nella notte \succcssiva. Nella sentenza di rinvio a giudizio è stata fatta una media di questi probabili orari stabilendo che Wilma Montesi è morta verso le si del 10 aprile perché, oltre alle perfette condizioni della salma, le signore Jole Balelli e Anna Snlri avevano riconosciuto nella morta distesa sul lido una ragazza veduta il giorno precedente passeggiare a Tor Vaianica. Ma mcntro la prima affermava di averla vista in compagnia di un giovanotto che dalle fotografie le sembra Piero Piccioni, la seconda ha escluso di aver veduto un uo mo al suo fianco. Come, e con chi, la disgraziata figliola abbia trascorso le ore dal pomeriggio dcl 9 alla sera dcl 10 settembre rimane ■Un mistero. Che fosse con Piero Piccioni lo si desume da indici e voci. Il giovane musicista era ad Amalfi nel pomeriggio del 9 aprile e, se condo sue dichiarazioni, il 10 era a letto ammalato di tonsillite. Che egli conoscesse la Montesi lo dicono alcune testimonianze vaghe per quanto serie e disinteressate. D'autista Mario Piccinini afferma che nella ,prima decade del marzo 1953, verso l'alba, aiutò un giovanotto a disincagliare una macchina insabbiatasi sul lido di Ostia. Nell'auto c'era una donna che dalle fotografie riconobbe per Wilma Montesi, nel giovanotto riconobbe Piero Piccioni. Un suo amico che lo aiutò nell'opera, Alfonso Di Francesco, non riconobbe il giovanotto e dichiarò che la ragazza aveva capelli biondo-rossi, non bruni come Wilma. Altri indiz, sono desunti da circostanze ancor più nebulose. Nel tacnu. o di Corinnai a - Versolatto, suicida ad Alessandria il S ottobre 1954 e conosciuta a Roma in bar dove si trafficavano stupefacenti, fu trovato il numero di Piero Piccioni non segnato nell'elenco telefonico. Ma più fantastico, persin troppo abilmente costruito nella sua teatralità granghignolesca, è il romanzo di « Gianna la Rossa>, sconcertante personaggio mai uscito dall'anonimo. In una lettera inviata alla Sezione Istruttoria il 29 marzo 1954, « Gianna la Rossa » dichiarai;» che Piccioni e Montagna avevano ucciso Wilma Montesi. Per smascherarli aveva tentato di metterli in contatto con spacciatori di droghe, ma la Questura di Parma aveva insabbiato ogni cosa. Per dare una prova della sua sincerità allegava mezzo biglietto di un museo, l'altra metà la possedeva il parroco di Traversetolo (è un parroco ingegnere, che conobbi all'Universitàj precisava) in provincia di Parma, a cui aveva consegnato anche una lettera temendo di fare la fine della Montesi. Fu trovato il parroco, don Tonino Onnis, fu trovata anche la lettera in data 16 maggio 1953 nella quale < Gianna la Rossa » dtecua: « Quando si leggeranno queste righe sarò morta, fatta fuori dal marchese Montagna e da Piero Piccioni. Sto però studiando di farli cadere nella rete mettendoli in contatto con trafficanti di droghe... ». in quella rete, invece, per poco non cadde don Onnis. Mentre si recava a Parma in moto, fu avvici nato da due sconosciuti che lo pregarono di recapitare un pacco. Rifiutò, e fece bene. A Parma fu fermato dalla polizia, un anonimo aveva telefonato che il sacerdote recava un pacco di stupefacenti. Tutto ciò esala odore di romanzo d'appendice, ma c'è un elemento che è semlrato interessante ni giudice istruttore, la lettera lasciata da < Gianna la Russa» a don Onnis è sta fa scritta il 16 maggio 1953, j quando i nomi di Piero Pic-j cioni e Ugo Montagna, si dice, erano susurrati da una ristretta cerchia di persone a Roma. Se * Gianna la Rossa >, in quell'epoca, già li conosceva, significa che entrambi erano in relazione con la Montesi e frequentavano gli ambienti in cui si spacciavano e consumavano droghe. Da qui all'ac [ cusa a Piccioni di aver lascia- jto morire Wilma Montesi sul-\la spiaggia di Tor Vaianica, a Montagna di averlo aiutato, al questore Polito di aver tentato di soffocare lo scandalo, il passo e breve. Ma per quante ricerche siano state fatte, « Gianna la Rossa» non è mai stata scoperta, don Onnis dichiara di non averla mai veduta prima dei aiorno in cui le consegnò la lettera, anche se lei afferma dì averlo conosciuto all'Università. Se la misteriosa donna si facesse viva a Venezia, dal processo potrebbe scaturire la verità, ma non c'è da sperare troppo. < Gianna la Rossa » non uscirà dall'esercito di fantasmi che con la loro interessata presenza impediscono alla giustizia di far luce in questa tortuosa, inquietanto vicenda. Francesco Rosso Gli avvocati Vngaro (a destra) • Alberini difensori di Polito