La riabilitazione di Stalin nella stampa ufficiale russa

La riabilitazione di Stalin nella stampa ufficiale russa La riabilitazione di Stalin nella stampa ufficiale russa L'ultimo discorso di Kruscev pubblicato dalia "Pravda,, con emendamenti favorevoli al dittatore defunto - Si vuole offrire l'immagine di "un uomo in buona fede,, (Dal' nostro corrispondente) Mosca, 19 gennaio. La data di oggi ha tutto 11 diritto di restare memorabile nella storia sovietica, almeno al pari del 25 febbraio 1956, quando . Krusoey al ^.Cremlino pronunciò l'impressionante discorso segreto contro il culto di Stalin. Riproducendo lì breve discorso filo-staliniano tenuto da Kruscev giovedì al ricevimento cinese, la Pravda stamane pubblica la prima riabilitazione ufficiale del Generalissimo. Il testo è noto ai nostri lettori: lo telefonammo il 17 gennaio, poco dopo averlo ascoltato dalle , labbra del Primo Segretario, e bisogna dire che, salvo alcuni emendamenti significativi, esso corrisponde in complesso al testo che stamane pubblica il giornale del PCUS. La Pravda, Includendolo nelle sue austere colonne dopo due giorni, ha così trasformato quella che poteva sembrare una dissertazione improvvisata nel calore della festa e con l'aiuto di qualche bicchiere, in un documento ufficiale della massima importanza. Anche la notte di Capodanno, Kruscev ebbe ad improvvisare un brindisi nel quale, definendosi « staliniano », par¬ iiiniiiiiniininiiniiiiii mulini inumili lò in modo laudativo della fi- ca gura del defunto dittatore. Ma gli organi della stampa sovietica, quasi a sottolineare il carattere estemporaneo dell'intervento filo-staliniano del Primo Segretario, mantennero 11 più scrupoloso silenzio. Può darsi che il soggiorno a Mosca di Ciu En-lai, rappresentante del comunisti che per primi riabilitarono Stalin per Iscritto (alludiamo all'articolo di fine d'anno del Genmingibao, la Pravda di Pechino), abbia corroborato i ripensamenti del capi sovietici. Il discorso di Kruscev, ueiia versione odierna deila Pravda, presenta una serie di ritocchi tutt'altro che lievi. Ne indichiamo solo i più importanti. Il 17 gennaio Kruscev disse: <Noi abbiamo criticato Stalin, lo critichiamo e lo criticheremo nella misura in cui ciò dovesse essere necessario ». Nella edizione di stamane questo passo, nel quale il Segretario comunista non esclude rimproveri futuri all'operato di Stalin, risulta soppresso. Si tratta dunque di un taglio, per così dire, filo-staliniano. L'altra modifica di rilievo è invece in senso attenuatlvo. Il 17 gennaio Kruscev, usando il plurale, disBe: «Siamo stalinisti». Le sue parole furono queste: «So alcuni giudicano ingiurioso essere detti stalinisti, vale a dire intransigenti, non discosti a concessioni di alcun genere, tenaci nella marcia sino in fondo per la vitto ria della classe operaia e dei principi mariisfi-Ieninisfi certamente Stalin fu un tal uomo —, ebbene allora noi dobbiamo dire che siamo stalinisti allo stesso modo ». Questa dizione è stata tolta e sostituita con un'altra più cauta: « I nemici del comunismo hanno deliberatamente inventato la parola "stalinista" e cercano di prestare ad essa un significato ingiurioso. Per noi, che abbiamo dedicato tutta la vita alla causa rivoluzionaria... a nome di Stalin è inseparabile dal marxismo-leninismo ». In questa versione il giro di frase è messo in modo da evitare, fra l'altro, la espressione « noi siamo stalinisti ». Il testo della Pravda contiene un'aggiunta che non fu pronunciata la sera del 17 gennaio. E' un'aggiunta che ha lo scopo di mitigar-"! il discorso nella parte in •juì Kruscev parla degli errori di Stalin. Eccola: i ìnche nel commettere errori, nel permettere violaatoii», Stalin fu profondamente convinto di salvaguardare i risultati raggiunti dalla Rivoluzione e la causa del socialismo. Questa fu la tragedia di Stalin». SI tratta di un giudizio che Kruscev ebbe già a pronunciare durante il suo rapporto segreto, e che è stato riesumato in quest'occasione per offrire l'immagine di uno Stalin < in buona fede ». Per quanto noi possiamo capire, la tragedia non fu solo di Stalin. La tragedia più profonda fu quella del sistema che non seppe. Impedire le violazioni o gli abusi del dittatore. Le limitazioni costituzionali all'esecutivo che vigono nei Paesi democratici servono appunto ad Impedire ìe confusioni tra buona fede (che anche 1 più impietosi tiranni possono avere) e arbitrio. La pubblicazione del discorso di giovedì prova che il neostaiifiismo dei capi sovietici dpVscnmcspdafsar costituisce un atto di meditata u o d ) i deliberazione. In che consiste proprio questo neostalinismo? Vuol dire che i capi dell'URSS si accingono a riesumare il culto di Stalin? La questione non deve porsi in questi termini troppo semplicistici. Occorre ricordare che in occasione del XX Congresso la sconfessione di Stalin fu solo parziale. Kruscev divise il regno del dittatore in due periodi, uno «positivo» (fino circa al '36), durante il quale Stalin fece molto bene ad usare i suoi metodi repressivi per la ragione che fino ad allora ' nemici di classe non erano stati vinti; 11 torto di Stalin, disse Kruscev, fu quello di avere continuato ad usare quei metodi anche dopo che il partito ebbe stravinto ed i nemici di classe ridotti all'impotenza. All'epoca ' del XX Congresso Kruscev parlò avendo una visione ottimistica del mondo. Egli partì dall'idea che la lotta di classe all'interno del Paese e nel campo socialista fosse ormai una larva, e che la lotta di classe a livello internazionale (vale a dire conflitto tra 1 due blocchi contrapposti) non avesse i caratteri drammatici con i quali soleva dipingerla Stalin. Di qui la tesi della non inevitabilità della guerra. Ma dal 25 febbraio 1956 ad oggi la situazione generale risulta cambiata. E l'hanno cambiata la rivoluzione ungherese e l'Intervento in Egitto. I dirigenti del Cremlino ne hanno tratto la loro lezione marxista - leninista ed hanno concluso che entrambi gli avvenimenti non sono altro che manifestazioni della lotta di classe. E' ormai più che nota la teoria sovietica secondo la quale la sollevazione di Budapest costituisce un episodio della macchinazione imperialista intesa a rovesciare i governi della classe lavoratrice. Non si può sperare che i capi dell'URSS rinuncino ai loro temi astratti e teorici. Essi hanno deciso che la lotta di classe, sia sul piano internazionale sia all'interno del campo socialista, è diventata acuta: ed ecco perché torna a spuntare la figura dello Stalin «positivo» che distrusse senza pietà < ì nemici del popolo > nelle condizioni di acuta lotta di classe. Il brutale intervento in Ungheria non è, secondo il Cremlino, che un episodio di stalinismo « legittimo ». Il ritorno al neostallnismo significa che l'Unione Sovietica tornerà a servirsi del metodi staliniani? Allo stato delle cose non siamo ancora a questo punto in URSS. La campagna di repressione ideologica è violenta, ma non si hanno notizie di arresti, di deportazioni, di esecuzioni sommarie, di processi ammaestrati, di tutti quei terribili episodi che sbrigativamente vengono chiamati < errori » di Stalin, e che più propriamente bisognerebbe chiamare «orrori». E' chiaro, tuttavia, che Be la presente inquietudine dovesse degenerare, allora I metodi di Stalin tornerebbero senz'altro in vigore. E verrebbero giustificati presentando il quadro di una rinnovata lotta di classe, provocata dai Paesi capitanati. Questo, in grandi linee, il senso della riabilitazione di Stalin. Essa e un monito che vate anche per l'interno del Paese. Alfredo Todisco

Luoghi citati: Budapest, Egitto, Mosca, Pechino, Ungheria, Unione Sovietica, Urss